Che stress! Per me inizia ai primi di Novembre, quando moglie e figli si svegliano da un letargo presepiale di circa un anno ed improvvisamente vanno e vengono con gli scatoloni, legno, polistirolo. Il divano viene impacchettato nella plastica e messo sul terrazzino…
Io, invece, per un anno ho sperato che la “fatica” mi fosse risparmiata, perché sono stanco, vecchio, senza fantasia: per fare il presepe bisogna tornare bambini e saper sognare. Non ce la faccio più…
Poi … inizia l’avventura tra pezzi di sughero, casette e statuine che, porti dalla mia consorte, sistemo così come la spontaneità vuole. La mente va inventando scenette e situazioni, addirittura dialoghi tra personaggi, col sottofondo del “Tu scendi dalle stelle …” e del ruscello che scorre come la vita.
Quando il paesaggio con le sue storie quotidiane, i malfamati della taverna, le donne del mercato, le bancarelle colorate, le case vicine e lontane, là sui monti e i pastori e le pecore e gli angeli e la stalla con la sacra famiglia, quando è tutto lì, davanti a me, ancora mi commuovo …
Poi, tutto passa all’esame dei figli critici, degli amici veri o finti adulatori, dei forzati invitati e di bimbi innocenti …
Ma io non sono più tra loro: mi rinchiudo nel mio mondo di ricordi, volando, libero tra passato e futuro, con la stretta camicia slacciata, i piedi a riposo sul tavolo, le dita nel naso e gli occhi persi nel vuoto …
Altro stress è quello dei regali: la mia signora si fa prendere da shopping mania ed io, autista fedele, la conduco da un Centro Commerciale all’altro, da ovest ad est, da nord a sud. Ed è sempre un vorticoso prendere-osservare-giudicare e riporre o comprare.
Il momento peggiore per me è quando lei, dopo aver deciso che la tal cosa serve a Tizio e quell’altra va bene per Caio, si dirige alle casse e, a voce alta, quasi da scuola impazzita all’ora dell’intervallo, mi dice: “Paga!”. Tutti mi guardano quando timidamente tiro fuori l’American Express che nessun negoziante vuole e si ripete la scena:
“Ma … è la più famosa nel mondo …”
“Si. Ma paghiamo troppo di commissione”
“Ma … allora … sono costretto a lasciarvi tutto. Per pochi centesimi di commissione, perdete tutto il margine di guadagno sull’importo totale …”
“Ha ragione, ma è così …”
“Allora non dovete lamentarvi che c’è la crisi … E’ chiaro che se avreste bisogno prendereste i trecento euro …”
A questo punto mia moglie, stanca per avermi preso a calci durante il colloquio, perentoria dice: “Paga!” e io sono costretto a tirar fuori Visa, Postamat e libretto d’assegni …
Il super stress è quello degli inviti. Nel periodo di Natale tutti i parenti e gli amici si mettono d’accordo per l’invito al cenone di Natale o a quello di Capodanno.
Sembra che mi costringono a rifiutare a tutti, perché alla fine qualcuno ci “rimarrebbe male”.
La verità è che tutti sperano che vada ad un’altra parte per poi poter dire:
“Che peccato … avevo già fatto la spesa anche per te: un menù speciale!”.
E mi sento un verme, uno che fa sperperare capitali in periodo di crisi. In case dove i panettoni vengono depositati “a parete”, i pandoro fanno da soprammobili al posto dei vasi cinesi e le bottiglie di spumante sputano tappi per la mancanza d’ossigeno, io dovevo essere il “Salvatore della Patria” e abbuffarmi come una bestia. Tanto sono a 120 chili e uno in più non si nota mai!
Se opto per il Cenone in un locale, devo spendere sui cento euro: di meno non si sa cosa fanno mangiare e di più si corre il rischio che ripetano più volte il giro di cotechino e lenticchie o del panettone con gelato. In ogni caso, c’è il problema che il vestito elegante dell’anno precedente non entra più e poi … occorre apparire “nuovi” per l’Anno “nuovo”…
Quando alle tre di notte la musica ha distrutto il cervello e sono in ecstasy da capitone fritto, cominciano a farmi capire che devo tornare a casa perché sono l’ultimo nel locale insieme ai ravioli congelati e ai resti di cappone farcito.
La festa è finita e ricomincia la vita, quella di tutti i giorni, quella del “Pensionato da salvare” che, solo in casa, ascolta musica in sottofondo, legge il giornale, scrive poesie e mette la pentola sul fuoco per gettare la pasta quando tornano gli altri, dopo la “mia” festa, semplice e privata …
http://www.gents.it/presepe/2010/Presepe2010.html