Questa volta inizio dall’attore protagonista, Marco Giallini, che trovo sempre più bravo e con una simpatia intrinseca sia mimica, che nel modo di parlare e muoversi con una lentezza “meditativa”: bravo a interpretare il personaggio del ricco di turno che per realistici motivi di giustizia, quotidiani nelle cronache del nostro Paese, viene affidato ai servizi sociali e lì riesce a coinvolgere il gruppo di impoveriti per vari motivi, nel culto del “dio danaro”, regalandoci sorrisi, tra pochi sentimentalismi e molto bisogno di essere circondato da qualcuno. Malaffari, corruzione e ricchezza rendono grandi quegli uomini che “ci sanno fare”. Uomini duri, che non guardano agli altri per raggiungere i loro obiettivi, eppure con un un pizzico di “umanità” che non li rende proprio “bestie”. Da ricordare la domanda che viene rivolta a lui quando viene condannato: “Cosa comporterà per te la pena?” e la sua risposta: “NIENTE: IN ITALIA ESSERE CONDANNATO FA CURRICULUM”.
Sempre bene il regista Daniele Luchetti (La scuola, Mio fratello è figlio unico, …), buona fotografia, un po’ esuberante il personaggio di Elio Germano, credibile Eleonora Danco, bravissimo il giovanissimo Francesco Gheghi, dallo sguardo profondo, e ben scelti tutti gli altri, tra cui molti presi proprio dalla strada …