Immigrati: e Arese? Più o Meno…

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11 settembre 2015 – Questa volta si pensa di mettere un po’ da parte i problemi, piccoli o grandi, legati alla vita quotidiana, alla viabilità, alla Casa dell’Acqua che al momento riposa, alle buche e ai rappezzi a casaccio, ai parchi più o meno abbandonati, senza sminuire l’igiene, qualità dell’ambiente e dei servizi forniti, l’educazione civica e il rispetto degli altri, l’osservanza delle Leggi. Si chiede una sospensione di discussioni e dibattiti accesi, a favore o a sfavore di alcune situazioni: questa settimana allarghiamo lo sguardo su un problema che coinvolge non solo gli aresini, ma intere popolazioni europee e non. Papa Francesco ha preso una decisione: tutte le Parrocchie, gli edifici religiosi e strutture devono ospitare almeno una famiglia di profughi.

L’Unione Europea ha preso l’impegno di accogliere rifugiati suddivisi in varie quote per ogni Nazione. L’Italia da anni fa la sua accoglienza umanitaria con sistemi e strutture più o meno gestite in modo efficace ed efficiente e con metodi più o meno legali. La Germania ha avuto un cambiamento repentino nel proprio atteggiamento e accoglierà 500 mila profughi all’anno per i prossimi anni. La Grecia, nonostante la sua crisi economica, fa quel che può. Altri Paesi, come l’Ungheria e la Danimarca, bloccano i passaggi e, addirittura, abbiamo visto di nuovo la crescita di “muri” che pensavamo non più possibile in un mondo “globale”. Il ragionamento del Papa è semplice: essendo 24.420 le Parrocchie in Italia (fonte La Stampa.it, set 2015) c’è la possibilità di accogliere oltre 97 mila profughi (media: 4 persone per famiglia, 1 famiglia per ogni Parrocchia). Di fronte a un esodo biblico che vedrà milioni di migranti spostarsi per il mondo, anche in Italia si sta pensando di distribuire le persone che arrivano nelle varie Regioni, pertanto è naturale che al residente di una piccola Città come la nostra Arese, nasca la curiosità di conoscere quale posizione hanno i vari Partiti o Associazioni per affrontare l’emergenza che prima o poi toccherà tutti i Comuni italiani. L’argomento è di competenza di chi ha responsabilità o vuole responsabilità nella gestione della Città. In che numero si può concretizzare la ricezione di migranti? Quali sono le loro proposte di accoglienza? Quali fondi economici possono essere destinati? Quali strutture vengono individuate per l’ospitalità? Come si pensa di integrare uomini, donne e bambini? Quali opportunità di lavoro possono essere offerte? Ovviamente le domande sono tante e tutte molto difficili in quanto richiedono studi approfonditi, basati su concrete possibilità e su sensibilità diverse di fronte alla soluzione del problema. A ciò, si affiancano le convinzioni personali di ogni aresino e la possibilità di offrire o meno ospitalità, anche in base a condizioni economiche, abitazioni idonee e così via: questo riguarda, però, scelte volontarie e ognuno di noi ha le proprie idee, mentre è interessante sapere a livello istituzionale o gestionale come ci si sta muovendo, anche sulle conoscenze che si hanno dei propri iscritti o elettori o semplici cittadini. Ritengo che QuiArese sia lo strumento di informazione che, seguito da migliaia di aresini, possa ospitare i vari interventi e idee che gli interessati volessero, più o meno, far conoscere.

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Vacanze finite. Chi ben inizia… Più o Meno

04 settembre 2015 – In questi mesi estivi, forse per il troppo caldo, abbiamo letto di tutto nei commenti su questa rivista o sui social dedicati alla nostra Città. Si è arrivati al punto che chi fornisce un’informazione, scritta o visiva, o fa un commento viene offeso anche personalmente. Su un social, molto seguito, abbiamo letto addirittura di inviti a scontri da Far West… È come se un giornalista di fama scrivesse che in Italia c’è crisi e alcuni lettori, invece di capire i motivi della crisi e chiedere a chi governa quali programmi vuole attuare per risanare l’economia, accusassero il giornalista di non fare qualcosa per migliorare i bilanci. Ho già riportato, altre volte, il pensiero di Eugenio Scalfari sulla differenza tra chi “informa” e chi è “responsabile” della soluzione dei problemi.

