‘O Capitone. Gioie e dolori.

‘O Capitone quest’anno non poteva mancare nelle mie feste di Fine Anno. Una tradizione, è vero, va rispettata, ma per me tradizione vuol dire esserci ancora, vivere ancora perché domani chissà … e questo Capitone potrebbe essere l’ultimo ma l’augurio è che sarà parte di una catena di delizie ancora per molto tempo, insieme alla lasagna a Carnevale, alla pastiera a Pasqua, ai pizzoccheri a Ferragosto, al torrone nel Ponte dei Morti, alle caldarroste a sant’Ambrogio, agli spaghetti con le vongole alla Vigilia di Natale, ai raviolini in brodo di Natale, alla pasta al forno di Santo Stefano …
Eppure, ‘o Capitone, tra tutti i piatti citati è quello più osteggiato, forse perché ambiguo non sembrando pesce ma serpente tentatore, forse perché ha un nome maschile, ma è la femmina dell’anguilla che ha un nome femminile,  forse perché ai molti sembra brutto mentre altri amano quel lungo profilo nero e gli occhietti vispi, forse perché è sfuggente quando si cerca di acchiapparlo, simbolo della ribellione, forse perché non muore anche se fatto a pezzi e lotta sino all’ultimo respiro nell’olio bollente per la sua voglia di libertà.
E’ buono ‘o Capitone, ha carne tenera, ha sapore di terra e di mare. Odiato da tanti, amato da molti. Un boccone tira l’altro come una ciliegia dorata, bollente di fritto e di gusto pagano, goduto in religioso silenzio. Scappa ‘o Capitone, scivola ‘o Capitone … si diverte ‘o Capitone a mettere in difficoltà chi vuole dominarlo … E’ buono o’ Capitone e si pavoneggia quando ti regala non una mela da serpente, ma un piacere da mare, d’amare …

