Sul calcio si fanno ore e ore di chiacchiere e ci si dimentica che è un gioco. Questo sport viene spesso trascurato, invece, come fonte di riflessione sociale. Ad esempio, veniamo a sapere che Mourinho lascerà l’Inter perché in questo Paese non si è sentito a casa sua, è stato preso in giro e vituperato nonostante il suo impegno di serio lavoratore e preparato professionista. Ed ecco la conseguente riflessione: avrà pure ragione, quest’uomo, se il nostro Paese tratta allo stesso modo tanti giovani laureati, ricercatori, volenterosi e preparati, tanto da costringerli ad andare all’estero. Tempo fa il dr. Celli invitò i figli ad abbandonare l’Italia e andare a cercar più fortuna in altri Paesi e, i suoi, non sono figli di un operaio in cassa integrazione o occupato a 1200 € al mese. Celli ha dimostrato di essere un padre comunque realista, cosciente che i figli hanno bisogno di formarsi e responsabilizzarsi. Inoltre, dal suo alto livello, il Direttore Generale della Luiss di Roma, non si è trastullato nel benessere e ha capito che l’Italia offre poco futuro, che la crisi c’è e durerà per ancora tanto tempo e che la politica non è in grado di gestire il Paese al di fuori di interessi personali, ma nel bene dei cittadini. Allora, tornando all’allenatore dell’Inter, bisogna dargli onori al merito e ringraziarlo per averci fatto capire che le vittorie non bastano, ma occorre il rispetto. Grazie, Mourinho.
Pubblicata da DNews Milano il 20 e Verona il 21.5