Quando si va a vedere un film d’autore si hanno tante aspettative e quando queste vengono confermate e, in alcuni aspetti, superate, lo spettatore esce dalla sala arricchito dall’arte cinematografica. Non a caso Salvatores ha ricreato a modo suo un soggetto che non ebbe luce di grandi come Federico Fellini e Tullio Pinelli. La storia realistica, tragica e anche crudele di un periodo tremendo di una Napoli distrutta dalla guerra, viene raccontata con momenti d’innocenza e sentimenti infantili, tra dolori, gioie, meraviglie. I due bambini protagonisti (la storia umana si ripete) si ribellano a un destino doloroso e con speranza vanno verso quel “sogno americano” che in quegli anni faceva lasciare il nostro Paese da migliaia di persone per aprirsi nuovi orizzonti, trovando poi leggi d’immigrazione, tabù sociali, divieti e parole che feriscono al cuore, come “queste persone che arrivano sono brutte, sporche, puzzolenti” … Eppure la volontà, in un Paese dove anche le donne e i neri vedevano vietati i loro diritti, a volte c’è una luce in fondo al tunnel. Salvatores ha usato tecniche di esperienza, primi piani, luci e colonna sonora che accarezzano lo svolgersi dei fatti e poi una scelta di attori eccezionale, a partire dalla piccola Dea Lanzaro, un’attrice che a soli dieci anni recita come una delle grandi del teatro di Eduardo, e il convincente Antonio Guerra, i super Pierfrancesco Favino e Anna Ammirati, Omar Benson Miller, Antonio Catania … Un film “firmato” che merita riconoscimenti alti. Avevamo appena visto “Parthenope” e oggi un’altra pellicola che non dimenticheremo.
Napoli – New York: la storia si ripete …
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