“Lacci”: un coinvolgente intreccio di fili

Si dice che il cinema regala emozioni, ricordi, sensazioni, sensi di colpa e di assoluzione: questo film racconta una storia che conferma con forza queste parole. Un intreccio di fili in una famiglia che, come tante, passa dai primi anni di un amore attraverso vicissitudini tra alti e bassi momenti di gioia, come avere dei figli, ad alti e bassi momenti di gelosia,di odio, di rancori, agli anni dell’anzianità con altri modi di vivere una coppia, di ricerca di appigli in cui credere ancora o avere un affetto ma anche con sguardo all’indietro, a errori evitati e errori fatti. Intrecci di parole tra caratteri diversi e accuse reciproche tra tutti i personaggi (si ricorda la frase detta dalla moglie al marito: “Tu non sarai quello che vuoi essere, ma quello che ti capita …”) rappresentati in tanti bellissimi primi piani di attori di alto livello:  Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno, Adriano Giannini e i ragazzi ben scelti e con azzeccata colonna sonora. Daniele Lucchetti si conferma ottimo regista e merita molto più di uno scarso pubblico nelle sale che il Covid ha praticamente bloccato. Si esce pensierosi anche su se stessi e soddisfatti, con i quasi sciolti … lacci.

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“Padrenostro”: una fiction per il cinema …

Il film di questo weekend lascia soddisfatti per metà. La storia, negli anni Settanta,  di un’amicizia tra due ragazzi cresciuti in modo molto diverso: uno ha assistito all’attentato al padre, l’altro appare come un fantasma da esperienza diversa. L’amicizia tra ragazzi nasce sempre spontaneamente, con innocenza e trasporto, inconsapevole degli eventuali sviluppi. Il film pone l’accento sulla famiglia, sulla comunicazione tra genitori, tra genitori e figli e, in particolare, tra un padre apparentemente burbero e preso da responsabilità e un figlio che per lui stravede e tra una madre che dal figlio riceve un rapporto più freddo (a memoria: a un certo punto lei gli chiede: “Perché fai così con tua madre?” e il ragazzo risponde “Perché non sei un padre”). Il film biografico, dedicato dal regista Claudio Noce. al padre vicequestore sfiora il problema del terrorismo, guarda ai rapporti umani, scappa dall’approfondimento delle conseguenze di un attentato, volando alto, facendoci vedere belle scene, primi piani intensi o ascoltare una colonna sonora buona, ma con inserimenti furbeschi di canzoni famose dell’epoca ma non scende nella disperazione e nei problemi reali, psicologici e sentimentali. Una commedia che racconta comportamenti e preoccupazioni di una qualsiasi famiglia. Due stelle brillano: le interpretazioni di Pierfarncesco Favino, sempre più maturo ed esperto, e di Barbara Ronchi, vera mamma con le sue espressioni di preoccupazioni e affetti. I ragazzi, Mattia Garaci e Francesco Gheghi, sono ben guidati e possono avere futuro nel cinema. L’autore comunque non fa partecipare lo spettatore in maniera coinvolgente come avviene in genere in una sala cinematografica, ma raccontato una storia da salotto di casa davanti a una fiction in TV.

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“Miss Marx”: storia di diritti e di cuore …

Questo film è strano perché si entra in sala con l’idea di vedere una pesante biografia di una donna e trovarsi in una storia sociale e sentimentale di Eleanor, terza figlia di Karl Marx ( filosofo, economista, storico, sociologo, politologo, giornalista tedesco, che molto segnò il suo tempo e gli anni seguenti con le sue teorie sul capitalismo e socialismo) che, ereditando e credendo nei principi paterni, dedicò la sua vita alla conquista dei diritti di donne e lavoratori con fermezza ma con amore e debolezza verso un uomo che non la meritava. Un film che si inizia a seguire con severità, poi con curiosità e infine con attenzione e coinvolgimento. Molto importante il ricorso dell’autrice e  regista Susanna Nicchiarelli a foto d’epoca e ad una colonna sonora che viaggia tra il classico e il rock, facendoci quasi vedere un musical che, inizialmente fa sorgere dubbi … Bravi gli attori scelti, un’evidenza meritano i due protagonisti principali:  Romola Garai, in certi momenti splendida, e Patrick Kennedy (II). Un film gestito con complicato equilibrio tra problematiche sociali del tempo e vita privata di una donna che seppe lottare contro gli ingiusti ma non contro un marito egoista e dal cuore inesistente. Si esce soddisfatti della scelta.

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