Ieri ho avuto il piacere di partecipare al Convegno in oggetto, presso la Camera Commercio Industria Artigianato di Milano e ho preso alcuni appunti che penso possano essere di utile informazione a chi è sensibile ai problemi trattati.
Le note, in particolare l’intervento del prof. Ballarin Denti ordinario di Fisica dell’Ambiente e del Territorio e Direttore del Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, possono essere integrate alla lettura dell’articolo di QuiArese pubblicato ieri, dal titolo “Arese e i livelli di PM10 oggi e domani” di Alessandro Corniani e Massimiliano Seregni.
Chiedendo scusa per la lunghezza, assicuro che ho cercato di ridurre il possibile, ma la giornata è stata molto interessante.
Il Presidente della CCIAA, Sangalli, ha messo in evidenza che per quanto riguarda le problematiche ambientali tutti sono coinvolti e Commercianti e Industriali di MI fanno la loro parte. Le responsabilità per l’ambiente si dividono in negative che sono quelle di chi inquina (20% cause domestiche e 80% cause industriali, agricole, trasporti, ecc.) e positive che sono quelle di chi vuole evitare l’inquinamento prendendo opportuni provvedimenti. Tutti concorrono a creare problemi, tutti devono concorrere a migliorare l’ambiente come protagonisti di un cambiamento anche culturale.
Nonostante la crisi economica, le imprese sono impegnate in innovazioni che tengono conto di fattori ambientali e quelle che investono in tal senso risentono meno della crisi perché creano sviluppo. Lo Stato sta facendo la sua parte da qualche tempo. La CCIAA ritiene necessario un coordinamento delle misure da adottare per tutto il bacino padano e che bisogna prestare attenzione all’inquinamento del suolo, oltre a quello dell’aria; infine, bisogna premiare le Aziende che investono in Ambiente anche con incentivi e benefici fiscali, prestando ascolto al mondo imprenditoriale e del lavoro. Ribadendo l’enormità del problema e delle difficoltà economiche per risolvere, ha finito citando s. Francesco d’Assisi Patrono d’Italia, dei commercianti e degli ecologisti. Egli diceva: “ Cominciate col fare ciò che è necessario e non l’impossibile. Man mano vi sorprenderete nel vedere che l’impossibile lo state già facendo …”.
Il Ministro per l’Ambiente, Clini, ha detto che le strategie ambientali devono essere legate alle politiche di sviluppo e la cultura vecchia e sbagliata che le tiene separate deve essere sconfitta: i sistemi produttivi e i prodotti stessi devono nascere da obiettivi ambientali e le innovazioni portano alla crescita del Paese. Rispetto agli anni ’80 le emissioni in aria si sono ridotte del 75% e gli obiettivi europei per il 2020 comportano grandi cambiamenti e ciò riguarda anche il risparmio energetico, con la diffusione di sistemi di calore ed energia distribuiti ad alto rendimento. Le tecnologie si evolvono verso l’integrazione industria-ambiente e chi investe in tal senso deve essere premiato poiché consuma meno risorse e salva l’aria che respiriamo. Ciò non comporta oneri per lo Stato: un esempio sono le detrazioni per la ristrutturazione energetica degli edifici che hanno un costo ma il rientro in benefici è superiore. Il recente provvedimento sulle Start up, che agevola innovazioni e progetti di nuove imprese e dei giovani è un’occasione importante guardando a cosa si può fare per l’Ambiente.
La qualità dell’aria nelle regioni del Nord Italia è critica per ragioni geografiche e climatiche e gli obiettivi europei sono difficili da raggiungere: occorre trovare “misure gestionali” raggiungibili concretamente anche con l’aiuto tecnologico e tali misure dovrebbero essere uguali a Torino come a Bologna, a Milano come a Padova perché è inutile avere limiti diversi a distanza di pochi km. Ad esempio, se Milano chiude il centro storico e le tangenziali e i Comuni limitrofi sono intasati di mezzi, è inutile: occorre un coordinamento. Bisogna intervenire sul trasporto merci passandolo su rotaia, cosa che in Italia è stata sempre ostacolata: occorrono le infrastrutture adatte. Per il traffico urbano occorrono più mezzi pubblici ibridi o elettrici: la struttura del territorio lombardo e dell’occupazione è tale che la libertà di movimento dei mezzi privati non può essere limitata, ma deve essere ben gestita. Purtroppo la maggiore Casa automobilistica ha trascurato lo sviluppo e la diffusione dell’auto elettrica e dobbiamo sperare che ci ripensi. Fondamentale la diffusione delle Smart Cities con uso intelligente delle reti e la diffusione della larga banda per le comunicazioni, per il telelavoro e la riduzione d’iter burocratici. Tutti devono aiutare l’Ambiente e il Governo sta facendo la sua parte.
