Una serata nella storia, vivendo una delle tragedie più grandi e di importanza enorme per la svolta della Seconda Guerra mondiale: a Dunquerque, nel nord della Francia, varie centinaia di migliaia di soldati inglesi e francesi furono stretti in ritirata sulla spiaggia dall’armata tedesca: una trappola mortale. Non si sa il perché, ma Hitler a un certo punto ordinò la sospensione degli attacchi e la Gran Bretagna di Churchill organizzò un salvataggio avventuroso di 350mila uomini, prima inglesi e poi francesi.
Fin qui è storia. La trama del film “Dunkirk” è impostata proprio sulle modalità del salvataggio e, come abitudine non la raccontiamo. Ci è piaciuta l’impostazione data: un racconto visivo e sonoro delle situazioni visto da tre diverse ottiche e cioè in terra, in acqua e in cielo con tempistiche diverse e intrecci continui. Un modo di fare cinema che tiene lo spettatore ansioso e coinvolto. Il film non è quindi basato sulla “guerra” ma sui momenti, i pensieri, le scelte, i sentimenti di coloro che vissero quei momenti di una sconfitta degli Alleati che passò, proprio per il salvataggio di tanti soldati, come una vittoria che vittoria non fu … Bravo quindi a Christopher Nolan che ha ben studiato la storia prima di farne una sceneggiatura attraente e una grande regia, buona la fotografia e i primi piani, ottima la colonna sonora di Hans Zimmer che diventa co-protagonista, ben scelti gli attori, tutti protagonisti a pari importanza e ricordiamo Fionn Whitehead, Tom Glynn-Carney, Jack Lowden, Harry Styles, Aneurin Barnard, James D’Arcy, Barry Keoghan, Kenneth Branagh, Cillian Murphy, Mark Rylance, Tom Hardy, Kevin Guthrie, Elliott Tittensor …
Le cronache reali raccontano che Churchill smorzò i toni: “Dobbiamo stare molto attenti a non assegnare a questa liberazione gli attributi della vittoria. La guerra non si vince con le evacuazioni”.