Andando a memoria, forse il più bel film che abbiamo visto nell’anno è questo “Il ponte delle spie” di Steven Spielberg e la bravura del regista esplode già dalle prime scene, dalla comparsa, via via, con ritmo attento, dei vari personaggi. Non racconto la trama, come al solito, ma la storia va vista con gli occhi al passato, alla fine degli anni Cinquanta, alla guerra fredda, all’erezione del muro di Berlino … al complesso mondo di intrighi, di spie, di compromessi e battaglie politiche più o meno evidenti, e con la mente al presente, riflettendo su tutto ciò che avviene ogni giorno, che apprendiamo da TV e giornali … Un ponte, quindi che unisce la realtà degli anni passati e la realtà attuale. I personaggi hanno la loro storia che si intreccia attimo dopo attimo con quella di tanti altri e il rapporto che si crea tra l’accusato e l’avvocato difensore è un rapporto “umano”, indipendentemente da colori politici, da idee, religione o modi di vita … La pellicola scorre e i pensieri dello spettatore si fermano a riflettere in un fenomeno strano: si ha sempre il tempo di seguire tutto ciò che accade con uno sguardo alla storia, ai sentimenti, alle furberie, all’attualità. La durata più lunga del solito, 140 minuti, non pesa proprio, anzi alla fine si vorrebbe ancora restare e conoscere il futuro … Grande interpretazione di Tom Hanks, stupendo Mark Rylance, bravi tutti gli attori, scelti appropriatamente dall’autore. Le musiche accompagnano i vari momenti, senza mai prendere sopravvento, ma integrandosi con le belle immagini, gli azzeccati primi piani … Un film da non perdere e che non dimenticheremo facilmente.
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Il Cenerentolo dei film di Pieraccioni …
Ieri sera una scelta veramente infelice: “Il Professor Cenerentolo” di Leonardo Pieraccioni segna, a mio giudizio, il punto più basso tra i film dell’artista che in passato, in particolare agli inizi della sua carriera cinematografica, ci aveva regalato belle e divertenti storie, oltre che tante riflessioni sul vivere quotidiano anche in maniera goliardica, spensierata come ne ” I Laureati” o “Il ciclone” con la sua energia vitale. Questa volta, però, la sceneggiatura è molto debole, non si riesce proprio a ridere veramente e qualche sorriso arriva dagli altri comprimari come il “piccolo” Davide Marotta o Sergio Friscia. Brave anche Laura Chiatti, un po’ teatrale, e la giovane Lorena Cesarini, una promessa, ma Flavio Insinna e lo stesso Leonardo Pieraccioni sono troppo ripetitivi ormai da tempo. La storia presenta spunti che potevano essere meglio approfonditi, ma tutto viene lasciato in vista del momento clou … Insomma, non resta che augurare all’attore-sceneggiatore-regista di risalire la china … Ci siamo consolati con un’ottima pizza bianca con provola, salsiccia e funghi porcini!
Tutto a metà …
“Loro chi?” è un film a metà. Lo scrivo subito. Se si vuole trascorrere un’oretta e mezza in tranquillità, sfuggendo al freddo in arrivo, è un film che si può andare a vedere e si ride anche in certi momenti. Il primo tempo è, per metà, di presentazione del protagonista e della sua vita in carriera con tante delusioni e, per l’altra metà, il coinvolgimento dell’altro protagonista, un truffatore, come tanti vivono e agiscono intorno a noi, in tutte le città. nel secondo tempo, la commedia italiana diventa comica, ma a metà, perché certe situazioni sembrano un po’ datate e troppo confuse. Il film per metà vorrebbe essere un racconto di volontà di riscatto, ma diventa un teatrino di una decadenza alla resa verso una società che offre poche possibilità di recupero. Edoardo Leo, ho scritto in altre occasioni, ha grandi potenzialità, ma ancora sembra reprimerle per una buona metà, mentre Marco Giallini ha per metà grande presenza e per l’altra metà fa un po’ di eccesso caratteriale. Di contorno gli altri attori: all’altezza Antonio Casagrande e il burbero Ivano Marescotti. Il film, diretto a metà da Fabio Bonifacci e Francesco Micciché, crea molte aspettative e si spera che in prossime occasioni potremo assistere a un ritorno della commedia italiana vera, che fa ridere e fa riflettere, che fa sognare e cadere nei problemi quotidiani con un po’ più di profondità. Quello che abbiamo visto in buona parte nel film della precedente recensione: “Gli ultimi saranno gli ultimi”, che preferisco.