È stata , poi, presentata la qualità dell’aria nell’area Milanese e nel bacino Padano: lo stato, le sorgenti e gli impatti. Il prof. Giugliano del Politecnico di MI, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale ha mostrato i dati d’inquinamento mostrando le criticità della zona aggravate dalla conformazione geografia e al clima, che è la più critica d’Europa insieme a qualche piccola area della Germania e in Belgio.
Il dott. Lanzani di ARPA Lombardia ha elencato come maggiori inquinanti il PM10, la cui sigla (Particulate Matter o Materia Particolata, cioè in piccole particelle) identifica materiale presente nell’atmosfera in forma di particelle microscopiche, il cui diametro aerodinamico è uguale o inferiore a 10 µm, ovvero 10 millesimi di millimetro.e il biossido di azoto NO2, il BaP (Benzo-a-pirene) e il Carbonio Elementare EC (Black Carbon): essi hanno un valore costante in tutte le zone e presentano picchi molto elevati nelle aree urbane, dove il trasporto e il civile influiscono molto per le emissioni di NO2. Il trasporto ha più peso a Milano per la presenza di PM10, specie per la circolazione di mezzi diesel di privati e per l’usura di pneumatici e freni, mentre nella Regione pesa molto il traffico pesante. In Lombardia il riscaldamento a legna, molto diffuso, causa l’emissione di carbonio organico.
Il dott. Migliavacca di Innovhub ha ripetuto che l’inquinamento maggiore è dovuto al traffico, all’industria e al riscaldamento evidenziando che la massima emissione delle caldaie si ha in fase di accensione e di spegnimento. Ha anche spiegato che il FATTORE DI EMISSIONE è direttamente proporzionale all’inquinamento (mg di PM10 o CO2 o NOx o SO2 …) , e inversamente proporzionale all’utilizzo (espresso in valori di GJ o KWh o Km …).
Grande attenzione al prof. Bertazzi dell’Università di MI Clinica del Lavoro che ha presentato i dati dell’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute della popolazione in Lombardia, ricavati dal Progetto ESSIA (Effetti Sulla Salute da Inquinanti Aerodispersi) con riferimento al periodo 2003-2007 e al PM10 e NO2.
Gli effetti possono essere a breve termine, con ricoveri ospedalieri e casi di morte dopo 0-5 giorni da repentine variazioni di esposizioni a inquinanti rispetto al livello medio giornaliero, e a lungo termine con effetti che si risentono anche dopo anni.
Esaminando i valori di VP%, Variazione Percentuale di ricoveri/decessi per l’incremento di 10 microgr/m3 d’inquinanti, la mortalità aumenta di 0,30 per ogni incremento di PM10 in Lombardia e di 0,63 a Milano, mentre i ricoveri per cause cardiache sia in Lombardia sia a MI aumentano di 0,14; aumenti pure per decessi dovuti a cause respiratorie e ricoveri dovuti a problemi cerebrovascolari. I valori di PM10 aumentano molto in estate a causa della temperatura e dell’ozono e colpiscono di più persone con più di 75 anni di età. Il limite europeo di emissione di PM10 è 40 microgr/m3 : se si andasse al di sotto del 20% di questo valore, si è dimostrato che in Lombardia si eviterebbero 170 decessi l’anno essendo il 6,7% a MI e il 3,4% in Provincia di MI. Da notare che la mortalità nelle altre Province e città, dove il massimo è lo 0,9% di Cremona che è inferiore rispetto a MI e Provincia.
Il prof. Balzacchini dell’Università Bicocca Scienze Ambientali, ha parlato del cambiamento climatico con riferimento alla meteorologia locale e riflessi sui livelli d’inquinamento. In Lombardia si superano i 35 giorni di superamento del limite di 50 microgr/m3 di PM10 fissati dall’Europa e si è visto che gli inquinanti si mantengono entro i 300 metri di altezza e specie nei primi 40 metri che è la media dell’altezza degli edifici a MI. La pressione atmosferica è aumentata negli ultimi 50 anni e le precipitazioni sono diminuite per lo spostamento verso le nostre regioni degli anticicloni caldi a causa dei cambiamenti climatici, ed è aumentata la radiazione dal suolo. Tutto ciò ha comportato che la diminuzione d’inquinamento PM10, ottenuta negli anni nella Valle del Po, è stata contrastata dall’aumento di concentrazione proprio nei primi 500 metri di altezza e che deve essere limitata con opportuni provvedimenti.
