Meno due giorni. Arese cambia… Più o Meno

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12 aprile 2016 – Stamattina la sorpresa: il grande parcheggio PG (Parco Groane) e lo chiameremo così, che da quasi  un decennio faceva da isola abbandonata di fronte agli uffici dell’ex Alfa Romeo in via Luraghi, è aperto alle auto. Sebbene provvisto di luci, alberi, segnalazioni orizzontali e verticali, non fu utilizzato neanche nel periodo di Expo, quando dovettero realizzare un altro parcheggio sulla destra degli stessi uffici, che per quattro mesi rappresentò uno spreco inutile. Ma, si dice, gli imprenditori a volte riescono laddove qualche pubblico funzionario (Expo fu voluto dal Governo…) non arriva e il parcheggio Pg che avevamo lì, pronto e vergine, ora è funzionante (Foto 1).
Il parcheggio de Il Centro oggi era chiuso per lavori di rifinitura e sgombro (Foto 2). Arese cambia piano piano: stamattina, nella zona, tanto movimento e già si vedevano persone che si recavano al lavoro, uomini e donne che lasciavano l’auto al parcheggio Pg che alle 11 era quasi al completo, e attraversavano il grande viale o usando il ponte o, purtroppo, camminando lungo la rotonda, dove non ci sono strisce pedonali, né dissuasori di velocità per le auto e camion. C’è da segnalare che oggi molti fornitori sono stati costretti a sostare nel parcheggio Pg e portavano pacchi a braccio o, i più fortunati, con carrelli, per cui era per loro difficile attraversare salendo sul ponte. Arese cambia: abbiamo visto camioncini con tabelloni pubblicitari girare per le strade, manifesti sulle pensiline e sulle palette dei bus… e un consistente movimento d’auto.
A breve, sapremo anche quali mezzi pubblici e percorsi avranno clienti aresini e quelli provenienti anche da lontano. Speriamo anche che vengano adottati, per limitare l’attraversamento urbano, sistemi semplici ed economici, come l’installazione di cartelli indicatori che indichino agli automobilisti le strade esterne per raggiungere Il Centro, visto che ci si aspettano visitatori provenienti da ogni parte, anche fuori Lombardia (qualcuno diceva che ci sono pubblicità anche nella vicina Svizzera…). Certamente oggi sembravano già mutati l’ambiente e il sonoro cui era abituato chi percorreva la pista ciclopedonale che costeggia l’area dell’ex Alfa. Mancano due giorni: auguriamo benessere e lavoro, almeno questo. Più o Meno.
Rubrica a cura di Francesco Gentile                   © riproduzione riservata
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L’importanza della comunicazione. Più o Meno…

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08 aprile 2016 – Non vi è dubbio che uno dei più grandi problemi della nostra società è la difficoltà nella comunicazione. Se pensiamo a quante coppie si dividono, a quante famiglie si rovinano, a quante aziende falliscono, a quante rotture di gruppi, associazioni, partiti, organizzazioni, falliscono a causa di questo problema, ci rendiamo conto che la mancanza di comunicazione è elemento scatenante terribile. Lo vediamo già dalle barzellette: ricordate sicuramente la scena ricorrente della coppia seduta a tavola, l’uomo che mangia leggendo il giornale e la donna che guarda la Tv.
Sappiamo che, molto spesso, nascondersi dietro le pagine enormi di un quotidiano e rifugiarsi nei segreti di una telenovela, evita imbarazzanti silenzi che, alla fine di un giorno di momenti vissuti separatamente e lontano uno dall’altro, sono la dimostrazione di un fallimento di armonia, di un affetto che non c’è più. E quante volte un bambino aspetta il ritorno a casa di genitori strafatti di stress sperando un segnale comunicativo, una parola o anche un sorriso, rimanendo il più delle volte, deluso?
