Mio padre prima di uscire, ogni mattina, in punta di piedi lasciava sul comodino una caramella. Era il suo buongiorno, una dolce carezza, un invito alla speranza e a fare cose belle.
Mio padre tornava stanco, sempre più sofferente: dopo un giorno di lavoro veniva al suo nido e non cercava distrazioni, inviti e associazioni: noi lo aspettavamo e lui era lì, a cena con noi, a giocare con noi, a raccontare fatti più che fiabe per farci capire il bello e il brutto della vita, i valori veri di libertà, democrazia, rispetto per gli altri e per le bellezze dell’arte, della natura.
Mio padre ci lasciò presto, aveva tante cose da insegnarci e noi avevamo tanto bisogno di lui. E oggi, io con la barba bianca ancora mi commuovo e lo rivedo tendermi la mano per insegnarmi a salire le scale, ad attraversare le strade, a superare piccoli problemi che a me sembravano grandi.
Mio padre era un uomo, certo con pregi e difetti, non era un Eroe ma colui che, come tanti, aveva creato una famiglia a cui dare sicurezza, certezze e amore.
Proprio in questi ultimi anni, in questi giorni, vediamo tanti Papà che in campi di dure battaglie, di pandemie e di guerre, aiutano gli altri, li curano, soffrono, combattono, muoiono per mettere in salvo la loro ricchezza: la famiglia. Vediamo donne che vanno verso un futuro ignoto, bimbi innocenti che salutano smarriti e tanti padri che, di nascosto, non trattengono le lacrime.
Grazie a tutti i Papà. Chi crea una vita, regala la sua vita.