Appena tornato a casa, racconto le mie impressioni su questo film, non senza esprimere la nostra emozione per essere tornati a cinema dopo circa 9 mesi, giusto per buttar via brutti ricordi e veder partorire nelle sale riaperte questa pellicola che è un insieme di sensazioni, di ansie, di sentimenti, di affetti e situazioni difficili, reali. Una storia che il neo-regista drammaturgo Florian Zeller, ci racconta, in un ambiente scenico teatrale, senza panorami, strade trafficate, trucchi da computer, violenze o parolacce, gli ultimi anni di un uomo colpito da un male dovuto all’età, dei suoi pensieri che si mescolano e si intrecciano con il dolore e i contrasti decisionali dei familiari nell’affrontare situazioni che tutti pensano non toccare se stessi e che quando si verificano provocano terremoti emozionali. Film vincitore, meritatamente, dell’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale e ANTHONY HOPKINS., vincitore dell’Oscar come miglior protagonista: senza essere condizionato dai premi, veramente ammetto che sono uscito dalla sala scosso per la concretezza dell’impatto psicologico che ci viene mostrato e del realistico volto dell’attore su cui si leggono tutti i pensieri, le preoccupazioni, le speranze. Pochi attori nel cast, ma bravissimi, in particolare Olivia Colman è capace di rappresentare i conflitti interiori di una figlia attraverso i suoi occhi. Luci soffuse per tutta la durata del racconto, accompagnato dalla colonna sonora di Ludovico Einaudi, non assillante, ma coinvolgente …. Bel ritorno in sala, commovente … (sarà per la mia età?). Un neo: in sala eravamo solo due coppie …
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Pugni chiusi …
Si o no … giusto così.
Sto riguardando per la n-esima volta, “Matrimonio all’italiana” film di successo del 1964, tratto da Filumena Marturano, grande commedia di Eduardo De Filippo. Una trasposizione libera, con Sophia Loren e il non napoletano Marcello Mastroianni, bravissimi. Non ricordo critiche feroci sulla scelta di un attore non partenopeo, né confronti con la versione teatrale e con l’interpretazione di Eduardo, ineguagliabile. Adesso le critiche su “Natale in casa Cupiello” e Castellitto. Io penso che oggi come allora se si vuole mantenere memoria delle opere del Maestro, intrise di valori morali, sociali e familiari, bisogna collocarle nel tempo attuale, attrarre anche l’attenzione dei giovani, usare linguaggi moderni. Nessuno si scandalizza se opere di grandi artisti come Shakespeare, Neil Simon, Dario Fo … vengono recitate nel mondo con attori diversi e in lingue diverse …