C’era una volta … a Hollywood: film, non film.

“C’era una volta … a Hollywood” è un film di Quentin Tarantino e, come tutti gli altri suoi film può piacere o no. A me è piaciuto perché racconta una storia, dietro le macchine da ripresa,  di uomini, un attore e  il suo stuntman e dei loro problemi, affetti, aspirazioni. Racconta, affiancando a questa,un fatto terribile di cronaca che sconvolse non solo la gabbia dorata di Hollywood, ma tutto il mondo: la strage in casa Polanski del 1969. Racconta, riportandoci con spezzoni ben inseriti, nel cinema e i personaggi di quegli anni, i western (con un occhio ai nostri spaghetti western …), i telefilm polizieschi, le commedie all’americana. Racconta, facendoci “rivedere” registi e produttori, attori come Steve Mc Queen, Bruce Lee, Dean Martin … Sharon Tate … Racconta, facendoci tornare nel tempo indietro e regalandoci sogni e delusioni di un mondo lontano da noi, ma come il nostro, con bellezze e brutture. Racconta con due attori, Leonardo Di Caprio e Brad Pitt, che si dividono la maturità raggiunta, l’esperienza, e un’attrice stupenda che, confermando la sua bravura, è capace di farci innamorare maggiormente di quella Sharon Tate aspirante diva. Colonna sonora ad hoc, non invadente. Un regista che spesso divide, ma molto più con i piedi per terra e meno volgare, meno angosciante, forte con i primi piani e dettagli importanti, inventore di una storia di realtà e fantasia, un film – non film.

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“Tutta un’altra vita”: sogno di film.

Questa settimana sono stato io a proporre a mia moglie di andare a vedere un film di svago dopo giorni pesanti e film in TV fatti di sparatorie e tensioni … “Tutta un’altra vita” è un film leggero, che regala qualche sorriso in una storia già vista basata su fortuna, sogni e illusioni. Il regista  Alessandro Pondi se la cava bene ma aveva a disposizione un bravo comico di teatro che può dare di più al cinema con migliori copioni, Enrico Brignano, un’avvenente attrice che non riesce a volare, Ilaria Spada e una Paola Minaccioni che ben interpreta il suo ruolo di donna popolana e meriterebbe di più, poi Maurizio Lombardi, Monica Vallerini e altri … La serata, come desiderato, è trascorsa serena. Il film, comunque, non è un Cinepanettone, ci somiglia. E non è un film da trofei: è il sogno di un “Film”, con la F maiuscola.

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Martin Eden: il pane e il sugo …

Può un romanzo del 1909 scritto da Jack London, diventare un film di attualità, da gustare e assorbire? “Martin Eden”, lo dico subito, è un bel film, appena presentato a Venezia, che evidenzia come un giovane non istruito, costretto dalla condizione familiare a lavorare fin da bambino, possa con la forza di volontà e quella dell’amore, evolvere le sue conoscenze e la sua personalità, facendo trionfare la cultura sull’individualismo materiale, sognando, come l’autore del romanzo e il regista stesso di questo film, Pietro Marcello, di cambiare con la testardaggine la propria vita e da quasi analfabeta tentare di essere uno scrittore. Come al solito, non illustro la trama, e mi limito a dire che il film insegna allo spettatore molti concetti e aspetti della vita personale, degli affetti e dell’amore, della vita sociale e politica che incontriamo nel quotidiano senza, forse, farci caso. E l’aiuto verso i meno abbienti, verso ideali ritenuti giusti, come il socialismo di quei tempi, verso i “diversi” fa da sottofondo alla storia del giovane Eden. Come l’ambientazione a Napoli, che  il regista ha scelto, essendo luogo ricco di contrasti, di povertà, fantasia, orgoglio, voglia di riscatto, sempre cangiante … una città che rappresenta il “mondo”.  Bello il montaggio di spezzoni di film d’epoche passate,  inseriti nella pellicola con maestria, evidenziando passato e presente, come stupenda è la colonna sonora che alterna brani di canzoni italiana con  quelli di Debussy, maestro del simbolismo musicale. Buona la scelta degli attori d’esperienza napoletani: Autilia Ranieri, Gaetano Bruno, la stupenda Carmen Pommella.  Carlo Cecchi, Marco Leonardi e tanti altri contribuiscono con sicurezza per dar forza ai loro personaggi. Un po’ scialba Jessica Cressy, più avvincenti le altre donne, anche quelle con poche parti … Una menzione straordinaria a Luca Marinelli che vedevo già da tempo (esempio nei panni di Fabrizio de Andrè, nella fiction o in La grande bellezza …) come attore promettente, in crescita continua, intenso e penetrante nei personaggi da interpretare e nella loro mente, oggi veramente grande e con grande piacere, tornando a casa, ho scoperto che alla Mostra del cinema di Venezia ha vinto il Premio Volpi come miglior attore: una volta tanto, un premio al vero merito … Per finire, ho segnato una frase che mi ha colpito per la sua attualità: quando il protagonista spiega a tavola, davanti a un piatto di maccheroni, l’importanza delle conoscenze, dice ”  … se il pane è l’istruzione e il sugo la povertà, bagnando il pane nel sugo, la povertà sparisce…”. Pensateci.

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