Ascoltare il TG Regionale della Lombardia che annuncia l’arrivo di profughi al campo base che servì per la logistica di EXPO, vedere un esponente politico che gira per il sito con un codazzo di persone e con in mano un cellulare per riprendere il video della situazione, direi cosa molto professionale o folcloristica … e sentire che stanno per arrivare le prime 150 persone, che c’è bisogno di lenzuola, asciugamani , abbigliamento estivo, prodotti per igiene personale, ecc … è stato per mia moglie e per me un input a fare subito qualcosa. Abbiamo raccolto quanto avevamo di utile a disposizione e ci siamo messi in auto affrettandoci per arrivare al sito prima di sera, ma poi … ci siamo trovati di fronte a sbarre abbassate, tre uomini tre della sicurezza che ci dicono che lì non arriverà un profugo, che non hanno notizie da chi di dovere e non aspettano né persone, né cose, né aiuti. Quando abbiamo detto che abbiamo appreso la notizia dal TG, si sono messi a ridere perché … “se si ascolta tutto quello che dicono in TV, tra un politico che tira di qua, un potente che tira di là … si è come pesci che abboccano all’amo …”.
Tornati a casa, abbiamo rivisto sul PC il servizio ed in effetti c’è bisogno di aiuti, ma bisogna portarli al Centro di via Sammartino a Milano: questo non lo hanno detto, ma lo si evince facendo un fermo-immagine del filmato (link qui sotto) al minuto 3:00 e leggendo il foglio che aveva in mano la giornalista … Infine, pesa il giudizio, molto critico, dei tre uomini tre sulla credibilità dei mass media … in cui poniamo spesso la nostra fiducia di “ignoranti” per essere informati.
Ebbene, noi non siamo stati attenti, ma il TG non è stato preciso e il personale all’ingresso del Campo Base era completamente all’oscuro dell’iniziativa: nel nostro Paese, anche quando si vuol fare una piccola buona azione, ci si deve scontrare con mille problemi … Alla fine, ci siamo fermati a un cassone giallo per la raccolta di beneficenza e abbiamo lasciato tutto lì, sperando che comunque possa servire a persone bisognose.
Abbiamo tutti sperimentato il balletto delle competenze nel posto in cui abbiamo prestato, per decenni, il nostro contributo lavorativo. In molti hanno svolto la loro attività amandola, mettendoci anima e corpo, sforzi di volontà e pazienza e sforzi fisici, perché lavorare stanca e lavorare bene e tanto, stanca un po’ di più, ma restituisce quel tipo di soddisfazione che appaga chi ama il proprio lavoro. Una parte di lavoratori non dico che non si impegna, ma è attentissimo a quanto gli compete strettamente, non una virgola di più, tanto che conosce i mansionari a memoria e non appena viene loro richiesto qualcosa non declarato, scatta il fatidico: non è di mia competenza! Ed ecco che i processi lavorativi si ritrovano buchi dentro i quali incappano un sacco di pratiche che diventano quasi irrisolvibili. Per evitare ciò sarebbe stato sufficiente un tantino di buona volontà e di iniziativa personale, difatti dove ciò esiste tutto fila liscio. Ora immagino che la stessa cosa accada nei processi attuali, sia di lavoro che di politica, oppure di accoglienza migranti, argomento della conversazione. Del resto non si può scrivere un processo senza omettere particolari che a prima vista appaiono ovvi e che non vengono scritti. Una buona sintesi rende la disposizione più semplice, più scorrevole, snella. Occorrerà fare in modo che chi la deve perseguire si responsabilizzi affinché il processo vada avanti e vada a buon fine, non che si faccia strettamente il proprio e poi ci si disinteressi della prosecuzione allo step successivo. Non credo alle disposizioni troppo dettagliate, presuppongono che chi le deve eseguire non sia in grado di usare bene la testa, di avere un po’ di autonomia, una seppur piccola area di responsabilità. Altrimenti occorrerà scrivere tutto e non saltare nulla, compreso di “respirare” durante l’espletamento del lavoro…….il pericolo sarebbe: chissà quanti morti per asfissia.
Concordo con l’amico Rino e aggiungo che, tutto sommato, la generosità dei coniugi Gentile è andata, si spera, a buon fine. A Roma ciò non sarebbe potuto succedere in quanto un paio di anni fa a causa di uno scandalo della società preposta alla raccolta degli indumenti usati (la merce depositata nei cassonetti gialli andava a finire sui mercatini rionali), non è più possibile depositare gli indumenti usati in detti cassonetti: i cassonetti sono stati tolti.
Buone vacanze a tutti!
Il problema più grosso è che viene fatta pubblicità gratuita a certi personaggi politici che non la meritano….
Abbiamo tutti sperimentato il balletto delle competenze nel posto in cui abbiamo prestato, per decenni, il nostro contributo lavorativo. In molti hanno svolto la loro attività amandola, mettendoci anima e corpo, sforzi di volontà e pazienza e sforzi fisici, perché lavorare stanca e lavorare bene e tanto, stanca un po’ di più, ma restituisce quel tipo di soddisfazione che appaga chi ama il proprio lavoro. Una parte di lavoratori non dico che non si impegna, ma è attentissimo a quanto gli compete strettamente, non una virgola di più, tanto che conosce i mansionari a memoria e non appena viene loro richiesto qualcosa non declarato, scatta il fatidico: non è di mia competenza! Ed ecco che i processi lavorativi si ritrovano buchi dentro i quali incappano un sacco di pratiche che diventano quasi irrisolvibili. Per evitare ciò sarebbe stato sufficiente un tantino di buona volontà e di iniziativa personale, difatti dove ciò esiste tutto fila liscio. Ora immagino che la stessa cosa accada nei processi attuali, sia di lavoro che di politica, oppure di accoglienza migranti, argomento della conversazione. Del resto non si può scrivere un processo senza omettere particolari che a prima vista appaiono ovvi e che non vengono scritti. Una buona sintesi rende la disposizione più semplice, più scorrevole, snella. Occorrerà fare in modo che chi la deve perseguire si responsabilizzi affinché il processo vada avanti e vada a buon fine, non che si faccia strettamente il proprio e poi ci si disinteressi della prosecuzione allo step successivo. Non credo alle disposizioni troppo dettagliate, presuppongono che chi le deve eseguire non sia in grado di usare bene la testa, di avere un po’ di autonomia, una seppur piccola area di responsabilità. Altrimenti occorrerà scrivere tutto e non saltare nulla, compreso di “respirare” durante l’espletamento del lavoro…….il pericolo sarebbe: chissà quanti morti per asfissia.
Concordo con l’amico Rino e aggiungo che, tutto sommato, la generosità dei coniugi Gentile è andata, si spera, a buon fine. A Roma ciò non sarebbe potuto succedere in quanto un paio di anni fa a causa di uno scandalo della società preposta alla raccolta degli indumenti usati (la merce depositata nei cassonetti gialli andava a finire sui mercatini rionali), non è più possibile depositare gli indumenti usati in detti cassonetti: i cassonetti sono stati tolti.
Buone vacanze a tutti!
Il problema più grosso è che viene fatta pubblicità gratuita a certi personaggi politici che non la meritano….