Panchine di Arese, pochi Più e tanti Meno

Pubblicato nella rubrica “Più o Meno” di QuiArese 

03 luglio 2013 – Col caldo, le passeggiate sono Più faticose e il “fisicometro” segna Meno … Girando per Arese, per una sosta, non mancano panchine Più o Meno all’ombra, eppure… la foto 1 mostra che in via Leopardi le panchine possono anche sparire da anni e non essere rimesse, mentre in via Marmolada (foto 2) si trova una in stato di pericolo da mesi, tanto che i nastri bianco-rossi di segnalazione stanno sparendo nei meandri del tempo… La panchina più curiosa l’ho trovata in via Einaudi e, in un primo momento, mi appariva come un banchetto del mercato, con tanti indumenti in esposizione. Ho ipotizzato che qualche nostro concittadino avesse pensato, in tempo di crisi, di improvvisare un negozio all’aperto di moda-vintage, foto 3 … Ma lì vicino non c’erano compratori, tantomeno uno stilista improvvisato. Ho esteso la mia osservazione intorno e ho capito: vicino al semaforo c’è un cassone giallo, di quelli per il deposito benefico di abiti ancora in buone condizioni (foto 4). Qualcuno ha pensato, forse di notte oppure in presenza di passanti indifferenti, di accedere in qualche modo al cassone e tirar fuori il contenuto, facendo poi con calma, all’ombra e sulla panchina, una scelta di quanto potesse essere utile per sé o per la famiglia.  Niente di grave, comunque: di fronte alle necessità, il gesto può essere capito e poi chi ha donato quel vestiario lo avrà fatto proprio con l’intento di aiutare gli altri. Questo, ovviamente, senza pensar male: se l’ignoto fosse veramente un venditore e il suo profitto cresce in qualche mercatino dell’usato a Milano o in provincia? Unica cosa che avrei voluto chiedere alla persona che ha fatto la scelta: perché non ha riportato gli indumenti che non gli interessavano nel cassone? Più o Meno, potevano servire ad altri, no?

Francesco Gentile

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Le Case dell’Acqua tra Più e Meno…

Pubblicata oggi da QuiArese:  

26 giugno 2013 – Stavo preparando questa mia nota sulle Case dell’Acqua, quando QuiArese ha pubblicato l’articolo sui costi della Casa aresina che ha fatto scaturire una serie di commenti, alcuni un po’ troppo “politici”, altri più semplici e concreti. Più o Meno indeciso se continuare a scrivere, ho optato per farlo, sia per ribadire cose già dette, sia per raccontare una mia recente esperienza da “Osservatore” in trasferta. Il fatto: domenica sono stato a Corsico e sono stato incuriosito dalla Casa dell’Acqua: una costruzione carina, con tettoia per il riparo da sole e pioggia, erogazione gratuita, senza tessera regionale o altro tipo di card e, una scoperta per me, possibilità di scelta tra acqua naturale, frizzante e frizzante … refrigerata. Non ho potuto evitare di notare anche che ciò avveniva con spreco di acqua. Ad Arese, come a Rho, si è scelto la soluzione con la Tessera Regionale per limitare i costi e circoscrivere l’utenza agli abitanti della Città. In altri Comuni sono state fatte card plastificate per il prelievo dell’acqua e distribuite ai residenti (ad esempio a Solaro), in tal modo si evita di smarrire (come più volte segnalato anche dallo scrivente) la Carta Regionale che serve anche per altri servizi, non ultimi quelli sanitari e fa anche da codice fiscale. Altrove, ad esempio a Caronno Pertusella, mi hanno detto che si pagano 5 cent a bottiglia e il ricavato viene dato in beneficenza, in altri Comuni l’introito viene detratto alla spesa annuale.

