Il cinema nel teatro, il teatro nel cinema.

Quando il cinema si intreccia col teatro e con la musica, ti regala emozioni vere e indimenticabili. Il film “I Fratelli De Filippo” di Sergio Rubini esce poco dopo un altro film dedicato alle Famiglie Scarpetta e De FIlippo cioè “Qui rido io” di Mario Martone e per lo spettatore è impossibile non fare confronti. Il film di Martone ci era piaciuto tantissimo per la sua teatralità e sottile ironia impostata sul personaggio complicatissimo Eduardo Scarpetta, grande attore e patriarca assoluto, mentre il film di Rubini, ricalcando la storia intricata sentimentalmente dello stesso personaggio, è incentrata sulla storia sofferta dei De Filippo, i figli mai riconosciuti e discriminati rispetto ai figli dal cognome Scarpetta. Rubini è riuscito a creare un racconto pulito, delicato, sentimentale pur basato su rapporti difficili tra genitori e figli, tra fratellastri, tra fratelli, rendendo reali e riconoscibili certi momenti di illusioni e di sofferenze che tantissime persone vivono anche attualmente giorno dopo giorno nelle famiglie allargate … che, però, nel caso dei De Filippo non ebbe mai momenti semiufficiali. Rubini ha scelto pezzi di teatro e dialoghi che tengono viva l’attenzione, fa nascere curiosità verso l’arte del teatro in chi ne frequenta pochi oppure suscita ricordi ed emozioni per chi ha provato a calcare il palcoscenico, facendo vivere momenti caotici del dietro le quinte, fa capire cosa vuol dire la passione nel presentare a sipario aperto i problemi della gente comune, di una città difficile come Napoli, essa stessa un teatro vivente continuo nelle sue strade, nei suoi mercati … Scegliendo attori bravissimi, non noti al grande pubblico o esordienti accanto ad attori di grandi esperienze, il regista ha fatto centro e non sarà facile dimenticare le interpretazioni di Mario Autore, Domenico Pinelli, Anna Ferraioli Ravel, degli attori-bambini, Giancarlo Giannini, Marisa Laurito, Vincenzo Salemme, Susy Del Giudice, Marianna Fontana, Maurizio Casagrande, Maurizio Micheli e tutti gli altri, senza dimenticare Biagio Izzo che siamo abituati a vedere come comico e in film da cassetta e cinepanettoni ma qui mette in evidenza un’ esperienza di gavette teatrali, che gli hanno reso possibile questo ruolo importante e anche drammatico: bravo. Buona la fotografia e stupenda la colonna sonora di Nicola Piovani che si plasma sul corpo della storia attimo per attimo. Un film da vedere e da ricordare e questo parere non è legato all’essere napoletano o all’aver provato l’amore per il teatro o aver assistito dal vivo a spettacoli dei De FIlippo: Rubini ha sorpreso per solidità dell’impianto della pellicola, dei momenti rappresentati, scelti tra quei lunghi anni e anni delle storia dei De Filippo, della sua esperienza che qui si esplicita stupendamente. Aspettiamo grandi riconoscimenti perché dalla sala si esce veramente soddisfatti e dimentichi di ciò che la vita riserva fuori.

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“Cry Macho – Ritorno a casa”: il ritorno di Clint

Guardando il TG, la notizia: esce oggi il nuovo film di Clint Eastwood e allora è stato irrefrenabile correre a cinema, di pomeriggio, con solo altre cinque persone in sala e sotto controlli Covid. Il film non entusiasma più di tanti precedenti, ma segna un passo importante nella carriera, lunghissima, del grande regista-attore. E’ il film della super terza età, 91 anni sono tanti solo per chi non sa viverli e Clint è attivo, produttivo e piace anche adesso che i suoi movimenti sono più lenti (lento è sempre stato, ma ora lo fa naturalmente). il suo viso più asciutto ma con quegli occhi di ghiaccio che mostrano una luce di tenerezza perché la svolta verso il sentimentalismo, gli affetti supera la via del western classico. Il protagonista ha l’incarico di riportare un figlio al padre e con il bambino, dai primi scontri nasce un rapporto nonno-nipote e il viaggio verso casa regala paesaggi messicani desertici, paesini che sembrano del passato, incontri con persone perverse e profondamente bisognose d’affetto, momenti in cui il “macho” sembra prevalente sull’uomo dotato di cuore e scene in cui la virilità brutale si scioglie nei sentimenti: “cry macho” … Certo, come tutti gli anziani, il protagonista si intenerisce allo sguardo di un bambino, al racconto di violenze subite e usa le sue ultime forze da “macho” per raggiungere i suoi obiettivi. Il film è fatto bene, ottima fotografia, primi piani alla “Sergio Leone”, che tanto amiamo, sui volti e sulle cose, una buona colonna sonora che in certi momenti regala canzoni che si inseriscono bene nella storia, bravi attori come Eduardo Minett, Natalia Traven, Dwight Yoakam, Fernanda Urrejola e, permettetemi, il “machissimo” gallo e l’immancabile cappello … Questo film ha arricchito comunque la nostra collezione preziosa di film di un uomo che farà sempre parte della storia del cinema e aspettiamo altre opere: grande Clint!

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