Arese, noi, il mondo: Casa comune. Più o Meno.

Pubblicato oggi su QuiArese:
05 febbraio 2016 – Premessa: il pezzo seguente stava per essere inviato in stampa, quando è capitato qualcosa che si collegava benissimo al contesto e che racconto brevemente. Mi accorgo che non ho collegamento Internet, né linea telefonica. Dovevo fare dei pagamenti online e dovevo spedire alcune relazioni, tra cui questa nota sottostante. Mi ricordo che dove stanno costruendo la rotonda in via Gran Paradiso – via Valera, c’è un armadio telefonico che deve essere spostato e penso che se stanno facendo il lavoro, avrebbero dovuto avvisare.
Vado sul posto e parlo con gli operai che sono lì al lavoro, mi dicono che stanno facendo un “parallelo” e che non ci sarebbero state interruzioni, la colpa è della mia linea. Combinazione strana: da oltre 35 anni la mia linea non ha mai avuto problemi. Chiedo a un altro operaio e mi dice che si è verificato un guasto, quindi un evento imprevedibile, e quando dico di non raccontare storie perché il lavoro, legato alla rotonda, è programmato da tempo e qualcuno avrebbe dovuto avvisare. La risposta è stata che forse il nostro amministratore di condominio non ha avvisato.
Ho chiesto al custode che mi ha assicurato che nessuna sapeva dell’interruzione, solo un operaio, nei giorni scorsi, aveva accennato a un fermo di una o due ore, ma non sapeva in che giorno. La società di telecomunicazioni, ha detto che essendo i lavori connessi a un’opera pubblica, doveva essere il Comune ad avvisare. Allora sono andato in Comune e ho chiesto se avevano fatto avvisi, mi hanno fatto compilare un modello di segnalazione e avrò risposta. Conclusione: soliti balletti, mancanza di comunicazione tra enti pubblici e cittadini e tra aziende e clienti, grandi disagi e anche qualche danno economico. Altro che iniziare bene una giornata di sole! E ora riporto ciò che avevo scritto prima.

In questi giorni di albe luminose, cieli azzurri e splendidi tramonti, la nostra Arese si è presentata stupendo soggetto di foto e pensieri e i social network sono ricchi di immagini da ricordare. Leggendo qui e là i post e i commenti che gli aresini dibattono sui siti cittadini e anche su queste pagine di QuiArese, esaminando argomenti e critiche, polemiche, accuse e difese, parole e mutismi, soluzioni e occasioni perdute, altruismi ed egoismi, rispetto di regole o leggi o educazioni civiche o menefreghismi, si è pensato di fare una lettura di un documento molto importante che l’anno scorso è stato diffuso nel mondo e che le cronache cittadine, per ovvi motivi, non hanno riportato. Ma è sembrato, anche per concederci un momento di pausa e di riflessione, che in questo momento, ne sarebbe stata utile una lettura (www.vatican.va) e, qui di seguito, si riporta un piccolo riassunto. L’argomento è sembrato attuale, molto interessante e coerente con il nostro, Più o Meno, vivere quotidiano.

Il 18 giugno 2015 Papa Francesco ha reso noto la sua enciclica “Laudato si’ – Sulla cura della Casa Comune” partendo dal “Cantico delle Creature” scritto nel 1224 da san Francesco d’Assisi. La Terra è Casa Comune, ma anche “sorella” con la quale condividiamo l’esistenza e spesso protesta per come la maltrattiamo e “madre” che ci accoglie nelle sue braccia. L’uomo dimentica che è egli stesso fatto di terra, il corpo è fatto di elementi del pianeta, la cui aria respiriamo e la cui acqua ci vivifica e ristora.

Ma, in passato, questo tema aveva già avuto alcuni approcci.

