Cristina Comencini e le altre due coautrici Giulia Calenda e Ilaria Macchia, ci hanno immersi in una Napoli – non – Napoli, una Napoli che si intravvede con alcuni suoi stupendi angoli di costa e palazzi sul mare, lontano da vicoli affollati e grida. E il silenzio porta la protagonista Alice, tornata da lontano alla casa paterna, a pensare e ripensare al passato, alla sua adolescenza difficile, alla sua famiglia con i problemi di tante famiglie, agli uomini e ai loro approcci a una bella ragazza, vivace, libera … Uno studio auto-psicologico con pochi personaggi che rende il film interessante, ma lento, pesante a tratti. Giovanna Mezzogiorno è una bravissima attrice e i tanti primi piani valorizzano i contenuti di certe scene e sono state ben scelte le ragazze che in età diverse impersonano Alice, in particolare Beatrice Grannò. Un po’ troppo freddo, ma è voluto dalla regista, Vincenzo Amato, che non entra in empatia con lo spettatore fin dall’inizio. Buona la fotografia, ottima colonna sonora e le canzoni tra cui in qualche momento ci sarebbe stata bene qualche classico napoletano, ma si capisce che la pellicola vuole avere un respiro internazionale … Tornare è un film, ma potrebbe essere una commedia teatrale per le poche scene e ambiente di cui ha avuto bisogno, i tempi lenti e pochi personaggi. Questo thriller all’italiana lascia qualche dubbio ma è sicuramente di qualità.
Prima volta al cinema dopo il Covid, con un po’ di timore e molte precauzioni.
Questo film di Gabriele Muccino raggiunge livelli alti sia per la storia, sia per la scelta degli attori, sia per la colonna sonora e per la fotografia … E’ un film che si fa vedere in crescendo man mano che il tempo trascorre e sono oltre due ore, cosa rara per una pellicola italiana … La trama si legge altrove, qui si vuole evidenziare come gli stati d’animo di una generazione nata in un periodo piatto del nostro Paese, con i primi problemi del dopo boom degli Anni ’60 e verso cambiamenti dei decenni successivi con alti e bassi, con una politica i continua evoluzione e instabilità sociale. Giovani che, partendo dal basso, cercano di farsi strada in modi diversi, in un mondo che diventa sempre più affaristico, egoista e complicato. Ma tutto ruota intorno ai sentimenti, all’amicizia e all’amore e ai momenti esaltanti di emozioni e speranze alternati a eroori e delusioni. Cose che possono capitare e capitano a tutti. Il racconto procede negli anni con i turbamenti, le promesse e i mancati obiettivi con alcuni punti fermi dall’inizio alla fine. Bravissimi gli attori, quelli adulti, ma anche i ragazzi e tanti altri: Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria, Francesco Centorame. Andrea Pittorino, Matteo De Buono, Alma Noce, Nicoletta Romanoff, Emma Marrone … Caratteri diversi, interpretazioni molto vissute. Molte canzoni dei vari periodi, fanno da sottofondo oppure da base importante di qualche momento e la colonna sonora di Nicola Piovani accarezza tutte le scene … Ci si commuove anche. Ci si rivede pure. Si sorride. Si condanna e si assolve. A noi il film è piaciuto moltissimo e resta il dispiacere che sia uscito in un periodo della storia mondiale, quello del Coronavirus, che ha tenuto e tiene ancora chiusi, le sale perchè questa volta Muccino e tutti i componenti del cast e gli altri autori, meritavano un pubblico maggiore e sicuramente premi a cascata. Chissà se sarà possibile recuperare tra qualche tempo un successo per onorarne il merito.
A volte capitano, nel quotidiano, cicli inaspettati e in due settimane è capitato di vedere tre film con uno stesso filo conduttore: storie vere sugli abusi e la violenza della polizia di alcuni Stati americani che, una volta individuata una persona “debole” la rendono colpevole “per forza”, senza andare per il sottile … “RIchard Jewels” fatto passare da eroe a terrorista, “Se la strada potesse parlare” in cui un giovane di colore viene accusato di stupro, senza prove e nonostante il suo leale amore con una coetanea e la sua proclamata innocenza … e poi questo film “Il diritto di opporsi” che vede un uomo di colore preso di mira da poliziotti e magistrati e viene accusato, senza approfondimenti, di avere ucciso una ragazza bianca … La Giustizia dovrebbe essere democratica, al di sopra di razze, colore, appartenenza religiosa … Così si dice, ma la realtà è ancora ben diversa e la vera Giustizia, quella “giusta” spesso è un miraggio ancora oggi, in tutto i Paesi come non muore il razzismo … Questo ultimo film è veramente importante, ben costruito, avvincente e la figura del giovane avvocato, da poco laureato e quindi puro e idealista, credente in quella Giustizia teorica che gli hanno insegnato, è motore centrale che trasporta tutta la storia. Interpreti scelti con attenzione da parte del regista Destin Daniel Cretton sia per somiglianza ai personaggi reali, sia per bravura e quindi applausi per Michael B. Jordan, Brie Larson, Jamie Foxx, O’Shea Jackson Jr., Tim Blake Nelson e tutti gli altri, comparse incluse … Bella, anche se non martellante, la colonna sonora, ottimi primi piani e gli sguardi tra personaggi, forte l’accento sulla solidarietà che nasce tra deboli, siano essi abitanti di uno stesso quartiere o dell’ancora tanto criticato braccio della morte, triste la riflessione sull’uso della sedia elettrica e il ricorso alla pena di morte. Un film che resta nella mente e nel cuore. Un suggerimento: non andare via subito all’inizio dei titoli di coda …