I miei AUGURI da “Oldman” … Più o Meno

Quest’anno i miei AUGURI, che esprimo a tutti coloro che mi seguono sul blog e loro famiglie, vogliono essere un po’ Più riflessivi e Meno superficiali, insomma da “Oldman” come dico io o da “Orso” come dicono i miei figli.
Sono AUGURI SINCERI che mi legano a Voi tutti nel corso di tutto l’Anno e non solo in questi giorni, perché il mio blog è il salotto dove quasi quotidianamente vi ricevo e mi trattengo con voi che venite a trovarmi, conversando del “Più o Meno” che questa vita e questa società malata ci offrono con fatti belli (pochi) e brutti (tanti).
Arriva Natale “tanti doni a tutti i buoni” e si trascina tante Feste. Capodanno “Anno Nuovo vita nuova”. La Befana “tanto carbone ai cattivoni” … Un’ubriacatura collettiva, di corsa alle spese per i regali, ai supermercati alimentari, alla ricerca di cose che mai, durante l’anno, avremmo pensato.
Ai primi di novembre già vengono esposti i panettoni, la cui sola visione comincia a bloccare lo stomaco e l’acidità continua fino a Carnevale, quando il nostro stomaco si aprirà a chiacchiere e lasagne …
Si pensa settimane prima a cosa cucinare per i cenoni e i pranzi e si va, nelle Vigilie, dal capitone fritto alleggerito con insalata di rinforzo con papaccelle (peperoni) forti, cavolfiore, acciughe, olive capperi e sott’olio vari, pizza imbottita di scarole olive di Gaeta, capperi e acciughe (che, improvvisamente, assumono il ruolo di pesce “principe” in quei giorni, mentre durante l’anno vengono messe nel vasetto del dimenticatoio fino ad ammuffire …). Il baccalà fritto o bollito con olio e limone prende posto d’onore sulla tavola insieme agli spaghetti con le vongole, rigorosamente in bianco e al prato di noci, nocciole nostrane e noccioline americane, mandorle, fichi secchi, pistacchi e datteri. I datteri, in particolare, sono un altro simbolo del Natale: si comprano e appaiono sul desco solo in questo periodo e quasi nessuno li mangia, ma ci “devono essere” come le mandorle atterrate, le castagne del prete, i roccocò, i mustaccioli, le micidiali paste “reali”, cassatine e struffoli con confettini multicolore …
A Natale, invece, si sta “leggeri” con un bel brodino con le verdure miste oppure appena “qualche” tortellino, altro tipico esempio di alimento annualmente ricordato nei menù. Di seguito, si spazzolano tutti i resti della serata precedente come contorno al mitico “capretto al forno con le patate” che ormai è conosciuto solo dagli anziani e viene gustato solo nell’occasione natalizia con poca coerenza, perché ‘o capretto è il piatto della Pasqua. Ma, lo abbiamo detto, nelle Feste di Fine Anno, l’occasione di fare cose che solitamente non facciamo, è un obbligo come fare il Presepe o l’Albero o le due cose: simbolo della Famiglia e della Prosperità uno accanto all’altro a dimostrare che a Natale proprio non ci manca niente …
È proprio così? Una serie di domande comincia a svilupparsi come in una pellicola di un film di fantascienza: perché a Natale devo snobbare il diabete? Perché non posso mangiare un piatto di maccheroni al ragù e devo essere costretto a “bere” brodino di improbabili galline? Perché devo ricevere un regalo in questi giorni mentre nel corso dell’anno cadono nel dimenticatoio onomastico e compleanno? Perché gli auguri di buona salute mi arrivano a fine Anno come se durante non ne avessi bisogno? Perché tante persone si ricordano il mio numero di telefono solo quando vedono ovunque foto di Babbo Natale? Perché un amico è “per sempre” ma solo in questi giorni vuol sapere come va la mia vita da Pensionato come se durante l’anno fossi impegnato in chissà quali attività soddisfacenti? Perché in questo tempo mi arrivano decine di lettere, strapiene di bigliettini augurali, calendarietti, medagliette con santini e le richieste di beneficenza per aiutare bambini o ammalati, come se negli altri giorni dovessimo dimenticarci di aiutare chi ha bisogno? Perché figli e parenti ti ricordano che non puoi fare un viaggio o regalarti un po’ di momenti di solitudine in quanto “Natale è con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”, come se a Pasqua potessi andarmene sulla Luna o fare una fuga con Miss Mondo? Perché mi viene una forte voglia di evasione da falsi valori che mi circondano, da incredibili promesse e dichiarazioni di cambiamenti, da immagini di gente spensierata sempre uguali e che sembrano preregistrate, da frasi che sembrano prese da copia e incolla, da post di social network che si ripetono in condivisioni senza che chi scrive faccia il minimo sforzo per inserire un proprio pensiero, istintivo o ragionato, ma scaturito dal proprio cuore o cervello? Perché in questi giorni mi sento più confuso, più estraneo, più svogliato e meno allegro, meno bisognoso di carezze che sentirei forzate, meno convinto che basta fare un Presepe, un Albero o un’abbuffata per star bene ed essere felice? Io il Presepe, che facevo con amore, con fantasia e convinzione, non l’ho fatto. La mia “Regina della Casa” ha fatto l’Albero. Ora devo chiudere. La mia “dolce metà” mi chiama: dobbiamo andare a fare la spesa e cercare i prodotti tradizionali  per i prossimi giorni. Altrimenti “Che Natale è”?

Le Feste sono finite … Evviva!

Molti amici mi chiedono come mai a Natale decido, spesso, di andare all’estero, quest’anno: Siviglia …

Una delle risposte ve la riporto qua sotto,  ora che le “Feste” sono veramente finite o, meglio, sono finite le abbuffate, le corse ai regali, il drogaggio da media e pubblicità, le prediche delle Chiese e i messaggi dei politici … Si torna alla “normalità”, più o meno piatta, ma col vantaggio di non sottoporci a stress più o meno attesi, a incontri più o meno desiderati, a comportamenti più o meno voluti …
 
