I Manetti Bros sono ormai un marchio di garanzia: i loro film segnano sempre un punto di ripartenza del cinema italiano. Questo “Diabolik” è un bel film e lo poteva essere ancora di più. I ritmi italiani dei thriller, sia in TV che al cinema, sono lenti e inizialmente si ha la sensazione che il grande personaggio dei fumetti non sarà rappresentato come ce lo siamo immaginati nelle storie delle sorelle Giussani fin dagli Anni ’60: dinamico, forte, impassibile; Luca Marinelli appare un eroe dai tempi “meditativi”, gracilino anche per il suo tono di voce, sentimentalmente arrendevole verso alcuni personaggi e totalmente di fronte ad una splendida Eva Kant che Miriam Leone ha saputo rappresentare nell’eleganza, nella furbizia e nel carattere deciso dell’eroina che ci ha fatto sempre sognare … In pratica, all’inizio si ha il timore di annoiarsi, poi man mano che la storia va avanti e si comincia a entrare nella “filosofia” della coppia terribile, inafferrabile, solida, in cui la donna ha la sua giusta parità, si viene coinvolti. Importante il solido appiglio costituito dal personaggio dell’Ispettore Ginko che Valerio Mastrandea ci offre come conferma delle aspettative che negli anni ci siamo immaginati, quelle del cacciatore puntiglioso, deduttivo e capace. Il coinvolgimento avviene anche per l’illustrazione dei trucchi e delle tecniche usate dal criminale e per la Clerville “milanese” che portano in strade e piazze note ai locali e ai turisti … Buona la colonna sonora e la fotografia che indugia spesso sugli occhi dei due personaggi, perforando le maschere e entrando nel loro intimo. Altri attori ben inseriti come Claudia Gerini, Vanessa Scalera. «continua Serena Rossi, Alessandro Roja, Stefano Pesce … Conclusione: film da vedere perché fa parte della storia di moltissimi spettatori di tutte le età tenendo presente che Diabolik è si l’eroe, ma Eva è la sua metà imprescindibile.
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Sabato, domenica e lunedì … New.
Aspettavo con curiosità “Sabato, domenica e lunedì” modernizzato, convinto che le commedie di Eduardo raccontano fatti di passioni, amori e sofferenze, che sono sempre attuali. Grande delusione, troppe forzature e momenti noiosi, nonostante un cast di bravi attori. Unica nota positiva: la celebrazione del ragù.
Il cinema nel teatro, il teatro nel cinema.
Quando il cinema si intreccia col teatro e con la musica, ti regala emozioni vere e indimenticabili. Il film “I Fratelli De Filippo” di Sergio Rubini esce poco dopo un altro film dedicato alle Famiglie Scarpetta e De FIlippo cioè “Qui rido io” di Mario Martone e per lo spettatore è impossibile non fare confronti. Il film di Martone ci era piaciuto tantissimo per la sua teatralità e sottile ironia impostata sul personaggio complicatissimo Eduardo Scarpetta, grande attore e patriarca assoluto, mentre il film di Rubini, ricalcando la storia intricata sentimentalmente dello stesso personaggio, è incentrata sulla storia sofferta dei De Filippo, i figli mai riconosciuti e discriminati rispetto ai figli dal cognome Scarpetta. Rubini è riuscito a creare un racconto pulito, delicato, sentimentale pur basato su rapporti difficili tra genitori e figli, tra fratellastri, tra fratelli, rendendo reali e riconoscibili certi momenti di illusioni e di sofferenze che tantissime persone vivono anche attualmente giorno dopo giorno nelle famiglie allargate … che, però, nel caso dei De Filippo non ebbe mai momenti semiufficiali. Rubini ha scelto pezzi di teatro e dialoghi che tengono viva l’attenzione, fa nascere curiosità verso l’arte del teatro in chi ne frequenta pochi oppure suscita ricordi ed emozioni per chi ha provato a calcare il palcoscenico, facendo vivere momenti caotici del dietro le quinte, fa capire cosa vuol dire la passione nel presentare a sipario aperto i problemi della gente comune, di una città difficile come Napoli, essa stessa un teatro vivente continuo nelle sue strade, nei suoi mercati … Scegliendo attori bravissimi, non noti al grande pubblico o esordienti accanto ad attori di grandi esperienze, il regista ha fatto centro e non sarà facile dimenticare le interpretazioni di Mario Autore, Domenico Pinelli, Anna Ferraioli Ravel, degli attori-bambini, Giancarlo Giannini, Marisa Laurito, Vincenzo Salemme, Susy Del Giudice, Marianna Fontana, Maurizio Casagrande, Maurizio Micheli e tutti gli altri, senza dimenticare Biagio Izzo che siamo abituati a vedere come comico e in film da cassetta e cinepanettoni ma qui mette in evidenza un’ esperienza di gavette teatrali, che gli hanno reso possibile questo ruolo importante e anche drammatico: bravo. Buona la fotografia e stupenda la colonna sonora di Nicola Piovani che si plasma sul corpo della storia attimo per attimo. Un film da vedere e da ricordare e questo parere non è legato all’essere napoletano o all’aver provato l’amore per il teatro o aver assistito dal vivo a spettacoli dei De FIlippo: Rubini ha sorpreso per solidità dell’impianto della pellicola, dei momenti rappresentati, scelti tra quei lunghi anni e anni delle storia dei De Filippo, della sua esperienza che qui si esplicita stupendamente. Aspettiamo grandi riconoscimenti perché dalla sala si esce veramente soddisfatti e dimentichi di ciò che la vita riserva fuori.