La comunicazione, ovvero la trasmissione di informazioni da un punto A verso un punto B (e viceversa se ha la fortuna di essere “bidirezionale”), dove “A e B”, ricordiamolo, possono essere due persone, oltre che due Pc o tablet o cellulari e “informazione” può essere una frase, un sorriso, una smorfia, un cenno che accresce la conoscenza tra A e B, li aiuta a capire problemi e a risolverli, a individuare le cose belle e le cose brutte tra le persone coinvolte, a darsi un aiuto guardando il futuro o scambiare amore, affetti, odi, risentimenti, mettendo in ogni caso, una base per evolvere situazioni , Più o Meno, difficili o risolutive. Il silenzio non paga mai. Addirittura la mancanza di comunicazione può provocare incidenti, guerre, tragedie.
Su questo periodico un lettore ha giustamente evidenziato il tono, offensivo e a volte volgare, che i dibattiti tra aresini affrontano sulla stessa pagina di QuiArese o su altri social forum locali. Spesso abbiamo invitato a riflettere sui problemi Più o Meno grandi che incontriamo nella nostra quotidianità, avendo rispetto reciproco ed esponendo ognuno liberamente le proprie idee, ma la comunicazione a volte arriva agli eccessi superando i limiti dell’educazione. Allora, bisogna comunicare o non comunicare? Ovvio: la comunicazione è fondamentale per la crescita civile e democratica, per la salvaguardia della vita, dell’ambiente, del futuro nostro e dei nostri figli e nipoti e deve essere “equilibrata”. L’esposizione di un problema, di un’idea, di un parere o di una richiesta può essere fatta in termini moderati, non necessariamente violenti. Vero è che molti hanno nel bagaglio informativo da cui devono “partorire” un post, direttive di Partito, ideologie, condizionamenti di amicizie e scambi di favori, sete di potere o chissà quali altri scopi, ma c’è anche una buona percentuale di cittadini che basano le loro osservazioni semplicemente su ciò che vedono, su problemi, Più o Meno importanti, che ogni giorno incontrano o su timori che nascono a breve o a lungo termine sulla sostenibilità nella città dove sono nati o dove hanno scelto di vivere.
Ritornando a fallimenti di famiglie, di rapporti genitori-figli, di gruppi, di organizzazioni, è anche lecito affermare che, spesso, l’esasperazione della mancata comunicazione bidirezionale può portare ad assumere toni più duri, più critici. Come non è giusto non dare risposte a un bambino che ha bisogno di soddisfare le proprie curiosità per crescere e imparare, così non è giusto che chi deve dare risposte nella vita di una città, non fornisca feedback, ritorni, ovvero informazioni, per far capire il perché di certe scelte, di certe situazioni, di certi errori se vengono fatti notare, o certe eccellenze se ce ne sono. In questa rubrica, abbiamo spesso posto dei perché e non abbiamo ricevuto risposte se non qualche riscontro, percentuale bassissima, con soluzioni nel tempo di qualche problema. E siamo ospiti di un periodico locale: nostro compito è evidenziare, far notare, certamente non possiamo intervenire a favore o a sfavore di una parte, di un’ipotesi, di un parere.
Noi siamo tenuti ad essere “cronisti”, “osservatori”. Eppure qualche risposta farebbe piacere ai lettori che ci seguono, come la comunicazione farebbe piacere ai numerosi Gruppi che aspettano sui social network cittadini, spesso scontrandosi tra loro. Chiudersi nel mutismo non aiuta. È inutile elencare tutti i perché che abbiamo pubblicato su queste pagine (nella foto qualche esempio) oppure abbiamo letto sui social: siamo convinti che vengono letti da chi è coinvolto di volta in volta. Vogliamo semplicemente evidenziare che il tono forte e spesso brutale che notiamo nei vari dibattiti, spesso può essere frutto della mancanza di quelle informazioni che, se fornite, placherebbero alcuni aresini, in senso positivo o negativo, ma forse definitivamente. A volte un bambino si accontenta anche di uno sguardo che gli fa dimenticare giorni e giorni di indifferenza da parte di papà o mamma.  Milly Galati ha scritto: “Nella vita non serve a nulla avere un diploma o una laurea, se poi non riesci ad avere rispetto e umiltà per la persona che ti è di fronte, chiunque essa sia”. Più o Meno…
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