Ricordo quando ero bambino quante volte mi si diceva “Devi fare il buono, se no Babbo Natale non ti porta i regali” oppure “Se non studi, la Befana ti porta il carbone” … Ma perché? Negli altri periodi dell’anno un bambino può fare il cattivo o non studiare? Tradizioni: “Alla vigilia dobbiamo fare ‘o baccalà fritto” o “Non te scurdà ‘a ‘nsalata ‘e rinforzo!” e anche “Non deve mancare ‘o spaghetto cu ‘  ‘e vongole verace”. Ma perché? Il baccalà, ‘o capitone, i cavolfiori con le papaccelle forti, capperi, olive, acciuga salata non si trovano più durante l’anno? E le vongole vengono solo raccolte sotto l’Albero di Natale o nel Presepio? Già … da non dimenticare il dibattito in casa, fin da novembre, per decidere se fare il presepe nello stesso angolo dell’anno scorso o su un mobile, se farlo grande o più piccolo, se in stile napoletano o palestinese o, addirittura, moderno a sfondo satirico o sociale  …  E, poi, l’abete deve essere fresco o finto? E via alla guerra tra i componenti della famiglia a favore della tradizione realistica e quelli che tengono alla salvaguardia dell’ambiente, tra chi non vuole aghi sparsi per la casa e chi vuole montare e smontare il tutto in dieci minuti … Non si discute più se fare solo il presepe o solo l’albero: i due simboli sono obbligatori perché uno rappresenta figurativamente la nascita del Bambinello con l’augurio dell’arrivo della speranza di pace e amore e l’altro rappresenta il lusso, il consumismo e l’augurio di arrivo di soldi e benessere…

Se la mente per giorni e giorni deve combattere con mille domande e trovare mille risposte, se il portafogli si gonfia e si sgonfia come un palloncino, il vero martire di questo periodo è il fisico. Fin dai giorni precedenti gli incontri conviviali, il palato subisce supplizi girando per negozi di alimentari e supermercati e ci si ingrassa solo guardando i prodotti esposti tra mille colori e mille profumi. Il disgusto comincia a penetrare attraverso l’olfatto quando dalla cucina si diffondono per tutta la casa gli odori di cavoli e verdure cotte per la minestra maritata, quello del fritto di capitone o del baccalà bollito per essere condito con olio, limone, olive e prezzemolino o quello del brodo di gallina che trasporta nell’aria la densità del grasso … Quando arriva il momento della “degustazione”, si è già inebriati, se non demoliti, dai preliminari e dalla “colazione” della Vigilia fatta di pizze fritte, pizza con la scarola,  peperoni imbottiti, insalata e primo approccio alla frutta secca … La sera ci si siede a tavola “pecché è tradizione” e “avimmo ‘a stà tutte insieme…”. Perché? Negli altri periodi dell’anno, per genitori, figli, parenti e amici, è meglio far finta di non conoscersi? Si incamerano megacalorie che non vengono intaccate nemmeno dall’agitazione, ben recitata e spesso veramente pallosa, del gioco a Tombola alla disperata attesa del numero liberatorio che faccia fare bingo a qualcuno …  Ma perché la si gioca solo a Natale? Chi ne ha vietato, come gioco d’azzardo, l’uso il 1° Maggio o a Ferragosto? Poi, si aspetta con frenesia la mezzanotte per compiere il rito di mettere il Neonato sul pagliaio tra la Madonna e san Giuseppe, cantando “Tu scendi dalle stelle” e dando evidenza a chi, normalmente stonato, ha pure la forza di emettere suoni vocali all’aroma di vino buono e limoncello …

Segue l’apertura dei pacchetti che è un’operazione che eccita le donne, incanta i bambini e fa incavolare noi uomini che siamo proprio imbranati nello sciogliere fiocchi e nodi. Perché le commesse dei negozi vengono costrette a mettere i nastrini multicolori dopo aver sigillato le confezioni con 12 metri di nastro adesivo? Alle urla di meraviglia e alla candida gioia dei bambini si oppone il finto gradimento degli adulti, in particolare degli uomini che, fateci caso, hanno da aprire il minor numero di pacchi, ricevono doni dal minor valore e, cosa peggiore, con una ripetitività che negli anni diventa logorante: “sempre ‘o stesso culore d’a cravatta” (che non posso riciclare se già non piacciono a me, figurati agli altri) o “sempre ‘o portamonete” (con tutti quelli che ho potrei raccogliere le offerte da far invidia al Tesoro di san Gennaro).

Dopo la notte agitata, trascorsa tra cucina, dove si prepara il tris “acqua-limone-bicarbonato” nella speranza di digerire, e il bagno dove si spera, invano, di liberarsi di tutti i peccati, arriva il Natale con il rinnovo di auguri, sinceri finti o forzati, che dal vivo o via telefono  “ufficializzano” quelli fatti fin da settembre via facebook o whatsapp e che sono foto o filmati, sempre quelli anche recuperati dalle precedenti annate, che tutti gli amici dei social network si passano tra loro. Perché non c’è più nessuno che sa scrivere un messaggio di auguri con parole proprie e che nascono dal cuore, mentre ci si accontenterebbe anche di quelli nati dalla mente? Già: il cervello  è sempre impegnato per andare a scoprire nuovi post, commenti e MI PIACE. A proposito: anche quando un parente ha ricordato su un social che questo Natale non vedrà la partecipazione di don Ciro Russo, sono stati cliccati 224 MI PIACE !!! Perché non è stato progettato il pulsante NON MI PIACE?

