Canone RAI

Leggo che il pagamento del canone è la tassa più odiata dagli italiani. Sono d’accordo: per ciò che ci fanno vedere e per il business che fanno, le televisioni dovrebbero loro dare soldi a noi! E nemmeno costringerci a cambiare apparecchi e comprare decoder per nuove tecnologie che sono peggiori delle precedenti. Io sono arrabbiato perché pago e perché mi hanno detto che la tassa è sul possesso di apparecchi “ricevitori di informazioni” e quindi TV, radio, computer …  Se non vedo i programmi RAI, che non svolgono servizio pubblico, se non vedo i programmi Mediaset perché il livello è da mercato delle schiave, devo pagare lo stesso: diciamo allora che pago questa tassa per ciò che mi offre internet perché mi permette di viaggiare per il mondo, conoscere usi, arti e costumi, confrontarmi o scontrarmi con la realtà fatta da popoli per i popoli, da bianchi, gialli, neri, rossi, verdi …

Sotto questo aspetto, ingoio l’amaro calice da anni.

(Pubblicata su METRO del 25 gennaio 2011)

Vigili in centro, poco informati

Vigilia di Natale, piazza Duomo,  tre uomini e una donna in divisa di Polizia Locale. La loro gradita presenza mi invoglia a fare una domanda: deve arrivare, per Capodanno, dalla Germania, un mio parente e venire in centro; l’auto con targa straniera è esonerata da Ecopass? I Vigili si guardano un po’ smarriti, i loro primi piani avrebbero fatto la gioia del grande regista Sergio Leone. Il più reattivo dice che ho posto una domanda “tecnicamente difficile”, che bisogna vedere se la Nazione di provenienza “fa parte o no” dell’Europa Comune. Il secondo lo aiuta: “Sa, non tutti i Paesi extracomunitari hanno i data base per risalire dalle targhe ai proprietari …”. Il terzo, giovane e forte, rimane in silenzio, forse pensa. Interviene in soccorso la Vigilessa che, come tutte le donne, in pochi attimi capisce il momento difficoltoso e mi dice che posso chiamare al numero verde del Comune. Chiedo, allora, se mi possono fornire il numero, ma, dopo uno scambio d’occhiate anche un po’ infastidite, mi invitano a trovarlo sull’elenco telefonico. Già: anni fa quasi ogni bar aveva un telefono pubblico e un elenco, ma adesso la cosa diventa difficile. Io e mio figlio ci sentiamo smarriti e sembriamo Totò e Peppino di fronte al Ghisa col loro “Pardon, noio volevàn savoir …” e ci allontaniamo col nostro dubbio non risolto. Poco dopo, un cartello elettronico riporta la scritta “Ecopass sospeso dal 31 dicembre al 9 gennaio”. Basta informarsi …

(Pubblicata su La Repubblica del 09 gennaio 2011)

- Dal film: Totò, Peppino e la malafemmina - (Foto da Internet)


Punti fermi, addio

Ho perso delle certezze. Mi avevano detto che dovevo usare piatti, bicchierini per il caffè di plastica e di usare i sacchetti di plastica per la spazzatura: la plastica inquina per decenni. Mi avevano detto che le catene per neve a Milano sarebbero state obbligatorie dal 15 novembre: le ho comprato, ma non si è fatto più niente. Mi avevano detto di sostituire tutte le lampade ad incandescenza e sostituirle con quelle a risparmio energetico che durano molto di più: in sei mesi ne ho sostituite quattro, in 30 anni ne avevo sostituite, di quelle vecchie, solo sei. Mi avevano detto che il digitale terrestre mi avrebbe dato più canali: ho cambiato televisore che era già integrato e ne vedo meno. Mi avevano detto usare sapone liquido: inquina molto e bisogna tornare alle saponette. Mi avevano detto di leggere molto: per fare la carta abbattono alberi e poi diventa rifiuto. Mi avevano detto di differenziare la monnezza: poi i camion di raccolta mettono tutto insieme. Mi avevano detto di cambiare l’auto da Euro 1 a 2, poi a 3 e poi a 4: pare che anche gli Euro 5 inquinano e allora devo usare i mezzi pubblici. Mi avevano detto che i treni sarebbero stati puliti e puntuali: tutto uguale, ma aumenteranno i prezzi dal prossimo mese. Mi avevano detto di essere onesto: non vedo onesti che ci gestiscono e nemmeno tanti intorno a me. Mi avevano detto di rispettare gli anziani, i disabili: non vedo l’attenzione. Mi avevano detto di fare seriamente il proprio lavoro e con dedizione: mi hanno costretto in pensione con ancora tanta forza, voglia e fantasia. Mi avevano detto di andare in pensione a 65 anni per non gravare sull’INPS: ora non gravo più sul datore di lavoro perché si è vecchi a 50 anni e l’INPS nemmeno pensa ai giovani precari. Mi avevano detto di seguire Marx per la democrazia sociale e Dio per il futuro: ora so che i comunisti  mangiano i bambini e Dio spesso si distrae.

(Pubblicata da La Repubblica il 9 e dal Corriere della Sera il 17 dicembre 2010)