Gli sdraiati. Estranei.

Con amici, ieri sera, a vedere “Gli sdraiati”, un film che negli spot già faceva capire in chiaro l’argomento trattato: il rapporto difficile di comunicazione tra genitori e figli. Chi, come noi, non ha letto il libro di Michele Serra, da cui la Archibugi ha tratto la sua sceneggiatura, si aspettava qualcosa in più rispetto a un racconto, più o meno comune a tutte le famiglie con figli adolescenti, spesso menefreghisti, abituati a vivere la casa come ricovero solitario, fatto di disordine e disamore per le cose proprie e della famiglia, ma anche condizionati dai rapporti tra genitori, dai loro insegnamenti non sempre uniformi, le loro regole sotto valori diversi. Osservando la società che ci circonda quotidianamente, vediamo come social network e cellulari hanno un ruolo dittatoriale su ogni momento e ogni iniziativa che facciamo, ci seguono e ci indirizzano in direzioni a volte diverse da quelle che ci eravamo proposti, ci impediscono il dialogo diretto, il guardarci negli occhi. E tante storie scorrono sulle onde elettromagnetiche da uno smartphone all’altro, da un PC all’altro, senza essere approfondite e prese con l’importanza dovuta, per cui si scopre che i figli forse non sono proprio come le immaginiamo e i figli giudicano i genitori per quelli che non sono quelli che effettivamente sono, che li vogliono guidare, seguire, lasciarli man mano camminare da soli. Arriva un’età in cui i figli vogliono correre da soli e i genitori hanno paura di perderli, periodo e storia di contrasti spesso difficili da superare. Quindi, il film racconta una storia, non offre, ovvio, soluzioni. Fa trasparire sentimenti, ma non li rende protagonisti di fronte invece ai nervosismi e battibecchi continui, anche dispettosi.Neanche la figura del nonno riesce a sensibilizzare, come vorrebbe, su vie mediane rapporti veramente intricati. L’amore per ogni età è diverso ma non ne viene approfondito il valore, viene visto solo come rapporto con persone esterne alla comunicazione due a due … Ci sarebbe molto da approfondire e il film fa solo accenni a qualche sorriso, a tanti problemi, al ricorso a terapie, a reazioni quasi scontate. Bravi gli attori scelti, Bisio si rivela interprete credibile, non solo il grande comico che conosciamo anche se in qualche scena avrei preferito vederlo con minore tendenza al sorrisetto …), il giovane studente Gaddo Bacchini, scelto dalla regista come protagonista, promette un buon futuro (e, ho sentito, piace già alle ragazze …), un gioiello  Cochi Ponzoni e poi Antonia Truppo, Gigio Alberti, Barbara Ronchi, Carla Chiarelli, Federica Fracassi, Sandra Ceccarelli, Giancarlo Dettori … Buon cameo di Donatella Finocchiaro. Colonna sonora piacevole, discreta. Chiaramente sulla strada del ritorno, in auto, il dibattito tra noi genitori è stato vivace e anche visto con ottiche e pareri diversi.

locandina da internet

 

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