Ultimamente a Milano molti cittadini sono scesi in strada per pulire muri imbrattati ed è un atto volontario e ammirevole. A Roma, l’attore Alessandro Gassman ha proposto di scendere con ramazze e sacchi a pulire la propria strada: buona iniziativa. In passato, c’è chi ha pensato a squadre di cittadini per vigilare nei quartieri per la sicurezza di case e famiglie. Lo Stato, quelli che governano le Città e i Responsabili dei vari Enti, devono però fare la propria parte, non solo perché i cittadini pagano le tasse per avere servizi in cambio, ma anche perché quando si candidano e vengono nominati fanno delle promesse che, almeno per coerenza, dovrebbero tentare di attuare, senza nascondersi dietro i “non sapevo”, “non hanno usato siti istituzionali”, “non ho tempo per leggere i giornali e le rubriche dei lettori”, “non guardo la Tv”. È come se il Governo, dopo aver messo a disposizione il sito sulla “Buona Scuola” non lo avesse mai letto e gli Insegnanti che hanno messo i suggerimenti o protestato in piazza o sui media non avessero voce in capitolo e avrebbero dovuto loro risolvere i problemi dell’assegnazione delle cattedre o delle scuole fatiscenti. I cittadini, con qualsiasi mezzo, hanno il diritto di far sentire la propria voce, senza dover ricorrere ad amici o amici degli amici per far arrivare al Responsabile di turno il suo contributo.

Tornando alla nostra piccola realtà, sembra naturale che a fronte di cambiamenti, grandi o piccoli, ci siano tanti commenti negativi o positivi. Anche questo significa “partecipazione” alla vita pubblica. Si vuole, spesso, dare consigli, suggerimenti per migliorare criticità che a volte possono sfuggire a chi amministra. Eppure, si corre il rischio di essere inseriti nell’elenco degli “inutili” e dei destinati alla “bocciofila” che qualche concittadino ha in mente di creare come “campo di concentramento” di chi vuol esprimere, a favore o no, la propria idea. Bellezza o bruttezza, sicurezza o pericolo, traffico o snellimento del traffico, colori o monotonia, deflessioni o non… Il pensiero di ognuno è libero di essere espresso. Ma c’è a chi va bene tutto di tutto e vi chiederà se avete contattato chi di dovere, se avete fatto le segnalazioni con strumenti informatici oppure perché non intervenite con ruspe e mattoni per mettere a posto le cose. Queste persone accusano donne di essere sfaccendate, anziani di essere perditempo, ingegneri e architetti di essere critici per fare proseliti, amanti della natura o esperti di legno e di pali elettrici di essere polemici per forza, pedoni e ciclisti di essere lobbisti, disabili che fanno presente i loro problemi di essere egoisti, persone civili ed educate al rispetto degli altri e dell’ambiente di essere vigilantes per interesse. E sono supercritici, talmente super, che se qualcuno pubblica la notizia della risoluzione di un annoso problema, viene interpretato al contrario e anche il positivo di una foto viene vista in negativo. Per principio. O per spirito. O per mania di superiorità.

Se un Cittadino, è accaduto sul sito di QuiArese, segnala auto in divieto di sosta o rifiuti abbandonati in strada, viene accusato di essere fazioso, ma cosa dovrebbe fare? Mettere multe, raccogliere i rifiuti o chiamare, come se tutti avessero i numeri telefonici di tutti i Responsabili della gestione comunale, per gli interventi? Non spetta a questi ultimi fare norme, vigilare, indurre all’educazione civica e al rispetto delle Leggi? Gli stessi Responsabili, in un contesto di “qualità” dovrebbero essere contenti di ricevere segnalazioni e farsi promotori di azioni di miglioramento. La comunicazione dal basso verso l’alto, bidirezionale, è importante per la crescita della soddisfazione sui servizi, sull’ambiente e sostenibilità. Il modello  riportato nella foto allegata, illustra sinteticamente un processo di miglioramento e si evidenzia l’importanza di vari indicatori, tra cui le segnalazioni e i reclami dei Clienti-Cittadini. Continuando solo a contrastarsi, senza dibattere con serietà e coerenza, nel rispetto dei valori, fa diventare  tutto più difficile. Un giornale locale o un social dedicato sono la massima espressione di democrazia quando ognuno vuole esprimere una propria idea e il dibattito è giusto quando riguarda il fatto, la notizia, il problema. Se si criticano le “persone”, le loro professioni di lavoro o di fede, le loro esperienze, allora si perde in democrazia.

