Cinque domeniche su sette chiuso in casa. Il 2018 non è iniziato bene per me. Prigioniero forzato. Col sole o col cattivo tempo, non ricordo periodi sabbatici così lunghi, lasciando alle spalle certezze e contatti umani. Un periodo di riposo, ogni tanto, fa bene, ma se la scelta è fatta da noi e non da una qualsiasi cupolitiasi o botta d’influenza senile come in questi giorni. In casa si sta bene, vero, ci si affeziona alle cose, si torna ad accendere lo stereo e si prova a tornare romantici: deve essere sempre per scelta, però. La voglia di uscire, di andare a respirare all’aperto, a conoscere posti o opere d’arte, a vedere uno spettacolo dal vivo ed esprimere o meno consenso oppure andare a vedere un film sperando in momenti di adrenalina o riflessioni profonde, a sedersi davanti a una pizza o scegliere il piatto preferito, a parlare con amici o estranei sfuggendo al richiamo dello smartphone e al lavaggio del cervello di amici – amici di chi? o conosciuti per caso navigando nella nebbia della rete …
Lamenti? No. C’è sempre chi sta peggio e molti da cui prendere esempi di coraggio, di forza di volontà. Sei comunque sempre libero di desiderare ciò che ti manca, pur leggendo quel cartello fisso davanti a te che dice: “Ricorda che ti può andar peggio”. Se hai un canarino fai una scelta musicale, se hai un pesce rosso puoi avere sempre l’ultima parola. Puoi scegliere un cane che ti chiede di correre in un prato o un gatto che ti lascia tranquillamente in poltrona. Puoi aprire le finestre e affacciarti sul mondo oppure chiudere le imposte e muoverti nel tuo mondo.
Pessimismo? Semplici constatazioni di momenti attuali, pensando ai ricordi e sperando al futuro. Quando non puoi scegliere e decidere il tuo tempo, puoi aggrapparti alla fantasia e, caso mai, scrivere quattro cretinate come queste. Mentre il tempo scorre …