Interessante l’intervento del prof, Ballarin Denti dell’Università Cattolica, Fisica che ha illustrato il problema del risollevamento da traffico del particolato e il ruolo dei suoli e delle superfici delle reti viarie. Quasi sempre si seguono i valori delle emissioni in atmosfera, ma la concentrazione al suolo è importante e anche la rimozione degli inquinanti. Un esempio: la Germania del Nord è la migliore in Europa per la qualità dell’aria, ma è la peggiore per l’inquinamento al suolo a causa della grande presenza di piombo dovuta a esperienze industriali passate. A Milano, il biossido di azoto è diminuito dal 1990 a oggi, l’ozono si è tenuto quasi costante e il PM10 è un po’ diminuito: tutti i valori sono legati alle condizioni atmosferiche. La tecnologia aiuta: in Lombardia, tranne Milano, è molto diffuso il riscaldamento a legna che inquina tantissimo pur essendo una grande fonte energetica (cca 10%) e si stanno studiando nuovi sistemi a legna con alto rendimento e basse emissioni. Da notare che in Lombardia ogni giorno l’equivalente di sette “piazza Duomo” di suolo viene convertita ad altri usi, abbandonando superfici verdi con conseguente diminuzione della cattura d’inquinanti. Nelle città ha molto peso il particolato che viene risollevato dal suolo e l’asfalto usurato aumenta questo problema: con gli asfalti drenanti, come quelli in autostrada, si può avere l’80% di diminuzione di polveri sottili. Si è sempre pensato che il tasso di rimozione di un inquinante fosse indipendente dall’intervento umano e fosse costante, invece esso dipende dal tipo di suolo e dalle condizioni atmosferiche. Ad esempio le superfici rugose hanno ruolo primario nell’intercettazione di PM10: di qui il noto effetto delle barriere verdi al trasporto delle polveri e la loro cattura fino al successivo episodio di pioggia che lava dall’inquinante e lo trasporta in acque superficiali e ciò vale non solo per i suoli naturali, ma anche per quelli artificiali ed ecco il vantaggio dell’asfalto drenante o di sostanze catalitiche nei cementi e nelle vernici degli intonaci o su come fare i tetti delle case e dei capannoni, quanto e quando pulire le strade e al tipo di vegetazione a verde da piantumare; anche in agricoltura ad esempio il passaggio da coltivazione ad umido e a secco del riso, possono aversi effetti vistosi sull’assorbimento o risollevamento del particolato. LE POLITICHE LOCALI di contenimento delle emissioni da diverse sorgenti (trasporti, riscaldamento civile e combustioni industriali) non sono sufficienti per migliorare aria e salute dell’uomo, occorre, quindi, prendere le opportune preventive cautele e usare nuove tecniche: da qui il legame ambiente e sviluppo.
Il giornalista Schiavi del Corriere della Sera ha ricordato che nel 1989 a Milano fu fatto il primo blocco di tir e auto e sembrò una cosa “tanto per fare”, ma oggi possiamo dire che molto cammino è stato fatto contro l’inquinamento, specie per la salute. Indro Montanelli, licenziando il vice Direttore del suo Giornale che aveva messo questa notizia nelle “brevi”, mentre il Corriere aveva fatto un titolone, disse: “Milano deve chiudere alle auto!”. La lotta allo smog purtroppo è una LOTTERIA ALLO SMOG perché sono tante le carenze della politica e la mancanza di un coordinamento non solo tra Regioni, ma persino tra Comuni, è un errore perché ognuno prende propri provvedimenti creando solo problemi ai Cittadini. E, comunque, divieti, obiettivi e incentivi in Lombardia sono stati introdotti prima di altre Regioni, nonostante la crisi economica. I Sindaci spesso si trovano in situazioni contrastanti e interessi diversi, ad esempio a Milano si prolunga la metro a Linate, mentre a livello nazionale si pensa di ridurre il traffico aereo su Linate … Inoltre, c’è carenza di piste ciclabili, l’Area C non risolve i problemi ma li limita e forse è da allargare, mentre si pensa a un limite di velocità dei veicoli a 30 km/h in città per ridurre il sollevamento delle polveri: non tutti sono in accordo.
Il Governatore Formigoni ha ribadito che non esiste un Piano Nazionale Ambientale e l’Unione Europea stabilisce limiti che la Regione deve rispettare facendo iniziative in proprio, con pochi aiuti statali. Inoltre, gli obiettivi ambientali europei sono uguali per tutti i territori e ciò non va bene perché la Lombardia ha situazione climatica e geografica molto difficile ed è la più critica in Europa secondo diversi studi e scienziati, quindi andrebbe aiutata con fondi speciali e obiettivi diversificati.