Ieri sera, in  una trasmissione televisiva, il prof. Monti e il Direttore de Il Fatto Travaglio hanno convenuto su un pensiero: “Chi fa informazione deve far presente le situazioni con tutti i mezzi possibili, chi ne ha responsabilità deve risolverle”. A me sembra lo stesso pensiero del 1986 di Scalfari, per cui, credendoci, continuerò, se mi sarà consentito, a prestare il mio contributo volontario all’informazione cittadina, tramite questa rivista. Ritengo importante far sapere ai miei Concittadini ciò che vedo, ai Responsabili ciò che merita attenzione, avere idee e contributi dei lettori su tali fatti. Guardando come “trasparenti” i maleducati e provocatori che attaccano le persone e non le notizie. Più o Meno.

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Ciclopedonali: nuove e già vecchie?

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09 luglio 2015 – Non essendo “muli”, quando si cammina o si va in bici, distraendosi dagli impegni quotidiani, più o meno gravosi, non si può evitare di fare qualche “osservazione”. Il fatto: in questo periodo di continui regali infrastrutturali legati all’evento Expo 2015, che, in ogni caso, sta cambiando la nostra zona, uno dei molto graditi agli abitanti della zona Nord Ovest della Città Metropolitana Milanese è la creazione di numerose piste ciclopedonali. Arrivano poco per volta, ben oltre l’obiettivo dell’inaugurazione del 1° maggio, ma ogni giorno la rete di strade, ponti e piste cresce. I sentieri, denominati Let, Landscape Expo Tour, sono itinerari cicloturistici, lunghi tra 12 e 35 chilometri e nascono intorno a Milano. Abbiamo già potuto percorrere alcuni kilometri del Let1, lungo le vie d’acqua che dal Canale Villoresi portano, attraverso il Parco delle Groane, a Castellazzo di Bollate e ad Arese, dove, a seguito dell’apertura del ponte sull’Autostrada dei Laghi, dal 5 luglio si può arrivare a Rho Fiera – Expo. Si passa anche accanto ad alcune belle Ville, ad esempio Villa Litta di Lainate, Villa La Valera di Arese, Villa Arconati di Bollate e per il Museo Storico dell’Alfa Romeo che ha riaperto questo mese, dopo anni di abbandono. Diciamolo: le piste sono belle, ci sono tratti all’ombra, altri esposti al sole, ma sono stati piantati anche molti alberi che hanno il loro naturale tempo di crescita. L’accompagnamento dei corsi d’acqua, per lunghi tratti, rallegra. A parte qualche attraversamento stradale, quasi tutti con semafori, le piste sono abbastanza sicure. Tutto bene, allora? Un Più è assegnato. E i Meno? Expo effettivamente è un grande evento e, visitandolo, si capisce che è stato fatto un grande sforzo, ma sappiamo anche che, finita la manifestazione, quasi tutto verrà smantellato: è di questi giorni la discussione tra l’amministratore delegato di Expo, Giuseppe Sala, che prevede un anno per il lavori di demolizione e il governatore Maroni, che vuole a disposizione da subito l’immensa area, su cui non si sa ancora cosa nascerà. Ciò, per quanto riguarda l’argomento piste delle Vie d’Acqua, su sui abbiamo camminato, ci ha fatto notare qualcosa di strano, che ci fa pensare alla mancanza di collaudi prima di procedere ai pagamenti delle ditte che hanno fatto un lavoro. La nuova staccionata che è stata posata, per chilometri e chilometri, si presenta già con il legno spaccato in vari punti (vedi foto sotto), e la domanda ci sorge spontanea: quanto tempo resisteranno alle intemperie? Non vorremmo che il nostro territorio, passata la festa, rimanesse nell’incuria, nella spirale delle mancate manutenzioni per carenza di fondi e nei rimpalli di competenze tra Regione, Città Metropolitana e Comuni… Inutile preoccuparsene? Più o Meno…

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