Il pranzo di Natale  è una fotocopia della cena della vigilia: con l’unica differenza del brodino al posto dello spaghetto “perché bisogna stare leggeri”, vengono ripuliti tutti i piatti e il pentolame stracolmo di avanzi del giorno prima e si chiude con voracità da bidone aspiratutto, ingurgitando struffoli, roccocò, mustacciuoli, ‘ncartellate, pasta reale e cassatine, panettone e l’intrusa pastiera pasquale che ormai si infila in ogni festa …

Il periodo di auto-cilicio-calorico continua col Santo Stefano, che definisco il giorno del tuffo dalla scogliera alta 500 metri di “magnitudine”, ovvero del pranzo a base di pasta al forno o cannelloni col ragù, “pecché ‘a lasagna se fa sulo a Carnevale”. Ma perché? Una bella lasagna non si può fare in occasione di un compleanno o di un’altra festa comandata? E se io, tra un Carnevale e l’altro, lascio questa valle di lacrime, devo andare di fronte al Padre Eterno senza un’estrema unzione al sugo di ragù e polpettine?. Segue, in genere, il capretto con le patate, l’orata al forno e tutte le rimanenze dei giorni precedenti … fino ad arrivare allo stato di coma alimentare che subisce un’altra batosta la sera a cena quando, oltre alle varie portate e all’azzeramento dell’insalata di rinforzo, c’è da metter mano al cesto della frutta tradizionale noci, nocciole, mandorle, pistacchi, castagne del “prete”, datteri, che fanno da imbottitura ai fichi secchi.  Ma perché questo tipo di frutta gustosissimo non deve far parte dei menù nel corso dell’anno? Se è secca non ha scadenza: perché ingurgitarla nell’ingorgo di fine anno, quando i sapori si mescolano e non hanno più … sapore?.

L’abbuffata: questo rito tribale, triviale e triglicerico,  si ripete per giorni e giorni e, in fotocopia, all’ultimo dell’Anno e a Capodanno, quando, nella speranza che il Nuovo Anno sia migliore del precedente, facciamo tutto il possibile per rimpinzarci in modo da aiutarlo a essere come il precedente, anzi con qualche abito nuovo di qualche taglia in più … 

La resurrezione culinaria avviene il giorno dell’Epifania che tutte le feste porta via, ma qualche panettone, cassatina e roccocò li lascia sempre, anche per fare compagnia ai dolcetti che vengono tirati fuori dalle calze in cui bimbi tremanti infilano mani e testa uscendone con occhi lucidi quando vedono il carbone e tutti stanno a spiegare che pure quello è dolce (altre kcal da incamerare …). In verità, ci sarà una coda il 17 gennaio, sant’Antonio Abate,  quando per far arrivare ai falò tradizionali il materiale residuo, vengono smantellati presepi e alberi: glucosio, colesterolo, pressione possono rinvigorirsi con l’assalto agli addobbi di cioccolata che vengono tolti dall’Albero di Natale, ormai ridotto a tronco rinsecchito, con buona pace dei familiari ambientalisti di cui sopra che speravano in una ripiantumazione in cortile …

 

Le “Feste” son finite. Meno male. È con un respiro di sollievo che entro nel supermercato per comprare zuppe di verdura, mozzarella light e merluzzetto da fare bollito secondo la tipica ricetta ospedaliera. Un colpo allo stomaco improvviso, uno choc assassino: lungo un banco sono già esposti prodotti dolciari, maschere, parrucche, trombette e coriandoli. Uno striscione con la scritta “Carnevale” mi accoglie in … corsia. La mia “dolce” (pure questa ci mancava …) consorte mi dice che quest’anno Pasqua sarà bassa, capiterà a marzo. E questo è un vero KO da destro-sinistro-destro del miglior Muhammad Ali che, mentre cado, mi fa gridare: “Ca…ssius !!!”.