Arese vs Rho: problemi… Comuni. Più o Meno

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22 febbraio 2016 – In settimana, su un social dedicato ad Arese, un frequentatore ha fatto una domanda: “Meglio Arese o meglio Rho?”. Ovvio che le risposte degli aresini erano in percentuali a favore della propria Città, ritenuta più moderna e vivibile. Qualcuno criticava Rho per il brutto ambiente che si è creato intorno alla stazione ferroviaria. Chi viaggia molto e da tanti anni sa che, storicamente, le stazioni, come i porti, sono punti di accentramento di persone di tutti i tipi e di tutte le razze che si incontrano per scambiarsi informazioni, consigli, problemi o non sanno dove ripararsi, specie quando c’è freddo. Cosa dire delle Stazioni di Milano o Bologna o Roma o Napoli e di tante città italiane? Questo è un discorso che non c’entra con la domanda perché coinvolge problemi e responsabilità nazionali. Sia l’una che l’altra hanno vantaggi e svantaggi, ma essendo entrambe appartenenti alla Città Metropolitana di Milano, ed essendo fisicamente unite tra loro, le possiamo vedere come due grandi quartieri della stessa Mega Città: una con più possibilità di trasporti, negozi e locali, l’altra con il verde, case basse e tante ciclabili. Problemi di criminalità non hanno confini. Rho ha un centro storico di dimensioni maggiori con molti edifici “anziani”. Arese è cresciuta praticamente negli anni ’60 e la sua urbanizzazione, grazie a un sindaco lungimirante, è stata concepita a stile anglosassone, con case basse, con parti di verde e strade larghe: il centro storico è limitato a una sola strada con corti laterali e negozi sopravvissuti all’arrivo dei supermercati che circondano la zona. I dati ambientali dicono che Arese è una delle cittadine della ex Provincia di Milano più inquinate, Rho è più caotica e si è un po’ salvata chiudendo al traffico il centro storico.

Penso che non ci debba essere concorrenza tra le due Città, anzi ci deve essere interscambio e occorre grande attenzione a non farsi inghiottire dalla Megalopoli. Lo stesso discorso dovrebbe valere per le altre Confinanti di Arese: Bollate, Garbagnate Milanese, Lainate con le quali si dovrebbero fare piani di sviluppo comune, proposte sostenibili e scambi di forze, valutando punti di forza e di debolezza di ognuna e trarre beneficio dai confronti con le migliori pratiche, cercando di attuarle in tutti i territori interessati. Leggiamo su un quotidiano nazionale che è in atto una battaglia di proteste sui social forum per l’istituzione a Bollate della Zona a Traffico Limitato che penalizzerebbe residenti di Arese e di altre città vicine, in orari importanti per recarsi alle Ferrovie Nord per raggiungere i posti di lavoro o recarsi all’Ospedale: un esempio di mancata comunicazione tra le amministrazioni?

Ciò dovrebbe valere non solo per la viabilità, ma anche per l’ambiente, le industrie e i servizi, la crescita civile, economica e sociale. Importante lo scambio di risorse logistiche e burocratico-amministrative oltre che un presidio sulla sicurezza che metta a disposizione reciproca le forze. Essere legati a Milano porterà sicuramente dei vantaggi ma anche delle criticità: il timore è che le maggiori risorse e attenzioni si rivolgano al Capoluogo Metropolitano. Per spiegare questo concetto, senza ricorrere a cose “pesanti”, basta già qualche esempio semplice: la Fiera di Rho-Pero viene chiamata “Fiera Milano”, diversa da quella in Città che è “Fiera Milano City”. L’Expo è stata sicuramente una manifestazione importante e ha messo in evidenza, in maniera prorompente, le potenzialità nascoste di ingegno, tecniche, innovazioni e produttività, ma ovunque nel mondo si parlava, e ancora si parla, di “Milano” nonostante il sito fosse stato creato e avesse coinvolto i territori del circondario. Di Rho si ricorderanno, forse, solo della Stazione, terminata a fine manifestazione e già, si legge sui media, in stato di abbandono. Di Arese rimarrà il ricordo delle chiacchiere sull’immenso parcheggio utilizzato solo nell’ultimo mese e ora deserto. Ecco perché, al di là di goliardici confronti, gli abitanti di Arese, Rho e tutti gli altri vicini dovrebbero chiedere a chi li amministra un attento presidio dei programmi, una ferma richiesta di proposte e della loro attuazione: per storia e tradizioni, la corona di Comuni legati a Milano non devono diventare, Più o Meno, buchi neri della galassia Milano.
Francesco Gentile                                                                                                         © riproduzione riservata
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Curiosità … Aresine

Nuova viabilità.
  1. Domanda agli esperti: viale Sempione. Se il segnale indica percorso riservato ai pedoni, la pista ciclabile, che inizia solo dopo la fermata, serve soltanto ai ciclisti che scendono dall’autobus?E gli altri ciclisti da dove provengono, forse dalla sede stradale?

