Atto di dolore.

Ho sentito dai TG le interviste al Procuratore a Napoli, Gratteri sull’andamento della Giustizia in Italia e sulle Riforme, nonché sui conflitti politica – magistratura: lo seguo da anni perché ci dice senza alcun timore quello che pensa, al di là se si può essere o meno in linea con lui che, comunque parla su dati reali ed esperienza su campi difficili, in terre difficili, in organizzazioni difficili … Ma non voglio scrivere oggi sul funzionamento e malfunzionamento della Giustizia, voglio dedicare poche righe a quanto ha detto sullo scoppio di Ercolano, sulla perdita di tre giovanissime vite e sulla situazione critica del lavoro al Sud, sulla mancanza di rispetto delle Leggi, sullo sfruttamento e assoluta mancanza di attenzione a certi fenomeni in realtà complicate come quelle di Napoli e del Meridione con mixer di persone oneste e malavitosi, agiatezza e miseria, bambini felici e bambini armati … . Ma torno all’argomento odierno: sapere che nel 2024 ci sono persone che possono svolgere attività senza permessi in una cantina o in un  appartamento e, nello specifico, attività molto delicate e pericolose, senza che qualcuno, un genitore, un vicino di casa, un fornitore lanciasse un allarme, mi fa sentire colpevole perché come “napoletano emigrato” spesso dedico il mio tempo a seguire, con interesse e orgoglio, le decantate bellezze della Città, le continue scoperte di tesori artistici e storici, i primati in campo scientifico, il fermento di attività musicali, teatrali, le specialità culinarie, i dibattiti accesi e divertenti con proposte, ipotesi, giudizi, esaltazioni e demoralizzazioni tra tifosi di calcio, anche intellettuali, che si distraggono e fanno distrarre dai problemi enormi della Città, come da conclusione folk del film Parthenope di Sorrentino. Sono morti tre ragazzi, che hanno cercato, con volontà e sacrificio, lavoro anche accettando il nero, addirittura l’assenza di retribuzione, pur di fare qualche esperienza, nutrire qualche speranza. Senza guide, senza protezioni, senza futuro. Mancano controlli seri e diffusi, principalmente manca la presenza dello Stato e, in particolare, dei politici seri, onesti nel realizzare le promesse …  Leggo che gli emiliani-romagnoli, nonostante le alluvioni e le perdite di questi ultimi mesi, hanno dato fiducia a politici della stessa appartenenza di chi ha guidato la Regione per tanti anni e questo mi fa capire che, al di là delle criticità, loro hanno saputo reagire senza grossi lamenti alle disgrazie, si sono messi al lavoro per risollevarsi, ma anche che credono ancora in qualche valore che fa parte della loro storia e in chi dimostra di mantenere gli impegni nonostante gli ostacoli e i pochi sostegni del Governo centrale. Colpevole io, quindi, di  essere incapace di far qualcosa per contribuire a portare fuori dal baratro una parte d’Italia che, a detta di magistrati, sindacalisti, educatori, religiosi e volontari che ho ascoltato in radio, vive ormai nell’indifferenza, nell’assuefazione al “vivere alla giornata”.  Sento traballare le “mie” tante difese sulla “mia” terra natale perché c’è chi non sa amarla, non sa reagire pur avendo a disposizione le tante risorse che Essa offre e può offrire.

L’ultima volta che sono stato giù, alla fermata in attesa da 40 minuti, una signora mi ha chiesto: “Ma state aspettando ‘o bus? Fate come a me, andate a piedi: speranze qua non ce stanno ...”.  Quel “bus” non è solo il mezzo di trasporto ma è un sistema, un’organizzazione sociale, una mentalità: una grande parte di cittadini non spreca tempo a “chiedere” più “bus”. Non vede, non parla, non sente.

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