Guardando il TG, la notizia: esce oggi il nuovo film di Clint Eastwood e allora è stato irrefrenabile correre a cinema, di pomeriggio, con solo altre cinque persone in sala e sotto controlli Covid. Il film non entusiasma più di tanti precedenti, ma segna un passo importante nella carriera, lunghissima, del grande regista-attore. E’ il film della super terza età, 91 anni sono tanti solo per chi non sa viverli e Clint è attivo, produttivo e piace anche adesso che i suoi movimenti sono più lenti (lento è sempre stato, ma ora lo fa naturalmente). il suo viso più asciutto ma con quegli occhi di ghiaccio che mostrano una luce di tenerezza perché la svolta verso il sentimentalismo, gli affetti supera la via del western classico. Il protagonista ha l’incarico di riportare un figlio al padre e con il bambino, dai primi scontri nasce un rapporto nonno-nipote e il viaggio verso casa regala paesaggi messicani desertici, paesini che sembrano del passato, incontri con persone perverse e profondamente bisognose d’affetto, momenti in cui il “macho” sembra prevalente sull’uomo dotato di cuore e scene in cui la virilità brutale si scioglie nei sentimenti: “cry macho” … Certo, come tutti gli anziani, il protagonista si intenerisce allo sguardo di un bambino, al racconto di violenze subite e usa le sue ultime forze da “macho” per raggiungere i suoi obiettivi. Il film è fatto bene, ottima fotografia, primi piani alla “Sergio Leone”, che tanto amiamo, sui volti e sulle cose, una buona colonna sonora che in certi momenti regala canzoni che si inseriscono bene nella storia, bravi attori come Eduardo Minett, Natalia Traven, Dwight Yoakam, Fernanda Urrejola e, permettetemi, il “machissimo” gallo e l’immancabile cappello … Questo film ha arricchito comunque la nostra collezione preziosa di film di un uomo che farà sempre parte della storia del cinema e aspettiamo altre opere: grande Clint!