Questi esempi fanno capire che ogni Comune fa come vuole, non esistono regole. Inoltre, visitando questo sito (clicca qui) si possono vedere le foto di belle e brutte costruzioni di Case dell’Acqua in Italia, quante sono e come sono distribuite nelle varie Regioni: la diffusione è veloce e ciò fa capire che ormai esse sono scelta importante di tanti Comuni. QuiArese ha evidenziato i costi che sembrano elevati per un anno, ma se suddivisi per i circa 20mila residenti, si rileva una cifra sostenibile: circa 2 euro all’anno per aresino. È  importante monitorare i costi rendendoli trasparenti, in modo da tener a freno tentazioni di sovraccosti, facendo benchmark dei prezzi di mercato e individuando fornitori che facciano prezzi “onesti”. Un problema, non trascurabile, è l’aggiornamento di dati della qualità dell’acqua erogata: ad Arese sono ancora esposti i dati del 2011, al momento dell’inaugurazione della Casa (foto 1), ma oggi vengono fatte analisi? Che valori abbiamo? Più volte ho scritto sull’argomento, ma Meno che meno sono stati gli aggiornamenti. Molti Comuni (vedi foto 2 – Buccinasco) mettono sul sito i dati aggiornati, altri li espongono alla bacheca della Casa dell’Acqua, correttamente con la dicitura “aggiornati al …” e con firma di un Responsabile.

Infine, ricordiamoci che le Case dell’Acqua, non sono nate solo per dare un servizio di qualità ai Cittadini, ma principalmente per la salvaguardia dell’Ambiente. Il Comune di Arese, tramite Gesem, dichiara i dati di riciclo rifiuti e dell’utilità della discarica, ma non ha mai reso conto (foto 3) i dati di quante bottiglie di plastica i suoi Cittadini hanno evitato per ingrossare i rifiuti sia in volume che in danni ecologici (la plastica viene smaltita in 5.000 anni: fonte Telefonoblu – clicca qui). Molti Comuni espongono i dati a favore della sostenibilità ambientale e i Cittadini dovrebbero essere educati a leggerli e a riflettere sulla loro importanza. Ad esempio Assago (foto 4), riporta circa 500 mila bottiglie di plastica non comprate, che oltre a corrispondere a risparmio economico per il cittadino sulla voce acquisto d’acqua presso negozi o supermercati, evidenziano quanto si è contribuito a favore dell’Ambiente. A delle bambine, che ho trovato a giocare con gli spruzzi dell’acqua naturale alla nostra Casa dell’Acqua, ho cercato di far capire che l’acqua, come l’aria e la terra va salvata e non sciupata, ma hanno guardato un po’ infastidite questo tizio che con la barba bianca che voleva far lezione ora che le scuole son finite e mi sono beccato un “Uffa”, Più o Meno…                                                                                                          Francesco Gentile

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Foto 1

Foto 2

Foto 3

Foto 4

Un bel meno per il pagamento Tares!

Pubblicato oggi su QuiArese:

20 giugno 2013 – Rapporto Cittadini – Tributi: purtroppo nulla è cambiato, anzi… si apre un nuovo capitolo. In questi giorni stanno arrivando a casa i bollettini per pagare la prima rata della Tares e all’onere si aggiunge la beffa: il pagamento non può avvenire in contanti presso gli Uffici Gesem di Arese ma solo con carta Bancomat (esclusi perciò assegni, contanti, Postamat, carte di credito o revolving) e quindi bisogna avere in tal caso “per forza” un conto in Banca. Il pagamento può essere poi effettuato tramite sito Poste italiane se si ha un conto Bancoposta o tramite bollettino postale, pagando 1 euro in più, oppure facendo un bonifico bancario e non so quanto costa in più… Nota: non è nemmeno possibile fare un bonifico tramite Conto Bancoposta on line, che sarebbe gratuito, in quanto il sito dice “ se il beneficiario ha un Conto Corrente Postale, allora bisogna fare un postagiro”. Peccato che nella lettera che invia Gesem il postagiro non è previsto come modalità di pagamento… Sembrano barzellette, ma facciamoci un sorriso con un breve riepilogo. Sembrerebbe che per pagare le tasse si deve:

1.      Aprire un conto in Banca col bancomat, specie se si è disoccupati, Cassa integrati o pensionati;
2.      Avere un Conto in Posta e pagare 1 euro in più, non rimborsabile, ogni volta;
3.      Andare in Banca o in Posta, fare la fila e pagare in più per un bonifico;
4.      Buttare i contanti, se si hanno, perché non sono graditi dagli Enti Pubblici (pare che ci siano disposizioni precise in merito);
5.      Tentare di risolvere tutti gli enigmi legati al pagamento mantenendo la calma e la convinzione di voler fare il proprio dovere;
6.      Se poi, come segnalato nella mia precedente lettera relativa all’IVA non dovuta, si ha diritto a rimborsi, convincersi questi quasi mai arriveranno.

Più o Meno divertente, no? O è il caldo afoso di questi giorni…

Francesco Gentile
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