A volte capitano, nel quotidiano, cicli inaspettati e in due settimane è capitato di vedere tre film con uno stesso filo conduttore: storie vere sugli abusi e la violenza della polizia di alcuni Stati americani che, una volta individuata una persona “debole” la rendono colpevole “per forza”, senza andare per il sottile … “RIchard Jewels” fatto passare da eroe a terrorista, “Se la strada potesse parlare” in cui un giovane di colore viene accusato di stupro, senza prove e nonostante il suo leale amore con una coetanea e la sua proclamata innocenza … e poi questo film “Il diritto di opporsi” che vede un uomo di colore preso di mira da poliziotti e magistrati e viene accusato, senza approfondimenti, di avere ucciso una ragazza bianca … La Giustizia dovrebbe essere democratica, al di sopra di razze, colore, appartenenza religiosa … Così si dice, ma la realtà è ancora ben diversa e la vera Giustizia, quella “giusta” spesso è un miraggio ancora oggi, in tutto i Paesi come non muore il razzismo … Questo ultimo film è veramente importante, ben costruito, avvincente e la figura del giovane avvocato, da poco laureato e quindi puro e idealista, credente in quella Giustizia teorica che gli hanno insegnato, è motore centrale che trasporta tutta la storia. Interpreti scelti con attenzione da parte del regista Destin Daniel Cretton sia per somiglianza ai personaggi reali, sia per bravura e quindi applausi per Michael B. Jordan, Brie Larson, Jamie Foxx, O’Shea Jackson Jr., Tim Blake Nelson e tutti gli altri, comparse incluse … Bella, anche se non martellante, la colonna sonora, ottimi primi piani e gli sguardi tra personaggi, forte l’accento sulla solidarietà che nasce tra deboli, siano essi abitanti di uno stesso quartiere o dell’ancora tanto criticato braccio della morte, triste la riflessione sull’uso della sedia elettrica e il ricorso alla pena di morte. Un film che resta nella mente e nel cuore. Un suggerimento: non andare via subito all’inizio dei titoli di coda …
Questo film scolpisce nel cuore la parola “Orrore”, quello di una guerra che sconvolse il mondo e la vita di milioni di giovani e famiglie. E ci porta, mano a mano, a percorrere le labirintiche trincee che videro ripararsi, partire all’attacco, soffrire o morire più o meno eroici soldati, a volte quasi adolescenti. La trama, al mio solito, non la riporto: già i trailer spesso rivelano scene in anteprima che possono togliere suspence, basta scrivere che l’attenzione è rivolta a due giovani, amici, cui è affidato un delicato incarico. E, tra scene anche crude, in una natura spesso deturpata, città sparite, lo spettatore vive con ansia e speranza il passare dei minuti, scanditi da una colonna sonora non invadente, ma che accompagna, come grande interprete, l’evolversi della storia. Due bravissimi attori nei personaggi principali: George MacKay e Dean-Charles Chapman, accompagnati da Mark Strong, Andrew Scott, Richard Madden,. Claire Duburcq (unica attrice), Colin Firth, Benedict Cumberbatch … e migliaia di comparse per un kolossal drammatico che entrerà sicuramente nei film da ricordare. Si esce scossi, pensando a come oggi le guerre ci sembrano solo immagini fuggenti dei TG e l’amicizia, se non profonda, è volatile.
Clint Eastwood è ormai un marchio di qualità, i suoi film migliorano con l’avanzare dell’età e stupisce proprio come alla sua veneranda età egli abbia la capacità di raccontarci storie realmente accadute con una padronanza della macchina da presa eccezionale, come nei primi piani, con i suoi giochi di luce che dalla penombra portano in evidenza particolari scene da imprimere nella mente, con la scelta di attori di grande livello (i premiati con Oscar Sam Rockwell e Kathy Bates, oppure Jon Hamm, Olivia Wilde …) o di grandi promesse come il protagonista Paul Walter Hauser, finora quasi sconosciuto eppure con grande caratterizzazione del ruolo affidatogli … Il problema, non solo statunitense, del potere dei media, che possono portare una persona dalle stelle alle stalle, o delle Forze di Polizia, nel caso il FBI, che messi gli occhi su una persona, possono arrivare a perseguitarla pur di avere un colpevole, è un problema di difficile soluzione, anzi col moltiplicarsi dei social, sempre più persone possono cadere nella trappola dell’eroe-colpevole, dell’onesto-ladro, del pudico-spregiudicato … Eastwood sa farci riflettere a ogni scena, sa farci commuovere, ci regala rari sorrisi, ci fa, attraverso verità “reali”, tremare. Lui è un artista che nella storia del Cinema lascia, ogni volta, impronte indelebili. Un film da non perdere: Jewel, poi, non significa gioiello?