“Volevo nascondermi”: un film da scoprire.

Il personaggio di Ligabue, il suo carattere e le sue stranezze, sono abbastanza conosciute anche per uno sceneggiato TV fatto per il grande pubblico e ben interpretato da Flavio Bucci e questo film poteva correre il rischio di ripetere cose già viste, sotto l’influenza del successo di pubblico televisivo. Ma il regista Giorgio Diritti ormai ha esperienza e animo poetico per cui, conoscendo anche le zone in cui visse l’artista e la gente, ci regala un film da non dimenticare, che punta sulla scalata sociale di una persona problematica, mostrando come nella società ognuno può trovare il suo ruolo, e sulla ascesa e decadenza di un’artista spesso preso in giro, poi anche sfruttato. La biografia di un artista molto difficile, cresciuto tra mille problemi e in realtà diverse che lo hanno trascinato da severità inaudite ad affetti spontanei, da durezze atroci e carezze dolcissime è stata rappresentata con maestria cinematografica, con primi piani intensi dei personaggi e fotografie di posti di natura e di borghi, con colonna sonora degnissima e la scelta di attori molto attenta, con un Elio Germano che sale a livelli altissimi di recitazione, con sguardi, gesti, trasparenze emotive e rabbiose o innocenti: non una scoperta, ma più che una conferma dell’impegno che lui mette in ogni personaggio che interpreta e, in questo caso, non solo regge, ma supera il pur grande Flavio Bucci. All’altezza dei ruoli anche gli altri, tra cui Oliver Ewy, Paola Lavini, Leonardo Carrozzo, Orietta Notari ..  Un film da non … nascondere, ma da scoprire perché fa del cinema, un’arte.

da internet

 

“TENET”: un film per scienziati …

Questo film lascia molto perplessi: grandi scenografie, trucchi e computerizzazioni grafiche, tante comparse da Kolossal, ambientazioni in varie parti del mondo, eppure … difficilissimo da seguire e da capire. Occorre essere conoscitore di fisica, chimica, matematica, tattiche militari e tanto altro ancora per capire il significato dell’ossimoro TENET, del quadrato del Sator, della tecnica a tenaglia, del significato di entropia, della causalità inversa di Feynman … e non solo. Inoltre la storia impastata da Nolan in circa 20 anni di preparazione,  tra percorsi in avanti e all’indietro, passaggi da futuro al passato e viceversa, confonde l’attenzione dello spettatore che, se non è abituato a videgiochi dinamicissimi, può perdere il filo di Arianna nel labirinto delle varie scene, una trottola che gira velocemente in un senso e contemporaneamente nell’altro. Il cast lasciava ben sperare, ma John David Washington non convince, non ha espressioni da “agente CIA” ma di un ragazzotto che gioca alla guerra, meglio Robert Pattinson mentre Elizabeth Debicki spesso risulta evanescente nelle scene più drammatiche, vero attore Kenneth Branagh. Un piccolo esempio di recitazione maestrale è regalato da Michael Caine. Colonna sonora: non memorizzata. Insomma questo film o è da rivedere più volte per essere capito oppure è da ricordare come esempio di spese enormi per creare un’opera insufficiente combattuta tra spionaggio e fantascienza.

Nota: Questa mia recensione è stata inserita da MyMovies tra le dieci migliori … GRAZIE!!!

da internet

Il grande passo: cinema e poesia

Il film di questo weekend ci ha dimostrato come il cinema non è fatto solo di violenza, sentimentalismi, azioni convulsive, thrilling, sesso e parolacce … ma può essere altamente “poetico”. I sogni si possono avverare? E gli affetti si possono ritrovare? Da cosa dipende quella volontà quasi folle di raggiungere obiettivi impossibili. O tutti gli obiettivi sono possibili? E perché chi sogna, spesso, è preso in giro quando decide di realizzare il sogno? Qui, due fratelli quasi sconosciuti, uno cresciuto a Roma e l’altro nel Nord est, si trovano dopo anni con idee ed esperienze diverse, si devono confrontare con una realtà difficile e una situazione psicologica che sembra incomprensibile, si muovono in un paesaggio e tra persone più che normali mentre, insieme, arrivano a combattere il cammino piatto della vita, la monotonia. Tutta la storia è raccontata con ritmi tranquilli, con momenti di grande simpatia, una colonna sonora non invadente avvolta in un’atmosfera di alta poesia. Conferma per i due,  già famosi interpreti principali, simili in stazza e bravura: Stefano Fresi e Giuseppe Battiston, circondati da un cast all’altezza, tra cui Roberto Citran, Camilla Filippi, Teco Celio e il contributo di Flavio Bucci. La regia del giovane Antonio Padovan è tipica del cinema all’italiana, con l’aiuto di ottimi primi piani e lunghi silenzi. Peccato che in questo periodo difficile le sale sono quasi vuote: questo film merita di essere visto perché regala sogni, serenità, sorrisi sfiorando problemi quotidiani familiari e sociali (non a caso i due fratelli hanno vissuto in Regioni lontane …) e portando il pubblico piano piano sulla Luna …

da internet