Ferzan Ozpetek non finisce di stupire e ci regala una storia di donne per le donne e di lezioni per gli uomini. Tutto ruota in un atelier di costumi teatrali e cinematografici dove un gruppo di donne intrecciano le loro vite col lavoro, con ognuna di loro e con i loro problemi familiari. Appassionate per il loro lavoro, sanno regalarsi ritagli di tempo fatto di sorrisi che come raggi di sole appaiono tra le nuvole di problemi sentimentali, economici, violenza tra le mura di casa, necessità di raggiungere obiettivi appaganti per se stesse e per l’impresa per cui lavorano. Il regista ha scelto un cast gigantesco con interpreti che raggiungono elevati livelli di recitazione e che qui non possiamo elencare perché la lista sarebbe lunghissima e neanche sappiamo creare un ordine di bravura perché ogni personaggio, più o meno presente, è stato ben caratterizzato da attrici e attori d’esperienza e scelti con attenzione “chirurgica” da Ozpetek che ha creato tanti “costumi” caratteriali, psicologici e artistici che vestono a pennello il suo stupendo cast. Colpisce la colonna sonora e le canzoni scelte e piacciono i primi piani e i giochi di luci e ombre, di realtà e speranze. Questo “Diamanti” è un film prezioso per l’arte del cinema ed è una rivincita sui filmoni all’americana, stringendo per mano gli altri due film italiani di questi ultimi mesi: Parthenope e Napoli – New York. Ne siamo fieri.
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Napoli – New York: la storia si ripete …
Quando si va a vedere un film d’autore si hanno tante aspettative e quando queste vengono confermate e, in alcuni aspetti, superate, lo spettatore esce dalla sala arricchito dall’arte cinematografica. Non a caso Salvatores ha ricreato a modo suo un soggetto che non ebbe luce di grandi come Federico Fellini e Tullio Pinelli. La storia realistica, tragica e anche crudele di un periodo tremendo di una Napoli distrutta dalla guerra, viene raccontata con momenti d’innocenza e sentimenti infantili, tra dolori, gioie, meraviglie. I due bambini protagonisti (la storia umana si ripete) si ribellano a un destino doloroso e con speranza vanno verso quel “sogno americano” che in quegli anni faceva lasciare il nostro Paese da migliaia di persone per aprirsi nuovi orizzonti, trovando poi leggi d’immigrazione, tabù sociali, divieti e parole che feriscono al cuore, come “queste persone che arrivano sono brutte, sporche, puzzolenti” … Eppure la volontà, in un Paese dove anche le donne e i neri vedevano vietati i loro diritti, a volte c’è una luce in fondo al tunnel. Salvatores ha usato tecniche di esperienza, primi piani, luci e colonna sonora che accarezzano lo svolgersi dei fatti e poi una scelta di attori eccezionale, a partire dalla piccola Dea Lanzaro, un’attrice che a soli dieci anni recita come una delle grandi del teatro di Eduardo, e il convincente Antonio Guerra, i super Pierfrancesco Favino e Anna Ammirati, Omar Benson Miller, Antonio Catania … Un film “firmato” che merita riconoscimenti alti. Avevamo appena visto “Parthenope” e oggi un’altra pellicola che non dimenticheremo.
Parthenope: finalmente l’arte.
Un film italiano d’autore: potremmo finire qui le nostre impressioni. Era tanto tempo che a cinema vedevamo solo commedie elementari, pellicole superficiali. Questo film colpisce subito per le immagini, panorami stupendi di Napoli e Capri, canzoni che sono nella storia culturale della musica leggera, che entrano con potenza nel racconto … E, sirena coinvolgente e affascinante, semplice e misteriosa, candida e malefica, innocente e peccatrice, dolce e blasfema, innamorata e quasi incestuosa, bella e arrivista, tremenda e rinunciataria è Parthenope, la protagonista di questa storia che cammina mano a mano con le contraddizioni della Città del Vesuvio, ricca e povera, malavitosa e onesta, sentimentale e feroce, bagnata da acqua e sale che le danno bellezza e mostri. Sorrentino ha realizzato un film quasi felliniano in simbiosi con la sua stupenda Città che di pecche ne ha molte e le annega nella fede e il suo san Gennaro e nelle mani della malavita, ma si esalta con poco, dimenticando i problemi con la vittoria in un gioco fatto di calci a un pallone. La scelta di attori d’esperienza come Silvio Orlando, Luisa Ranieri, Stefania Sandrelli, Peppe Lanzetta e di una splendida Celeste Dalla Porta, una quasi debuttante che sa trasformarsi agevolmente passando da un sentimento a un altro, da un problema ad un altro … Ottima la fotografia, i primi piani e ricchi dialoghi con frasi ad effetto che si inchiodano nella mente dello spettatore. Un film che può lasciare anche perplessi ma sicuramente testimone duraturo dell’arte cinematografica.