Diciamolo: facciamo gara a pubblicare post con i nostri tortani, casatielli, pizze rustiche, pastiere, cassate … Ma ce li siamo regalati solo per non pensare a questa seconda Pasqua in lockdown: riusciremo a gustarli come una volta? Anche perché non abbiamo ospiti … Avremo la curiosità di guardare la reazione all’assaggio da parte dei nostri commensali come facevano una volta, attraverso videochiamate squallide, a voce intermittente e facce a quadretti?
Diciamolo: questa pandemia ci ha cambiati e non vogliamo ammetterlo. Reagiamo a debolezze fisiche e mentali con la gola. E via a fare pane, pizze, torte salate, facendo felici le bilance ma certamente non i nostri cuori.
Diciamolo: abbiamo colpe noi, chi ci governa, a volte chi ci cura. Abbiamo conosciuto eroi e poi li dimentichiamo. Abbiamo salutato persone care in modo virtuale, spesso non abbiamo saputo che non c’erano più, poi li vediamo inseriti come semplici numeri, spaventosi, a volte veri, a volte falsi per la voracità di potere di irresponsabili senza vergogna. E giriamo pagina, andiamo avanti …
Diciamolo: ci scambiamo auguri facendo copia-incolla di quelli che ci arrivano sui cellulari perché non abbiamo più fantasia, sensibilità, sincerità … Basterebbe un semplice AUGURIO di serenità e di speranza nato dal nostro cuore, senza pupazzetti colorati, animazioni e frasi fatte.
E io così faccio: AUGURI a tutti, anche a chi non conosco, perché questo tempo senza luce abbia fine. E molto dipende da noi stessi.
L’artista Mario Carrieri ha scritto anni fa: “Con la forza dell’innocenza e senza paura del buio, ho fotografato un’alba perenne nascere da un nido di fiori e ho cosparso i miei gladioli in lacrime con pistilli alati, mutandoli in girini-spermatozoi, pronti a immolarsi per fecondare una Via Lattea della speranza”.