CCIAA – Palazzo Giureconsulti Milano 12.11.2013
Ho partecipato a questo Convegno organizzato dalla Camera di Commercio MI con C&I Comunità e Impresa e il Patrocinio del Ministero per l’Integrazione, con curiosità: volevo capire ad oggi come viene vista l’immigrazione e anche ascoltare le parole del Ministro Cecile Kyenge che è stata al centro di alcuni dibattiti e contestazioni in particolare dalla Lega Nord.
I miei appunti: L’Assessore alle Politiche Sociali e Cultura della Salute del Comune ha salutato i convenuti e ha detto, tra l’altro, che nell’ultimo anno, causa crisi, sono aumentate del 30% le richieste di sostegno al reddito mentre abbiamo un Governo che rischia di cadere da mesi sull’IMU, trascurando la dignità delle persone e della loro integrazione. Come i cittadini italiani, ci sono immigrati che vivono bene, aprono imprese, ed altri che sono in condizioni pessime. Milano è impegnata negli aiuti con varie iniziative anche con la Curia, la Caritas, altre Associazioni e tanti volontari.
Il Presidente IPSOS Pagnoncelli ha presentato i risultati di un sondaggio svolto in Gruppi a Milano, Verona, Roma e Napoli, che hanno evidenziato anche aspetti nuovi.
- Prevale l’impressione che gli immigrati siano aumentati e sono eccessivi rispetto alle capacità del Paese. Si tende a sovrastimare la presenza di clandestini rispetto ai regolari. C’è la convinzione che l’Italia è abbandonata dall’Europa e segue da sola il problema degli arrivi, specie dal Nord Africa.
- Gli immigrati sono un costo o un’opportunità per l’Italia? Al primo impatto la maggioranza pensa che siano solo un costo, ma quando nel focus sono stati illustrati alcuni aspetti e dati di crescita, molti intervistati hanno fatto differenza tra REGOLARI e IRREGOLARI, cambiando idea e ciò vuol dire che non viene fatta molta informazione. I regolari aiutano con il loro lavoro la collettività, anche se spendono poco in Italia, dovendo spedire soldi ai loro Paesi. Molti lavori che sarebbero spariti perché gli italiani o li rifiutano o non li cercano proprio, stanno rifiorendo, specie quelli manuali e di artigianato; con la crisi, in alcune zone, comincia a crearsi un fenomeno di competizione e gli immigrati vengono accusati di togliere il lavoro ai locali, ma non sempre quando ci si riferisce a lavori meno qualificanti che comunque devono essere svolti.
- C’è competizione invece nel campo dei servizi sociali (sanità, istruzione, case popolari …), specie a VR mentre a RM e NA il problema è meno sentito.
- Nelle città dove c’è maggiore presenza di fabbriche (VR, MI) il rapporto tra colleghi italiani e immigrati è positivo mentre a NA pensano che questi vengono trattati male, come quando dal Sud si emigrava al Nord. L’immagine dell’imprenditore immigrato è delineata con luci e ombre: molti pensano che essi non rispettano le regole. Ma in un incontro furono gli imprenditori immigrati che dissero: “Perché si pretende che noi rispettiamo le regole quando la maggior parte degli italiani non lo fa?”. E’ un problema.
- Gli immigrati sono una risorsa? Nel Nord Est sono più convinti per il SI, oltre 70%, meno al Centro Sud. Ma col loro lavoro, gli immigrati versano al fisco milioni di euro, anzi una ricerca ha mostrato che circa 87 milioni di euro si perdono per l’abbandono del nostro Paese da parte di immigrati che vanno in altri Paesi europei o tornano a quelli di origine: questa cifra non viene immaginata da nessuno degli intervistati …
- Anche l’INPS ha vantaggi dal versamento di contributi di lavoratori immigrati che vengono usati per la pensione di tutti, italiani e non. Quando alcuni immigrati tornano al loro Paese perdono il diritto alla pensione e quei soldi comunque restano all’INPS.
- Per la crisi, molti immigrati perdono lavoro specie nel manifatturiero e nell’edile e tornano ai Paesi d’origine o vanno altrove fuori dall’Italia. Resistono lavori per badanti e assistenti.
- Come va per le relazioni sociali? Nella quotidianità la diffidenza verso gli immigrati si attenua, specie nell’ambito di lavoro e dell’istruzione; meno rapporti interpersonali si hanno nel tempo libero. La giovane età, conoscenza di più lingue, uso di mezzi di comunicazione, rendono più “aperti mentalmente” e più consapevoli che IL MONDO NON FINISCE IN ITALIA. Molti si aprono a nuove conoscenze e sono curiosi su usi e costumi, ad esempio molti vanno in ristoranti etnici.