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  2. Non vedenti: scendendo dall’autobus in via Aldo Moro, si trova il percorso per proseguire a piedi. La foto mostra, però, un problema …

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  3. E girando, ci sono tanti casi come questo, ma anche non si capisce quando le piste ciclabili iniziano e finiscono, specie quando si arriva sulle rotonde, vedi ad esempio quando si proviene da vle Sempione sulla ciclabile e si arriva alla rotonda di v. Gran Paradiso, dove deve andare il ciclista? Salire sul marciapiedi dove incontra anche pali per la luce?

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Basterebbe, comunque, avere risposte … in un senso o in un altro, inversioni e rotonde comprese … per … comprendere!!!

 

Arese, noi, il mondo: Casa comune. Più o Meno.

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05 febbraio 2016 – Premessa: il pezzo seguente stava per essere inviato in stampa, quando è capitato qualcosa che si collegava benissimo al contesto e che racconto brevemente. Mi accorgo che non ho collegamento Internet, né linea telefonica. Dovevo fare dei pagamenti online e dovevo spedire alcune relazioni, tra cui questa nota sottostante. Mi ricordo che dove stanno costruendo la rotonda in via Gran Paradiso – via Valera, c’è un armadio telefonico che deve essere spostato e penso che se stanno facendo il lavoro, avrebbero dovuto avvisare.
Vado sul posto e parlo con gli operai che sono lì al lavoro, mi dicono che stanno facendo un “parallelo” e che non ci sarebbero state interruzioni, la colpa è della mia linea. Combinazione strana: da oltre 35 anni la mia linea non ha mai avuto problemi. Chiedo a un altro operaio e mi dice che si è verificato un guasto, quindi un evento imprevedibile, e quando dico di non raccontare storie perché il lavoro, legato alla rotonda, è programmato da tempo e qualcuno avrebbe dovuto avvisare. La risposta è stata che forse il nostro amministratore di condominio non ha avvisato.
Ho chiesto al custode che mi ha assicurato che nessuna sapeva dell’interruzione, solo un operaio, nei giorni scorsi, aveva accennato a un fermo di una o due ore, ma non sapeva in che giorno. La società di telecomunicazioni, ha detto che essendo i lavori connessi a un’opera pubblica, doveva essere il Comune ad avvisare. Allora sono andato in Comune e ho chiesto se avevano fatto avvisi, mi hanno fatto compilare un modello di segnalazione e avrò risposta. Conclusione: soliti balletti, mancanza di comunicazione tra enti pubblici e cittadini e tra aziende e clienti, grandi disagi e anche qualche danno economico. Altro che iniziare bene una giornata di sole! E ora riporto ciò che avevo scritto prima.

In questi giorni di albe luminose, cieli azzurri e splendidi tramonti, la nostra Arese si è presentata stupendo soggetto di foto e pensieri e i social network sono ricchi di immagini da ricordare. Leggendo qui e là i post e i commenti che gli aresini dibattono sui siti cittadini e anche su queste pagine di QuiArese, esaminando argomenti e critiche, polemiche, accuse e difese, parole e mutismi, soluzioni e occasioni perdute, altruismi ed egoismi, rispetto di regole o leggi o educazioni civiche o menefreghismi, si è pensato di fare una lettura di un documento molto importante che l’anno scorso è stato diffuso nel mondo e che le cronache cittadine, per ovvi motivi, non hanno riportato. Ma è sembrato, anche per concederci un momento di pausa e di riflessione, che in questo momento, ne sarebbe stata utile una lettura (www.vatican.va) e, qui di seguito, si riporta un piccolo riassunto. L’argomento è sembrato attuale, molto interessante e coerente con il nostro, Più o Meno, vivere quotidiano.

