Ieri sera, nella pizzeria napoletana, sugli schermi TV la partita Palermo – Napoli … Scambio di battute con la simpatica e formosa cameriera partenopea, ascolto involontario di battute in dialetto di gruppi di giovani, figli della Città del Sole, degustazione tipica di pizza fritta e pastiera … Voci di “chiamate” di piatti tra camerieri e pizzaiolo in perfetta lingua dei quartieri … A Milano come a Napoli, pensavo da soddisfatto “Milanapoletano”. Ogni tanto lo sguardo allo schermo, nella speranza di una rimonta del Napoli … Dopo l’assaggio di meloncello offerto dalla casa, ho visto che la partita è finita: Palermo – Napoli 3-1, una batosta, un boccone amaro tra tante delizie … allora mi rivolgo al cameriere cicciotto che mi passa vicino e dico: “Stasera è stato ‘nu guaio!” e lui: “Miiiiii … tre cannula se pigghiò ‘u Napuli … Festa fu pe’ noi siculi! “. E mi sono ricordato, in quel momento, che Milano è una mamma che non accoglie solo migranti napoletani …
Grazie, Rita. Paragone immeritato …
Bellissimo!!! Degno di una scena di Woody Allen
Può anche essere una valida risposta a quello che molti tuoi amici simpaticamente ti contestano, cioè di essere diventato più “mila” e meno “napoletano”, man mano che i tuoi anni di residenza in Lombardia aumentano. Tu rispondi sempre che il cuore è sempre la, nei posti magici della tua infanzia. Eppure anche l’immagine di Milano, un po’ mamma, che accoglie persone volonterose, desiderose di lavorare nel suo ambito, di diventare un po’ più italiani, uniformandosi alle regole interregionali che vogliono Milano come un miscuglio attivo e fecondo di attività dove quello che conta è fare bene, metterci professionalità e non sapere da quale parte del mondo vieni.