Papa Giovanni XXIII nell’enciclica “Pacem in terris” si rivolgeva al mondo cattolico e a tutti quelli di buona volontà: adesso, di fronte al deterioramento globale dell’ambiente, Papa Francesco si rivolge a “ogni persona” che abita il pianeta e nell’esortazione “Evangeli gaudium” ha scritto ai membri della Chiesa affinché si entri in dialogo con tutti sulla Casa Comune.

• Nel 1971, Papa Paolo VI si riferì alla problematica ecologica, definendola “crisi che è conseguenza drammatica” dell’attività incontrollata dell’essere umano che “attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, rischia di distruggerla e di distruggere se stesso”. In un discorso alla Fao, accennò a una catastrofe ecologica sotto i colpi dell’industrializzazione selvaggia: “i progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo”.

Papa Giovanni Paolo II nella sua prima Enciclica diceva che “l’essere umano sembra non percepire altro significato del suo ambiente naturale, ma solamente quelli che servono ai fini di un immediato uso e consumo”. In seguito, invitò ad una “conversione ecologica globale” facendo notare il “poco impegno per salvaguardare le condizioni morali di un’autentica ecologia umana”. Ogni aspirazione a cambiare le cose e il mondo, richiede di cambiare gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società. Lo sviluppo umano presuppone il rispetto per la persona, ma anche alla natura e della “mutua connessione in un sistema ordinato”.

Papa Benedetto XVI ha rinnovato l’invito a “eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente”. Il libro della natura  è “uno e indivisibile” e comprende l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali a altri aspetti. Quindi “il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana”. Egli fece notare che “l’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso ma è spirito e volontà, ma anche natura”. E ricorda: “lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo solo noi stessi”.

Non solo la Chiesa Cattolica, scrive il Papa, ha a cuore queste problematiche, ma anche altre  Chiese e Comunità; un solo esempio, quello del Patriarca Bartolomeo che ha invocato la “necessità che ognuno si penta del proprio modo di trattare il pianeta”. Tutti noi siamo chiamati a riconoscere “il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente” perché “un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio”. Le soluzioni per il miglioramento devono essere cercate non solo nella tecnologia, ma anche in un cambiamento dell’essere umano, altrimenti affronteremmo “soltanto i sintomi”.

San Francesco d’Assisi, ricorda infine Papa Francesco, è l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia ed autenticità, perché manifestò attenzione verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati e viveva con semplicità e in armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso, cose che sono “inseparabili”. Per lui qualsiasi creatura era una sorella e si sentiva chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste.

Papa Francesco, dice: “se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza stupore, se non parliamo il linguaggio della fraternità e della bellezza della nostra relazione col mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati”. La vita di san Francesco era una rinuncia a fare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio.

Il Papa fa, perciò, questo appello: la sfida urgente di proteggere la nostra Casa Comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, perché sappiamo che le cose possono cambiare. Invita al dialogo per capire insieme come ogni azione può influire sul futuro, ad un confronto che unisca tutti perché ogni azione riguarda tutti, ad una presa di coscienza che coinvolga tutti i cittadini, senza ostacoli da parte dei potenti e dal disinteresse di alcuni. Ci sono atteggiamenti che “ostacolano le vie di soluzione e vanno dalla negazione di un problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche”, mentre c’è bisogno di “solidarietà universale”.

Al centro dell’Enciclica papale, c’è una domanda: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?” e il Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, ha commentato: “Questa domanda porta ad interrogarsi sul senso dell’esistenza e sui valori che stanno alla base della vita sociale”. Papa Francesco dice che “non esistono una crisi sociale e una ambientale separate ma c’è la crisi socio-ambientale: occorre attenzione all’ecologia culturale e all’ecologia della vita quotidiana”.

Servizio di Francesco Gentile                                                     © riproduzione riservata

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Un pensiero su “Arese, noi, il mondo: Casa comune. Più o Meno.

  1. da Facebook QuiArese, Marco Accornero:
    Anche io molti disagi sulla linea internet, avevo pensato cambiare gestore

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