Rapito. Essere “rapiti” da una storia vera.

Inizio col dire che eravamo molto indecisi a vedere questo film: i trailer e i servizi TV ce lo avevano fatto apparire come un film pesante, storico del periodo temporale del Papato. Questo film ci rimarrà nella memoria insieme ad altri pochi della cinematografia italiana d’autore: Marco Bellocchio, come lui ormai ce ne sono pochi,  ci ha raccontato con realismo il crudele accanimento di un Papa Re verso una famiglia di religione diversa, facendo di un bambino l’oggetto della “voracità” e “prepotenza” cattolica di quel tempo e dei genitori i martiri sofferenti, ma sempre pieni di speranza, in un contesto di un’Italia che stava cambiando e un popolo che non sopportava i soprusi.  Un grande cast: dal piccolo Enea Sala (bravo come il Pinocchio di Comencini o il figlioletto di Benigni …), Leonardo Maltese, Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi (una interpretazione intensa), Fabrizio Gifuni, Filippo Timi, Paolo Calabresi … solo per citarne alcuni. Una colonna musicale non ossessiva, delicata nei momenti giusti. Fotografia a colori tenui ma adatti al periodo storico. “Dura oltre 2 ore …” ci avevano detto spettatori all’uscita, ma chi se ne è accorto?

locandina da internet

 

Il Sol dell’avvenire. Sorpresa.

Può  accadere di andare a cinema un po’ controvoglia perché un film viene presentato in varie trasmissioni TV a pezzetti e ti fa creare un’idea confusionaria, priva di senso, pesante. Poi capita che in sala si assiste ad un evento che non passa inosservato nella storia del cinema italiano e Moretti, nel bene e nel male, ci lascia sempre un’impronta. Questa volta, con l’aiuto di grandi attori come Silvio Orlando, Margherita Buy, Barbora Bobulova e la crescente Valentina Romani, ci porta nella realizzazione di un film che il protagonista, che è un regista, gira ambientandolo ai tempi del PCI “comunista” legato all’Unione Sovietica, attraverso i giorni dell’invasione dell’Ungheria, un Partito indeciso tra l’appoggio pieno o la condanna per la privazione della Libertà di un popolo ed evidenziando i dubbi degli iscritti sulle scelte dei vertici. E Moretti fa questo intrecciando i fatti dell’epoca con la storia attuale della propria famiglia, dei rapporti con moglie e figlia, con le sue certezze e i suoi dubbi con un gioco psicologico che in certi momenti arriva al culmine ed al “colmo” come quando blocca le riprese di un film di cui la moglie è produttrice perché violento, trovata del Moretti furbo, che attira l’attenzione degli spettatori che manterranno in memoria questo pezzo di pellicola …  Non mancano momenti di sentimentalismo, di inni all’amore, di realismo difficile nei rapporti di coppia o di genitori-figli, di ilarità e di esaltazioni con l’accompagnamento di canzoni ben scelte e di balli di gruppo, acrobazie circensi di felliniana memoria. Travolgente la marcia trionfale con i primi piani di appassionati partecipanti inneggianti alla Libertà verso il Sole dell’avvenire dopo momenti di suspence tra finire o andare avanti. Proprio come accade nella vita.

locandina da internet