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25 marzo 2014 – Quando non ero un “Pensionato da salvare” ho avuto esperienze anche nel campo dei Sistemi di Gestione Ambientale e, ricordo, che durante il cammino verso il conseguimento della relativa Certificazione, denominata ISO 14001, molti mi chiedevano come mai, tra i possibili aspetti ambientali ritenuti molto significativi, fosse previsto l’Impatto Visivo. Senza entrare in dettagli, un’Azienda o un Ente che sceglie di salvaguardare l’ambiente, deve anche impegnarsi a non posizionare strade, barriere, costruzioni o anche cassoni, materiali, ingombri, in modo da rovinare la veduta di un paesaggio, un monumento, un parco… Qui scrivo solo sull’impatto visivo dovuto alle antenne e capirete, più avanti, cosa voglio evidenziare relativamente alla nostra Città. Partiamo dalla foto 1, scattata negli anni Novanta, dove, in Piemonte, mi trovai davanti a una graziosa chiesetta sovrastata da antenne di un Ponte Radio: in quegli anni non c’era proprio attenzione alle attrazioni turistiche del nostro Bel Paese. Cosa ne pensate? La foto 2 fa capire la necessità di ben individuare una collocazione fin dal progetto di un impianto enorme, mentre la foto 3 evidenzia una mostruosità a Minorca, Spagna, dove visitai Monte Toro e il Santuario in cima. Le dimensioni delle antenne sono determinate dalle proprietà richieste dal progetto in ordine alla irradiazione nelle differenti direzioni dello spazio e sono solo debolmente correlate con le potenze emesse dall’apparato. Ovviamente sono diverse le antenne per ripetitori radiotelevisivi, che sono situati per lo più in punti elevati del territorio (colline o montagne), dato che possono coprire bacini di utenza che interessano anche diverse province, rispetto ai ponti radio telefonici che sono un esempio di sistemi a trasmissione direttiva e sono realizzati con antenne paraboliche che irradiano l’energia elettromagnetica in fasci molto stretti per collegare tra loro due antenne anche molto lontane, tra le quali non devono essere presenti ostacoli: in questi casi l’impatto visivo è alto.
Le stazioni radio base, Srb, per la telefonia cellulare sono gli impianti di telecomunicazione che, per la loro capillare diffusione nei centri abitati, generano maggiore preoccupazione tra i cittadini che temono per la propria salute. Ogni Srb interessa una porzione limitata di territorio, detta comunemente cella. A differenza degli impianti radiotelevisivi esse si servono di bassi livelli di potenza per evitare che i segnali provenienti da celle attigue interferiscano tra loro. Inoltre, grazie anche alle particolari tipologie di antenne impiegate, i livelli di campo elettromagnetico prodotto rimangono nella maggioranza dei casi molto bassi. Qui, però, si entra in un altro tipo di impatto, quello sulla sicurezza, su cui vengono fatti continui dibattiti e non saranno oggetto di questa mia nota.
Tornando all’impatto visivo, per siti di particolare pregio architettonico, oggi si cerca di progettare, con studi attenti e precisi, antenne che riducano o annullino il problema. Negli ultimi anni sono stati introdotti sistemi di antenne con concetti innovativi che inglobano diverse funzioni e si presentano con forme differenti rispetto alle precedenti, con impatto visivo quasi nullo: trasmissione e ricezione possono essere combinate e la qualità può essere migliorata giostrando sulla diversità di polarizzazione del campo elettromagnetico invece che con la diversità di spazio. Il numero degli elementi di antenna visibili diminuisce considerevolmente e l’impatto visivo diminuisce. Anche l’aumento delle frequenze utilizzate porta ad una riduzione delle dimensioni dei singoli elementi delle antenne e ne esistono di tipo intelligente, in grado di direzionare l’irradiazione verso l’utente in collegamento; da ciò deriva anche una riduzione del campo elettromagnetico presente sul territorio. Le foto 4 – 5 mostrano alcune soluzioni già adottate in varie località per “mascherare” in qualche modo le antenne che comunque vengono installate per fornire un servizio pubblico ormai irrinunciabile in epoca di globalizzazione, che è quello del “comunicare.
Francesco Gentile
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