Oggi la dolce consorte, nell’ambito della riabilitazione della casa e del recupero vestiario, ha deciso di stirare una montagna di panni e, in pena per il sottoscritto tornato ai lamenti del quotidiano, mi ha invitato a riprendere le mie “Camminate Aresine”. Il cielo con qualche nuvola e pigrizia superata, ho deciso di andare. Molti sono in ferie, altri a lavoro, le strade deserte: una pace!
E’ stata proprio una bella idea. Poi … nuvole sempre più nere e il temporale, quello bello, violento, estivo … Dopo otto anni di camminate, non mi era mia successo. Una nuova esperienza. L’acqua scendeva a secchiate e mi sono riparato, cosa da non fare, sotto un alberello che, nonostante la disponibilità, non ha potuto farmi da ombrello: pochi rami, poche foglie, natura violenta. Intanto, altro che strade solitarie! Ho cominciato a rimpiangere le passeggiate che ho fatto lungo il mare ispanico!
Ormai inzuppato, ho deciso di proseguire e ho trovato riparo sotto un portico del cimitero. Visto che in giro non c’erano ( e non so se mi avrebbero aiutato) anime vive, ho avuto un rifugio sicuro dalle anime sante …
Visto la piccola diminuzione del fenomeno sicuramente anomalo dovuto a buchi dell’ozono, cambiamenti climatici e interventi di umani coglioni, considerando che già due volte la gentile signora mi ha chiamato preoccupata che fossi ancora nel mondo dei vivi, mi sono rimesso in cammino. A una fermata-bus con pensilina, ho trovato un gruppo di ciclisti più fortunati di me sopravvissuti al diluvio, ho fatto una breve sosta e loro, vedendomi come pesce alieno hanno detto: “Beh, un po’ di acqua non fa male, allora perché andremmo al mare?”. Li ho salutati deciso a rimettermi in marcia. Mi hanno detto: “Ma dove va? Scende ancora acqua!”. E io: ” Vado a farmi una doccia!”.