Già nel 2006 la Lombardia aveva proposto un blocco di vendite di veicoli diesel, salvaguardando chi possedeva un tale mezzo, ma gli ostacoli furono enormi specie per il problema della concorrenza a livello europeo tra le Case automobilistiche. Nonostante tutto ciò, la Lombardia ha un proprio Piano per la Qualità dell’aria dal 2006 e molto è stato fatto, ma occorre un coordinamento d’iniziative tra Regioni e tra Regione, Provincia e Milano: proprio in questi momenti è in corso un tavolo con i Comuni con più di 40mila abitanti per stabilire provvedimenti omogenei e allargare la “zona critica”, fermando 700mila veicoli inquinanti come gli Euro 0 benzina e 1, 2, 3 diesel dalle 7 alle 19,30 nel periodo invernale. Si sta per riemettere un Piano tenendo conto delle esigenze di commercianti, imprenditori, cittadini, associazioni. Alla Lombardia erano destinati 2mildi e 200mila euro dallo Stato, nel 2012 ne sono stati dati 1mildo e 700mila e allora bisogna trovare fondi: c’è stato già un aumento del 23% dei biglietti per il trasporto e non si può chiedere di più ai cittadini, allora bisogna spostare i pendolari su strade ferrate anche rinnovando il parco carrozze, aumentare le infrastrutture creando una ruota virtuosa “investimenti – spese – aumento utenti –entrate .investimenti e così via”. Entro il 2015, in tempo per EXPO, saranno pronte BREBEMI, tangenziale esterna e Pedemontana con una spesa del 20% dello Stato e 80% dei privati: questo è un esempio da seguire.
Il Presidente della Provincia di MI Podestà rileva la presenza di 3.500.000 abitanti con un hinterland che non ha soluzione di continuità, una Città metropolitana, quindi da salvaguardare con uniformità, senza avere una Milano egocentrica: gli abitanti hanno uno scambio continuo per il lavoro, divertimento, cultura e quindi provvedimenti a macchia di leopardo non sono più pensabili. Va bene lo spostamento su ferro, ma le strade comunque vanno fatte per garantire libertà di movimento agli abitanti e devono essere prolungate verso l’esterno le metropolitane, creando interscambi fuori dal centro. Il traffico automobilistico deve essere agevolato con movimenti continui perché lo stop and go inquina molto di più: quindi strade larghe e fluide. Importante la realizzazione della Banda Larga che permette riduzione di movimento, comunicazioni veloci, telelavoro e meno iter burocratici. Tutto ciò richiede disponibilità economiche.
Il Sindaco di MI Pisapia ha detto che bisogna guardare al futuro eppure non si può trascurare che la metropolitana ha vetture vecchie di 40 anni e il rinnovo che si sta facendo, per mancanza di fondi, non può essere immediato. Milano non è più “egocentrica” in quanto è sempre più aperta all’ascolto di tutti, prendendo iniziative concordate e non solo dei Comuni limitrofi. L’Area C, nonostante le critiche, ha fatto diminuire traffico, incidenti, inquinamento. Il limite di 30 km/h in centro non è ben visto dal Sindaco in quanto è poco fluido e ritarda lo spostamento con i mezzi pubblici e forse è più importante l’impegno a far rispettare i 50 km/h previsti dalla Legge. A MI molti controlli vengono fatti sulle caldaie per riscaldamento e anche molte sanzioni e va spiegato ai Cittadini i vantaggi dei lavori per il teleriscaldamento rispetto ai disagi momentanei: ciò spiega l’importanza della comunicazione nel prendere iniziative importanti. Le Domeniche a spasso anche non sono rivolte a risolvere il problema ambientale, ma certamente a sensibilizzare la cittadinanza, a spronarle a usare bici e mezzi pubblici e godere la città. A tale proposito, le piste ciclabili vanno fatte, ma devono anche essere sicure e anche qui occorrono fondi e molta educazione agli utenti. Il Sindaco ha terminato dicendo che Ambiente e Mobilità devono rendere Milano più “umana”.
Il dott. Schiavi del Corriere ha evidenziato l’importanza del Convegno e che esso sia stato organizzato dalla Camera di Commercio e Imprese Artigiane per contrasto a quanto si ritiene comunemente e cioè che Commercianti e Imprenditori non vogliano limitare l’uso di veicoli, mentre si dimostra con questa e altre iniziative la sensibilità al problema ambientale, anche proponendo piccoli passi e facendone tanti, nonostante la crisi e Milano, col contributo di tutti, deve essere sempre “apripista” in Italia.
Curiosità finale. Nel corso dei saluti, un presente nel pubblico ha preso la parola dicendo di essere un inventore, di avere a disposizione progetti e sistemi a forte risparmio energetico e poco inquinanti, che sono anni che non riesce a essere ricevuto da politici e istituzioni, che è stato invitato all’estero e ha posto la domanda: “Devo proprio andare all’estero a portare le mie proposte, lasciando il mio Paese come tanti sono costretti a fare?”. Anche oggi non ha avuto risposta …