Ieri sera, un gran bel film ci ha fatto riflettere tantissimo sugli orrori della guerra, sulla freddezza di uomini che scelgono di “servire la Patria” ad ogni costo, di “punire” terroristi e assassini diventando essi stessi “leggende” del mirino, vincitori di incredibili classifiche di bersagli umani abbattuti, mettendo a rischio non solo la propria vita, ma anche la serenità della propria famiglia. Clint Eastwood, non giudica, come è nel suo carattere usa molti silenzi e attenzione sull’aspetto psicologico di un uomo che “crede” in quello che fa e vive di momenti di gloria e di ricordi che lo rendono schivo, assente, lontano da tutti e da moglie e figli quando i suoi pensieri tornano ai giorni vissuti nella guerra in Iraq. Specie dopo gli attentati dell’11 settembre, si convince sempre più che deve difendere le persone care e tutti gli americani con la sua missione di “cecchino”. Il film, senza intervallo e più lungo della norma, non lascia un attimo di distrazione e ogni scena fa attendere con ansia e curiosità quella successiva. La scuola di Sergio Leone è stata fondamentale per il grande Clint che da attore era freddo e quasi immobile nelle espressioni, mentre come regista non sbaglia quasi mail il “centro”, come questo cecchino che, poi, è veramente vissuto e ha raccontato la sua esperienza di reduce sofferente di “mal di guerra” e che al suo ritorno definitivo a casa, mette a disposizione la sua esperienza per aiutare altri reduci con grosse menomazioni fisiche e mentali. Bella fotografia, grandi primi piani, bella colonna sonora che, tra l’altro, non dimentica Ennio Morricone col suo “The Funeral” … Attori scelti con attenzione, bravissimi Bradley Cooper e Sienna Miller su tutti. Da non perdere e da conservare in memoria.
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Ridere fa bene, senza dimenticare …
Abbiamo avuto in omaggio, per ieri sera, gli ingressi per l’anteprima del film francese “Non sposate le mie figlie” che sarà nelle sale dal 5 febbraio. Mi sono chiesto se nel Giorno della Memoria fosse il caso di andare a ridere, invece di vedere un film che aiutasse a non dimenticare, ad esempio come quello visto ieri sera in TV “Max e Helene” , bello e tristissima storia che lega i fatti di quei giorni con una grande storia d’amore.
Invece … il film, una commedia veramente comica sul tipo di “Il mio grosso grasso matrimonio greco”, che racconta cosa avviene in una famiglia borghese di una tranquilla coppia che ha dato un’educazione cattolica, antirazzista e multiculturale alle proprie quattro figlie, quando deve affrontare il matrimonio della quarta dopo che le prime tre avevano sposato un cinese, un ebreo e un musulmano … e già erano nati problemi di integrazione. L’ultima figlia, invece, sorprende i genitori annunciando il matrimonio con Charles, un cattolico: grande gioia della coppia e … perplessità quando vedono che il giovane è di colore. Il film scorre veloce tra equivoci, scherzi, momenti di tensione e di grande ilarità, specie quando entrano in scena anche i genitori di Charles. Attori ben scelti e assortiti, bravi in particolare i quattro genitori, scene e colonna sonora piacevoli.
E allora? Penso che, dopo i fatti di Parigi, nel momento attuale in cui tanto odio tra i popoli anche per motivi di religione è nella cronaca di tutti i giorni (proprio poco fa alla radio ho sentito che in Lombardia è stata fatta una legge che “regola” la nascita di luoghi sacri di religioni diverse …) vedere un film dove si incontrano tutte le razze in una famiglia nel nome dell’amore, dell’intelligenza, dell’onestà reciproca e sorridere sui luoghi comuni senza che ci si senta offesi nelle proprie idee, fa proprio bene.
Alla ricerca dell’acqua perduta …
Il titolo che ho messo a questo post sintetizza il significato del la storia del film che abbiamo visto ieri sera: “The Water Diviner”, il rabdomante, il cercatore d’acqua. Un contadini australiano conosce un metodo per trovare l’acqua esplorando terre aride e quando, dopo 4 anni, la moglie muore, le promette di riportare a casa i corpi dei tre figli morti a Gallipoli in Turchia durante la Prima Guerra Mondiale, quando per portare un principio di libertà, l’Australia portò a morire lì 10 mila ragazzi e i Turchi persero 70 mila dei loro: cose che conosciamo e vediamo ancora oggi … L’australiano Russel Crowe parte e tra mille peripezie, con l’aiuto di un maggiore turco che conosce e che considera l’evento della morte di tanti uomini uguale per tutti e per tutte le Nazioni va a raggiungere il suo obiettivo. La storia è come tante che abbiamo visto al cinema: qualcuno che cerca altri per amore. Quindi è chiaro perché ho scritto “acqua perduta”: l’acqua è un bene prezioso e lo è ancora di più quando la si perde, come il padre che ha perso i suoi amati figli.
Il film ha belle immagini sia in Australia, sia in Turchia ed ha una bella colonna sonora cui ha contribuito anche l’italiano pianista Ludovico Einaudi. Russel Crowe sta maturando come attore e per la prima volta ha diretto un film: deve un po’ alleggerire, in futuro, le storie perché in questo film passano altre storie collegate alla principale che, però, si smarriscono, ad esempio la ricerca del padre di un bambino, o sono necessariamente sfiorate come l’innamoramento con una donna turca, interpretata da Olga Kurylenko che ci ha affascinato ( … tanto che persino la mia vicina di posto, alias la mia metà, ha detto più volte che è “bellissima” …). Tutti gli attori, compreso il bambino, sono bravi e Ylmaz Erdogan ha dato una caratterizzazione ottima al personaggio del maggiore che attraversa vari stati d’animo … Crowe ha un buon futuro da regista, perfezionando alcuni punti. Il film è da vedere e rimarrà nei ricordi dello spettatore anche per le lacrime versate dalla moglie vicina a voi che, intanto, cercate di non far vedere i vostri occhi lucidi, pensando all’amore per i figli e alle difficoltà della vita …