DETROIT: un film sul passato che ci sarà?

Di domenica mattina difficilmente mi vengono in mente frasi da evidenziare, ma mi si presenta sulla lavagna mentale questo brano del romanzo “Quella notte sono io” di Giovanni Floris: “Le persone normali si difendono. Quando scoprono qualcosa che non vogliono scoprire, quando vedono qualcosa che non vogliono vedere, fanno finta di niente …” . E facevano finta di niente tante persone che vissero quel periodo terribile della fine Anni ’60 nella città americana cui è dedicato il film “Detroit”, in cui si susseguono in maniera brutale, cruda, disumana i fatti di razzismo dei “bianchi” contro i “neri”, i sentimenti di odio reciproco che si alimentavano dal susseguirsi di episodi di aggressione e di ribellione che praticamente distrussero una parte della Città. Per molto tempo, il film è praticamente un documentario che alterna scene “girate”, a colori, a scene di “cronaca” dell’epoca in bianco e nero, fatto che colpisce di più allo stomaco per la forza di ciò che si vede che è “reale”. Man mano, il film apre il microscopio su una storia particolare: quella del Motel Algiers in cui giovani neri vennero presi in ostaggio da poliziotti feroci che li sottoposero a torture fisiche e psicologiche, sotto lo sguardo di uomini dalla Guardia Nazionale o addirittura dell’Esercito (qui il mio richiamo al brano iniziale di Floris …) che quasi sempre fecero finta di “non vedere” le sofferenze di chi si voleva difendere e le efferatezze di chi agiva al di là della Legge e dei Diritti Civili. La regista  Kathryn Bigelow ha ripreso le scene con un realismo martellante, gli attori principali (Will Poulter, Hannah Murray, Jack Reynor, John Boyega, Anthony Mackie ..), non tutti a me noti, sono stati scelti con attenzione per evidenziare caratteri diversi, opposti, molteplici. Non ricordo una colonna sonora di base se non qualche bella canzone d’epoca o di gospel, mentre i suoni e i rumori legati a sirene o vetrine fracassate o spari restano impressi. Un film “storico”, un film sul “passato”. Ma questa differenza di colore tra uomini, e solo quella perché gli uomini sono fatti tutti allo stesso modo, è stata soggetto di odio solo in passato? Una frase del film è “Essere nero è come avere una pistola puntata dritto in faccia“: è stato così o lo sarà ancora per tanti anni man mano che immigrazioni e integrazioni aumenteranno sempre di più?

Locandina da internet

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