E vai! …

Sono finite, finalmente. Le Feste. Cosa significa la parola “festa”? Cerco e trovo: giorno solenne, celebrazione, festeggiamento, anniversario, ricorrenza, giorno festivo, vacanza, ricevimento, party, festino, gala, veglione, allegria, divertimento, baldoria, esultanza, giubilo, tripudio.

Veramente? Per essere onesto, quando ero bambino mi ci trovavo e aggiungevo Presepe, Albero, Babbo Natale, Capodanno, Befana, Famiglia, Amici … Purtroppo l’età non è solo avanzare degli anni, gioie e dolori, esperienze positive e negative, ma anche scoprire che molti vocaboli sono effettivamente parole, solo parole a volte azzeccate ma spesso vuote, inutili, false, traditrici.

Esempi:

  • Buon Natale” è soltanto un modo di dire. Che senso avrebbe augurare una giornata “buona” solo il 25 dicembre? Forse quando mi si dice “Buon Giorno” è un saluto di seconda categoria? Sono più importante per parenti e amici solo il 25 dicembre mentre gli altri giorni, seppur “buoni”, posso anche avere qualche … fallo?
  • Anno Nuovo, Vita Nuova” che cosa significa? Passare da un giorno in cui ci siamo abbuffati fino a sentirci male sprizzando bollicine di allegria da tutti i pori, abbracciando chiunque al giorno dopo in cui saremo dei rispettosi della Dieta Mediterranea sprizzando depressione alla visione degli stessi problemi del giorno prima, stesse speranze?

Cambiamento. C’è da dire che, rispetto al passato quando avevamo ancora sentimenti più semplici, quando ci accontentavamo di giocattoli di legno o di pensieri scritti a penna su fogli di carta e di strette di mano, oggi la società è cambiata e subiamo i messaggi dei media, degli influencer, degli “Amici di Facebook o di Instagram” nonché della comodità di cercare su web tutto ciò che serve per dimostrare affetto, amicizia … senza saperne più il significato profondo.

Non si ha più il tempo, neanche un secondo, per pensare a una frase di auguri spontanea, sincera, nata da amicizie profonde ed esperienze comuni e allora l’aiuto di post condivisi, di copia-incolla di frasi inventate da altri, di parole non nate dal cuore … E su WhatsApp vedo arrivare la stessa immagine di Babbo Natale, con le stesse parole, ricevuta da decine di “amici”, le divertenti animazioni di slitte volanti e campanellini con AUGURI multicolori, inviate da persone che per un anno intero non si sono fatte sentire, neanche quando hanno saputo che eri ammalato oppure bisognoso di una parola di conforto …

Non si ha gioia, neanche a pensare, a cercare un dono che possa corrispondere a desideri di un figlio, un coniuge, un parente, un amico. Uscire è perdita di tempo, meglio acquistare on line tra le proposte che ti arrivano in base ai “tuoi” gusti e così regali cose che vorresti a chi non le vorrebbe mai. C’è anche il ricorso al “riciclo” dei regali e invii qualcosa proprio a chi te l’aveva inviato proprio come tu ricevi qualcosa da chi l’aveva ricevuta da te. Un giro pazzesco per mancanza di fantasia.

Non si legge con attenzione ciò che arriva e, come non sappiamo più scrivere, non sappiamo più leggere: ho provato a confrontare la mia calligrafia attuale con quella di qualche anno fa e non mi riconosco. Neanche la firma è più la stessa. Stiamo facendo con le parole ciò che abbiamo fatto con i numeri: non sappiamo formare frasi come non sappiamo fare divisioni, moltiplicazioni e usare il cervello per scrivere un’originale frase d’auguri è complicato come fare una radice quadrata. Le App hanno uguagliato le calcolatrici: ci rendono esseri non pensanti, falsi, lontani, disaffezionati e addirittura indifferenti, insensibili …

Se si rileggono messaggi scambiati con amici e parenti, ci si accorge che molte risposte non sono legate a domande precedenti, gi argomenti si accavallano, ci si accontenta di aver avuto un riscontro senza approfondire ciò che è scritto e si risponde a casaccio …

Esempio:

  • Come va? Stai meglio?
  • Poco meglio.
  • Perché? Stavi male?
  • No: facevo finta …
  • Non sapevo
  • E perché mi hai scritto “Stai meglio?”
  • Mi fai preoccupare.
  • Perché sto ancora male?
  • Davvero? E il medico che dice?
  • Te l’ho scritto ieri
  • Non mi hai detto niente
  • Certo: scritto …
  • Non ho letto
  • Dormi sul divano?

e così per altri trentadue scambi di messaggi!

Ho fatto un esperimento: ho preso una mia foto di anni fa ripropostami da Facebook in cui mostravo con termometro e medicine vestito da Befana con l’anno in bella vista, l’ho di nuovo pubblicata e spedita con WhatsApp ad amici e parenti: quasi tutti mi hanno inviato un feedback chiedendomi cosa mi è accaduto, come sto, come mai l’Anno Nuovo non mi ha portato guarigione e poi se uso la mascherina, se faccio il tampone, se mi sono vaccinato … Non ho voluto rispondere, non per cattiveria, ma perché tutte le risposte i miei “amici” le avrebbero dovute leggere nel corso degli anni quando ci siamo scambiati opinioni e preoccupazioni in post sui social, messaggi e, udite – udite, qualche telefonata di “profonda” solidarietà!

Conclusione: le Feste servono a far capire che ti circondi di categorie:

  • chi ti è veramente “vicino”
  • chi si ricorda di te quando gli AVVISI dei social ricordano che arrivano Natale, Capodanno, Befana
  • che parenti non serpenti e amici veri non sono le centinaia che hai sui social, ma quelli che si contano sulle dita di una mano, forse due mani.

PUNTO E A CAPO … 08 GENNAIO 2023