Il 18 giugno 2015 Papa Francesco ha reso noto la sua enciclica “Laudato si’ – Sulla cura della Casa Comune” partendo dal “Cantico delle Creature” scritto nel 1224 da san Francesco d’Assisi. La Terra è Casa Comune, ma anche “sorella” con la quale condividiamo l’esistenza e spesso protesta per come la maltrattiamo e “madre” che ci accoglie nelle sue braccia. L’uomo dimentica che è egli stesso fatto di terra, il corpo è fatto di elementi del pianeta, la cui aria respiriamo e la cui acqua ci vivifica e ristora.

Ma, in passato, questo tema aveva già avuto alcuni approcci.

Papa Giovanni XXIII nell’enciclica “Pacem in terris” si rivolgeva al mondo cattolico e a tutti quelli di buona volontà: adesso, di fronte al deterioramento globale dell’ambiente, Papa Francesco si rivolge a “ogni persona” che abita il pianeta e nell’esortazione “Evangeli gaudium” ha scritto ai membri della Chiesa affinché si entri in dialogo con tutti sulla Casa Comune.

• Nel 1971, Papa Paolo VI si riferì alla problematica ecologica, definendola “crisi che è conseguenza drammatica” dell’attività incontrollata dell’essere umano che “attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, rischia di distruggerla e di distruggere se stesso”. In un discorso alla Fao, accennò a una catastrofe ecologica sotto i colpi dell’industrializzazione selvaggia: “i progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo”.

Papa Giovanni Paolo II nella sua prima Enciclica diceva che “l’essere umano sembra non percepire altro significato del suo ambiente naturale, ma solamente quelli che servono ai fini di un immediato uso e consumo”. In seguito, invitò ad una “conversione ecologica globale” facendo notare il “poco impegno per salvaguardare le condizioni morali di un’autentica ecologia umana”. Ogni aspirazione a cambiare le cose e il mondo, richiede di cambiare gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società. Lo sviluppo umano presuppone il rispetto per la persona, ma anche alla natura e della “mutua connessione in un sistema ordinato”.

Papa Benedetto XVI ha rinnovato l’invito a “eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente”. Il libro della natura  è “uno e indivisibile” e comprende l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali a altri aspetti. Quindi “il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana”. Egli fece notare che “l’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso ma è spirito e volontà, ma anche natura”. E ricorda: “lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo solo noi stessi”.

Non solo la Chiesa Cattolica, scrive il Papa, ha a cuore queste problematiche, ma anche altre  Chiese e Comunità; un solo esempio, quello del Patriarca Bartolomeo che ha invocato la “necessità che ognuno si penta del proprio modo di trattare il pianeta”. Tutti noi siamo chiamati a riconoscere “il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente” perché “un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio”. Le soluzioni per il miglioramento devono essere cercate non solo nella tecnologia, ma anche in un cambiamento dell’essere umano, altrimenti affronteremmo “soltanto i sintomi”.

San Francesco d’Assisi, ricorda infine Papa Francesco, è l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia ed autenticità, perché manifestò attenzione verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati e viveva con semplicità e in armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso, cose che sono “inseparabili”. Per lui qualsiasi creatura era una sorella e si sentiva chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste.

Papa Francesco, dice: “se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza stupore, se non parliamo il linguaggio della fraternità e della bellezza della nostra relazione col mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati”. La vita di san Francesco era una rinuncia a fare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio.

Il Papa fa, perciò, questo appello: la sfida urgente di proteggere la nostra Casa Comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, perché sappiamo che le cose possono cambiare. Invita al dialogo per capire insieme come ogni azione può influire sul futuro, ad un confronto che unisca tutti perché ogni azione riguarda tutti, ad una presa di coscienza che coinvolga tutti i cittadini, senza ostacoli da parte dei potenti e dal disinteresse di alcuni. Ci sono atteggiamenti che “ostacolano le vie di soluzione e vanno dalla negazione di un problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche”, mentre c’è bisogno di “solidarietà universale”.

Al centro dell’Enciclica papale, c’è una domanda: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?” e il Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, ha commentato: “Questa domanda porta ad interrogarsi sul senso dell’esistenza e sui valori che stanno alla base della vita sociale”. Papa Francesco dice che “non esistono una crisi sociale e una ambientale separate ma c’è la crisi socio-ambientale: occorre attenzione all’ecologia culturale e all’ecologia della vita quotidiana”.

Servizio di Francesco Gentile                                                     © riproduzione riservata

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