Il dubbio, la risposta … ‘A pizza!

E adesso? Quando mangeremo una pizza, con quale coraggio agguanteremo e mangeremo un pezzo dal valore immenso? Ci sentiremo come quei potenti che distruggono opere d’arte o ci mettono le mani per mangiarci con appalti, affari dubbi e così via? Ci sentiremo come quei vandali che deturpano capolavori per un semplice gusto? Avremo il coraggio di guardare una “Margherita” piegata a portafogli mentre l’addentiamo con la voracità di un collezionista accaparratore di beni? E come potremo far luccicare i nostri occhi di fronte a un “ripieno” di salame, ricotta, mozzarella e cicoli, senza chiederci se è meglio farlo fuori al forno o fritto? E una “tonda” con salsicce, provola e friarielli potrà mai diventare fredda e gommosa di fronte al nostro dubbio: “Sto eliminando un’opera odierna, contemporanea, oppure un pezzo di storia legato alla Napoli fin dal XIX secolo?”. Ecco: dopo la decisione dell’Unesco di questa notte, che ha conferito alla pizza il titolo di Patrimonio Culturale dell’Umanità, qualche riflessione la farò, ma subito dopo mi avventurerò in un’abbuffata di deliziosa opera culinaria mediterranea fatta di colori, sapori e profumi della mia terra e mi sentirò, per un po’, sazio di meraviglia e custode di un tesoro interplanetario. Pizza: frutto di spettacolari giocolieri e manipolatori d’oro di pagnotte di pasta che si trasformano in  milioni e milioni di gustose opere dei grandi Maestri Pizzaioli che da Napoli diffondono, giorno dopo giorno, questo “Patrimonio” di certezze e fantasie, in ogni angolo del mondo. A fronte di tutto ciò, sarà semplicemente un lavoretto da hobbista  l’ultramilionaria  opera di Piero Manzoni: “Merda d’Artista”.  E io godrò, lievitando soffice e felice!

da internet

11 pensieri su “Il dubbio, la risposta … ‘A pizza!

  1. La pizza, soprattutto quella eccellente, mi piace molto. Con questa premessa non è difficile essere d’accordo sul riconoscimento giustamente, meritatamente ottenuto. Quanto ai sapori contenuti nei cassetti della nostra memoria, molto vicini a quelli del nostro cuore, è comprensibile che siano costantemente ricercati ma mai eguagliati, essi sono la nostra pietra di paragone, la nostra “qualità totale” che per definizione è irraggiungibile. Ricordo anch’io alcuni sapori mai più provati, la lepre in agrodolce che mio nonno andava appositamente a cacciare, col suo fucile, nelle vaste campagne siciliane, poi lasciata frollare e sapientemente cucinata dalla nonna. Il pane cotto nel forno a legna, che durava una decina di giorni ed era sempre buonissimo, specialmente quelle pagnotte “speciali” conzate, cioè riempite di olio, olive, formaggio pecorino col pepe nero, sale, origano e altri ingredienti, che esaltavano il sapore mentre da bambino lo gustavo ancora caldo.

  2. Complimenti ad Alfredo e soprattutto al nostro poeta/scrittore big Frank per le eccellenti riflessioni sulla bontà della Pizza. Personalmente amo la pizza e, fosse per me, la mangerei un giorno sì e un giorno no. Avendo girato mezzo mondo per motivi di lavoro non di rado ho potuto gustare buone pizze in ristoranti-pizzerie di città estere. Ovviamente le pizze più gustose le ho mangiato in Italia un pò dappertutto (Arco Felice-NA, Siracusa, Milano, Trapani, Salerno, Terni, Firenze, Parma, eccetera..). Tuttavia, per quanto fossero buone o molto buone quelle pizze, nessuna di loro mi ha fatto ritornare alla mente quei profumi e quelle bontà di sapori che mi facevano inebriare le pizze che preparava mia madre con maestria ed amore utilizzando i prodotti della nostra terra, da noi coltivati (farina, pomodori, melanzane, formaggi, salame, basilico, aglio ed origano selvatico raccolto nel vicino bosco). Pur essendo trascorsi più di 50 anni da quando lasciammo la campagna per andare a vivere in città (BN), quei profumi e sapori non lì ho mai dimenticati né riprovati!

  3. caro Giovanni Venditto, Quaranta anni fa per trovare una pizza alla Napoletana a Milano ci disperavamo. Ne conoscevo una. Oggi ci sono centinaia di pizzerie e a parte le “catene Rossopomodoro, Fratelli la Bufala, Anema e cozze, Piccola Ischia … ci deliziamo con molti artigiani bravi o i “nomi” noti come Sorbillo, Starita, Mattozzi, Capuano …. Alcune pizzerie molto buone purtroppo vengono chiuse per infiltrazioni camorristiche ma ora non ci mancano!

  4. da Facebook, Giuseppe Galardo: Veramente un ex suo pizzaiolo già lavora a Como… inutile dire il casinò che c’è!!!

  5. Giusto e doveroso riconoscimento, tardivo ma comunque accolto con tutta la passionalità espressa da Frank, goduto fino all’ultima briciola e ricordato anche a piatto vuoto e fino a digestione iniziata. Forse sarà per la bontà al palato, forse per gli ingredienti semplici e obbligatoriamente genuini, forse per il profumo che sa di cose buone, una promessa poi assolutamente mantenuta, la pizza doveva avere questo riconoscimento importante, che rappresenta la cornice preziosa di un prodotto eccellente. Grazie a Napoli e ai napoletani, che ci hanno messo l’anima.

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