Italia, Paese di poeti, naviganti e furboni

Torno dalle vacanze dove non avevo possibilità di seguire TV e trovo tante sorprese. Ero riuscito a leggere, con ritardo, le opinioni degli italiani sulla richiesta fatta da Jovanotti per sapere che fine hanno fatto i soldi raccolti dai cantanti per L’Aquila. Ebbene, tutti, dico tutti, hanno espresso il concetto che è chiaro che i soldi finiscono nelle tasche di chi ci governa e dei loro amici. Poi vengo a sapere della nuova P, ormai la terza! … E chiedo in giro pareri. Tutti sorridono e mi dicono che non c’è da meravigliarsi perché è noto a tutti che c’è in Italia una rete di poteri nascosti per dare sempre più ai ricchi e togliere ai poveri. Tutti assuefatti. Tutti contenti. È mai possibile che siamo un popolo che si adagia sul “Tanto, son tutti uguali”,  senza un po’ di bollore nel sangue? Disoccupati, cassaintegrati, pensionati vivono nella convinzione che non si può far nulla e che bisogna tirare a campare finché si può. Ma non è vero. C’è qualcosa che non capisco, qualche freno, qualcosa di falso nelle statistiche su benessere e malessere. Sarà colpa delle ferie: certo, non sarà bello tornare al quotidiano sapendo che tutti quelli che mi circondano, dall’ambulante al Direttore di banca, dal macellaio all’Assessore di turno, cercano di fregarmi, tanto “Così fan tutti …”.

Pubblicata oggi su DNews di Bergamo e Verona

Un pensiero su “Italia, Paese di poeti, naviganti e furboni

  1. Da Giancarlo: Eh sì… siamo un popolo senza speranze… solo quando tocchiamo il fondo qualcosa si muove, Tommasi da Lampedusa ci aveva visto bene quasi 100 anni fa.

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