Nube tossica a Milano …

L’amico Alfredo, a proposito di quanto segnalato per l’ avvenuto ai prati di Arese, mi ha inviato il seguente articolo come informazioni aggiuntive:

27/04/2011

L’allarme sulla presunta nube tossica che ha investito la cittadina milanese di Settala è rientrato questa mattina, quando le sei persone ricoverate a causa dei miasmi che avevano infestato l’aria nella notte sono state dimesse. A quanto pare, le esalazioni pestilenziali e i relativi sintomi delle persone affette sono stati causati da un diserbante che un contadino ( esperto!!!) aveva disposto in un campo senza poi preoccuparsi di coprirlo con i previsti 20 cm di terra. Tutto risolto, dunque? No, perché anche se l’episodio di Settala (si spera) non avrà conseguenze gravi per la salute degli interessati, ha scostato un poco il sipario su un problema che le organizzazioni ambientaliste e la comunità scientifica hanno evidenziato più volte ma senza troppo successo: quello dei pesticidi e diserbanti (una sottocategoria dei pesticidi) usati comunemente nelle nostre coltivazioni per sterminare erbacce e uccidere insetti fastidiosi. Direte voi: ma con tutte le cose che minacciano l’ambiente e la salute umana ogni giorno, perché preoccuparsene tanto? Perché, stando all’ultimo rapporto redatto dalla Stockholm Convention on Persistent Organic Pollutants, 10 tra i 12 maggiori agenti contaminanti organici, sono pesticidi.

Vediamo allora quali sono i pesticidi potenzialmente tossici e in che modo rappresentano un pericolo per uomo e ambiente.
Esempi di pesticidi potenzialmente tossici
In principio era l’ Atrazina, un composto organico erbicida ad assorbimento radicale che a partire dagli anni ’50 è stato usato in dosi massicce per le coltivazioni di canna da zucchero, mais e sorgo. Gli effetti tossici di questo composto sulla salute umana destarono scandalo negli anni ’80, ma il suo utilizzo è stato proibito in Europa (negli Stati Uniti lo impiegano ancora) a partire dai primi anni ’90. Recenti test hanno dimostrato che questo composto può comportare difetti congeniti e problemi mestruali nell’uomo, mentre negli anfibi ha dimostrato di provocare la demasculinizzazione di alcuni esemplari; inoltre, essendo molto solubile in acqua, il suo rischio di dispersione nell’ambiente è molto elevato. Ma anche se l’Atrazina è scomparsa dalle coltivazioni europee, i pesticidi oggi in uso non sono necessariamente meno pericolosi. L’ Acido 2,4-diclorofenossiacetico, ad esempio, secondo alcuni studi sarebbe tra le cause di alcune forme di cancro, il Paraquat è stato correlato al Parkinson e a casi di insufficienze respiratorie acute. Ma quello che ha più cattiva fama è il Glifosato, o meglio gli additivi con cui è combinato in prodotti come Roundup, utilizzato in diverse regioni della penisola italiana e già oggetto di petizioni da parte di associazioni ambientaliste.

Rischi per la salute immediati
I pesticidi possono comportare problemi per la salute umana sia immediati che cronici. 
Gli effetti di un’intossicazione acuta solitamente si manifestano come sintomi che non sono specificamente identificabili come avvelenamento da pesticida: dolori addominali, mal di testa, vomito, problemi agli occhi, alla pelle e alle vie respiratorie. Questo accade perché i composti chimici usati negli erbicidi e altri pesticidi hanno una conformazione tale da poter funzionare come inibitori della acetilcolinesterasi, un enzima molto fondamentale nella fisiologia umana. Eventi come quello di Settala, per fortuna, sono rari e solitamente non comportano intossicazioni acute per la popolazione residente in prossimità del miasma. Lo stesso però non vale per chi vive a stretto contatto con i pesticidi, come chi lavora nelle aziende chimiche e, appunto, gli agricoltori.

Rischi a lungo termine: I rischi a lungo termine, per chi rimane esposto per periodi prolungati a pesticidi e diserbanti tossici, sono svariati: si va dai diversi tipi di cancro (leucemia, polmoni, cancro alla pelle, linfoma etc…), a patologie neurologiche come il Parkinson (la cui correlazione con erbicidi e pesticidi è stata scientificamente dimostrata), alle dermatiti, fino ad arrivare alle malattie congenite del feto e alle patologie della riproduzione. In particolare, parlando di effetti a lungo termine, nel mirino c’è il già citato Roundup, il composto a base di glifosato prodotto dalla Monsanto (che su questo pesticida basa gran parte del suo giro d’affari). Diversi test in vitro hanno dimostrato che questo particolare composto chimico e i suoi prodotti metabolici possono causare la morte di cellule embrionali e placentali. Inoltre, negli ultimi anni è stato dimostrato che i composti a base di glifosato possono agire come interferenti endocrini e portare a patologie riproduttive. Infine, esiste anche un rischio genetico dovuto all’effetto che questo tipo di composti esercitano sul meccanismo di trascrizione, in particolare a livello delle cellule del fegato.

Rischi per l’ambiente
Ma forse, i rischi maggiori e meno visibili dell’utilizzo di pesticidi, li corre l’ambiente. Basti considerare che il 95% dei diserbanti comunemente utilizzati finisce disperso in acqua, aria, terreno, senza mai raggiungere le specie bersaglio contro cui viene indirizzato. La dispersione nell’ambiente di questo tipo di composti è spesso massiccia (negli Usa si calcola che il 90% dei corsi fluviali sia in qualche misura contaminato da pesticidi) si traduce in effetti dannosi per la flora, la fauna e l’agricoltura stessa. Se infatti da un lato i pesticidi creano problemi a livello di biodiversità andando a causare la morte di api, pesci, anfibi uccelli e organismi che vivono nel suolo e che contribuiscono alla sua organicazione; dall’altro rimangono nell’ambiente sotto forma di inquinanti organici persistenti che possono entrare a far parte della catena alimentare attraverso il bioaccumulo. 
Oltre a questo, va considerato che l’utilizzo di pesticidi porta in alcuni casi all’evoluzione di organismi resistenti ai pesticidi. 

Una soluzione alternativa: i bioerbicidi
Il moltiplicarsi di ricerche scientifiche che attestano la pericolosità di questi composti sta portando allo studio e allo sviluppo di soluzioni alternative, come ad esempio i bioerbicidi. Il principio alla base dei bioerbicidi consiste nel fatto che ogni organismo infestante solitamente ha un nemico naturale presente in natura che potrebbe essere impiegato (con le dovute precauzioni) per liberare una coltivazione da un agente infestante. Per questo i bioerbicidi sono solitamente composti estratti da funghi (nel qual caso vengono chiamati mycoerbicidi), batteri o residui fitotossici estratti da altre piante. L’impiego di questo tipo di erbicida riduce significativamente i rischi ambientali e per la salute umana, ma necessita ancora di accurate sperimentazioni e di particolare cautela.

Quindi per i vostri orti il diserbante deve essere vietato e sostituito con pacciamatura o semplicemente, come faceva mio nonno, da una buona zappa e un po’ di fatica.

Un pensiero su “Nube tossica a Milano …

  1. Non volevo spaventare o creare allarmi generalizzati, l’articolo è reale ma è riportato per permettere, a chi risponde del lavoro effettuato sul tratto di erba in questione, di chiarire che tipo di prodotto sia stato utilizzato e fugare quindi tutti i dubbi che giustamente sorgono ai cittadini che vedono ma non sanno, che ipotizzano ma non conoscono, che ignorano ma sperano di sapere, per la loro tranquillità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.