- Cosa impariamo dagli immigrati? Per energia, coraggio e determinazione, GLI IMMIGRATI SEMBRANO RAPPRESENTARE CIO’ CHE GLI ITALIANI NON SONO PIU’ , contano molto le condizioni e le storie vissute, spesso con grandi sofferenze nei loro Paesi, mentre gli italiani vivono una fase di pessimismo e di rinuncia, rimpiangono il benessere cui erano abituati …
- Deve essere mantenuto il reato di clandestinità? Il 62% dice di si perché teme gli irregolari, mentre i regolari sono visti come opportunità di crescita per l’apporto nel lavoro e nelle nascita, rendendo il Paese più giovane, in quanto gli italiani fanno ormai pochissimi figli.
Il Presidente dell’INPS Mastrapasqua ha detto che ogni giorno qualcuno si mette contro qualcun altro, ognuno dice che paga la pensione di un altro e così si mettono giovani vs anziani, figli vs padri, dipendenti vs pensionati, dipendenti pubblici vs privati, italiani vs immigrati … L’INPS nacque per essere solidale con le varie categorie man mano che il Paese cambiava e si sviluppava, assicurando pensione a tutti. Ora che c’è immigrazione, bisogna pensare che I LAVORATORI SONO TUTTI UGUALI SENZA DISTINIZIONI DI COLORE, RELIGIONE, ETNIA, CULTURA …
Gli immigrati contribuiscono per il 10% del PIL e versano 7 miliardi di contributi nelle casse dell’INPS, contribuendo per le pensioni di tutti. L’Italia, col Giappone, è il Paese con maggiore aspettativa di vita e bisogna guardare al futuro. L’80% dei lavoratori immigrati è a tempo indeterminato e vengono formati e fidelizzati dalle Aziende che li assumono. L’INPS con loro incassa molto, ma è debitrice verso di loro, perché molti ritornano al loro Paese e perdono la pensione per cui hanno versato contributi: non esistono spesso leggi tra Paesi per permettere ciò e non è giusto. A proposito di Filippine, colpite in questi giorni da tragedie per il maltempo, sono 20 anni che aspettiamo un accordo per la presenza dei tanti che lavorano nel nostro Paese e questa è miopia sociale oltre che mancato riconoscimento per il lavoro da loro svolto presso di noi! Molti italiani hanno figli che lavorano all’estero: non vorremmo per il loro futuro una pensione se rientreranno in Italia? Ci sono molti imprenditori immigrati che danno lavoro a tante persone. Assistenza e servizi devono essere assicurati a tutti, gli immigrati hanno faccia e dignità e non possiamo essere seduti al lavoro o in giro vicino a uno che viene trattato diversamente da noi.
Il Presidente di Fondazione Cariplo Guzzetti ha apprezzato che il sondaggio IPSOS ha detto alla fine che gli immigrati sono una risorsa per noi, anche per la natalità che portano e la Fondazione è a favore dello jus soli, cittadinanza ai giovani nati in Italia. Importante è l’impegno di Cariplo nella solidarietà e nell’informazione fin dall’infanzia, nelle scuole (Progetto Intercultura) sui vantaggi dello sviluppo dell’Italia per l’immigrazione e si favoriscono Progetti e non più, come in passato, singole organizzazioni. Un esempio: Medici per l’Africa.
Ferlini della CCIAA di Milano ricorda che nei secoli passati a Milano fu fatto un editto dalla Chiesa che diceva: “I MILANESI NON ESISTONO. I MILANESI SONO QUELLI CHE LAVORANO E VIVONO A MILANO”. Questo è lo spirito che caratterizza la Città in cui ci sono state meno tensioni in passato rispetto ad altre nei confronti dell’immigrazione: si pensi che i cinesi arrivavano a MI già negli anni Trenta. Oggi a MI e Provincia ci sono molti lavoratori e molti imprenditori immigrati, questi ultimi hanno assunto per il 6,4% nell’ultimo anno, con la crisi, a fronte di numeri negativi di assunzioni di imprese italiane. Nello stesso anno le imprese di stranieri sono cresciute del 13% e ciò rappresenta uno sviluppo per la Città anche per il recupero di lavori manuali e posizioni non più cercate, anche con il recupero di scuole di formazione professionale ormai quasi sparite. Per la solidarietà, MI eroga forme di microcredito e in collaborazione con la Diocesi per in casi difficili abbiamo un welfare Ambrosiano voluto e creato dal Cardinali Tettamanzi: viene dato sostegno anche alle famiglie che sono in attesa di erogazione di cassa integrazione, in genere pagata con 5-6 mesi di ritardo, dando loro un anticipo.
Il Presidente di Sorin e fondatore di Humanitas, centro di eccellenza, Bifulco: I LAVORATORI SI DISTINGUONO SOLO PER COMPETENZA E CAPACITA’. In Humanitas c’è stato il problema di trovare infermieri qualificati e allora abbiamo assunto immigrati che avevano questa professionalità, specie di lingua latina in quanto più simile all’italiano che è poco diffuso nel mondo, e oggi abbiamo il 10% del personale infermieristico e il 20% per l’assistenza composto da immigrati.
