Un grande film, ieri sera: finalmente un racconto che mette di fronte i problemi degli adulti e quelli dei bambini, le conseguenze della guerra, della disoccupazione, della miseria, dell’amore che sono sofferenze, sfruttamento, fame, mancanza d’affetto per i piccoli che colpe non ne hanno, se non quella di essere venuti al mondo oppure è colpa dei genitori averli messi al mondo? Pensieri contorti i miei? Cafarnao è caos e i miracoli sono possibili, ma rari, molto rari. E, pensando ai tanti emigranti da Paesi martoriati, alla ricerca di un po’ di serenità e di unione familiare, vedere questo film, un vero reportage su situazioni terribili, che accadono in ogni parte del Mondo, dove i sentimenti vengono soppressi dalla necessità di sopravvivere, fa luccicare gli occhi fin dalle prime scene suscitando emozioni contrastanti e profonde. La storia è realistica, quindi, ben raccontata, con primi piani stupendi sui volti di protagonisti ben scelti, ben diretti dalla regista Nadine Labaki, che ha anche un parte nel film, e una colonna sonora che accompagna pietà, sentimenti, rabbia, dolcezza … Bravissimo e molto espressivo il principale interprete, il ragazzino Zain Alrafeea, la piccola Boluwatife Treasure Bankole che, nella parte di un bambino piccolissimo, sembra aver seguito con professionalità le indicazioni della regista che avrà dovuto aspettare mesi per coglierne movimenti e espressioni spontanee , perfetti Yordanos Shifera, Kawsar Al Haddad, Fadi Youssef, Haita ‘Cedra’ Izzam, Alaa Chouchnieh, Elias Khoury, Nour El Husseini … tutti sconosciuti a noi, ma di grande forza recitativa. E’ giusto, quindi, mettere a mondo figli quando il mondo fa poco per accoglierli? E i sogni dei figli vanno rispettati o la vita deve seguire binari posati dagli adulti? Un film molto impegnativo, serio, giustamente premiato dalla Giuria all’ultimo Festival di Cannes che non per questo va visto ma per le immagine e le frasi che restano nel cuore dello spettatore che, forse, esce dalla sala un po’ meno egoista.