Stamattina Milano offriva una giornata primaverile con un cielo azzurro che invitava ad uscire. Siamo andati in Triennale e la Torre Branca del Parco Sempione si presentava come nella foto: una torre fumante, un vulcano longilineo che si scagliava verso il cielo terso …
La Mostra che abbiamo visitato è “Made in slums -Mathare Nairobi” : una serie di oggetti di uso quotidiano ricavato da materiale riciclato e lavorato artigianalmente a mano con pochissimi e antichi attrezzi. “Quando ho finito le scuole, dovevo sopravvivere e allora mi sono messo in cammino alla ricerca di cibo … poi sono arrivato in questo posto dove il lavoro è duro ma mi permette di andare avanti …” così raccontava un kenyota.
Da lamiere vengono ricavate pentole, fornelli , da fil di ferro trappole per topi, da vecchi pneumatici nascono sandali, carrettini per venditori ambulanti, casette di legno diventano sedie … Nella miseria delle baraccopoli in Kenya nasce l’arte del recupero. E’ la vecchia “Arte di arrangiarsi…”. E le foto mostrano venditori di pupazzi, di benzina, di lumi, di scarpe e di tecnologici CD… Una bella mostra che fa riflettere su come il mondo sia diviso tra chi butta via tante cose comprate inutilmente e come chi riesce a essere “vivo” con le stesse cose.
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E’ arte di arrangiarsi con quel poco che si ha a disposizione, senza troppo badare all’accostamento dei colori o alla perfezione della forma. Un oggetto deve essere utilizzato per soddisfare un bisogno: quando riesce a soddisfarlo vuol dire che l’obiettivo è stato raggiunto, spendendo poco e possibilmente niente. E’ questa la necessità di chi non può permettersi di comprare un oggetto nuovo, di chi non ha di che mangiare e quindi rimedia con la propria fantasia e alcuni scarti gettati via. L’opulenza di un popolo si può anche misurare dalla quantità di rifiuti prodotti, più chili se ne producono più si è ricchi. Le popolazioni più povere di rifiuti quasi non ne producono, tutto è riutilizzato, in un modo o nell’altro. Ma è proprio vero che la nostra civiltà così consumistica, così piena di oggetti di cui ci circondiamo è veramente più evoluta? Non è che gli oggetti stanno sostituendo le idee?