Il Consigliere Calabrò di Assolombarda ribadisce che MI guarda lontano, come fece negli Anni ’50 e ’60 e oggi mette a disposizione imprese e lavoro, integrazione e sviluppo, solidarietà anche a disposizione degli immigrati che vengono visti come risorsa. Il lavoro degli immigrati è importante per le piccole e medie imprese e 35 mila sono le imprese di immigrati a MI e provincia. I figli degli immigrati per il 90% scelgono formazione professionale perché guardano al futuro con concretezza verso il manifatturiero e l’Italia, dopo la Germania, è il maggior Paese manifatturiero in Europa. Per favorire l’inserimento, è importante la semplificazione legislativa e amministrativa. MILANO E’ ACCOGLIENTE VERSO CULTURE DIVERSE, E’ FERVIDA NELLE IDEE E CONVINTA NELLA QUALITA’.
Il Presidente di Hines Italia Catella, realizzatori del Progetto Porta Nuova a MI, racconta la loro esperienza positiva per realizzare il moderno quartiere con lavoratori per il 54% italiani, 13% immigrati dall’Est (polacchi e romeni), 27% dai Paesi Nord africani e il resto da altri Paesi, tutti con abitudini, conoscenze, esperienze e leggi diverse. E’ stata fatta formazione e omogeneizzazione, e varie idee e progetti di collaborazione a tutti i livelli. Un esempio: la sicurezza nel cantiere è stata vista non come un’imposizione di Legge, ma uno strumento per salvarsi la vita ed è stato lanciato un Premio per le migliori proposte per essere lavoratori in sicurezza, aggiudicato da una Giuria composta da italiani e non. Personalmente, ritiene bello salire per i vari piani dei grattacieli e imparare musiche diverse: ognuno aveva la sua radiolina sintonizzata sulle stazioni del proprio Paese … Un’osservazione: c’è crisi, ma l’Italia ha una ricchezza che non sfrutta per dare lavoro a tutti, italiani e non. Un esempio: le Baleari hanno 1/3 di coste rispetto alla Sicilia e 41 milioni di notti di soggiorno all’anno rispetto alle 300 mila della Sicilia. No comment …
Colombini della CGIL: anche a MI c’è crisi, ma l’immigrazione è una grande opportunità specie per qualifiche professionali che stavano sparendo e per i giovani che devono trovare sbocchi nella Società, nelle Scuole e Università per poter fare lavori anche di più alto livello poiché una persona che merita ed è competente deve poter fare carriera indipendentemente dalla parte del mondo da cui proviene. Assistenza e casa sono problemi: l’edilizia popolare è stata abbandonata per anni e va ripresa. CGIL spinge per lo Jus soli per evitare discriminazioni di cittadinanza per i giovani di 2^ e 3^ generazione nati in Italia da immigrati. Chiede poi la possibilità di voto alle elezioni amministrative perché chi vive in una città deve poter scegliere chi la amministra perché deve poter avere, oltre i doveri, i diritti e i servizi che hanno tutti gli altri abitanti. Infine, la multietnicità è una realtà e c’è bisogno di informazione per far capire che essa è una risorsa.
Ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge: IL LAVORO E’ CITTADINANZA è il bel titolo del Convegno. LAVORATORE E’ COLUI CHE CONTRIBUISCE ALLO SVILUPPO DEL PAESE IN CUI VIVE E DEVE AVERE DIRITTI, DOVERI E DIGNITA’.
Il network “Città del dialogo” è un protocollo nato in questi giorni per la comunicazione e sviluppo dell’integrazione per la crescita del Paese e la cittadinanza che è legata al territorio in cui si vive e si opera. I giovani sono quelli che soffrono di più per la mancanza di cittadinanza e per giovani si intenda immigrati e italiani che non hanno più entusiasmo, addirittura NON CERCANO PIU’ LAVORO. Un’ALLEANZA è importante: tutti si devono impegnare per la crescita e il futuro. Gli EMARGINATI E POVERI NON HANNO CITTADINANZA INDIPENDENTEMENTE SE SONO IMMIGRATI O ITALIANI. Lo jus soli è importante perché permette ai giovani nati e cresciuti in Italia l’inserimento nel lavoro e nella società che significa Cittadinanza. L’Italia sta cambiando nei confronti dell’immigrazione e vede opportunità di crescita e non di concorrenza, senza conflitti, per lo sviluppo e il futuro delle nuove generazioni. Il mercato italiano ha bisogno di energia e gli immigrati portano entusiasmo e volontà per riscattarsi dalle sofferenze subite nei loro Paesi di provenienza: c’è bisogno di politiche che favoriscano l’inserimento e il welfare anche per loro e avere possibilità di intraprendere anche in partnership con imprenditori italiani. “Io farò la mia parte”, conclude.
via mail da Anna: Grazie!
da Facebook MI PIACE: Luana, Anna Cavallina