Fury: un film sulla guerra come non si vedevano dai tempi di Salvate il soldato Ryan, diverso come periodo, siamo quasi alla fine della Seconda guerra mondiale, diverso come sito, siamo proprio in Germania, diverso per ambientazione principale, la storia si svolge in gran parte in un carro armato, battezzato “Fury”, che è strumento di guerra ma anche la casa di una squadra che, pur composta da persone diverse per carattere e provenienza, anche religiosa, deve cercare di vivere il più a lungo possibile combattendo il feroce nemico. E feroce deve essere il carrista che fa “il lavoro più bello”, come dicono loro, per la Patria, per salvare l’Europa dal nemico. Il film guarda anche il lato delle sofferenze della popolazione civile tedesca di fronte alla vendetta degli americani e in un conflitto svolto, da una parte e dall’altra, senza pietà. E senza pietà deve crescere il più giovane, ultimo arrivato nel gruppo, che preso per mano dal sergente Brad Pitt, che diventa sempre più “attore”, scopre l’orrore della guerra vissuto sul fronte, faccia a faccia col nemico. Senza spazio per i sentimenti, senza spazio per la coscienza, mettendo in dubbio l’esistenza della propria vita e di un Dio che può dimenticare gli uomini … Leggevo che in guerra i carristi riescono a sopravvivere in media sei settimane nella loro “casa mobile” per poi lasciare i loro corpi e tanto sangue a un nuovo gruppo … Attori bravi, Logan Lerman interpreta bene i vari stati d’animo, colonna sonora quanto basta, immagini molto realistiche. Regia di un ex marine, David Ayer. Un filmone americano come tanti? Non direi e comunque rimarrà bene impresso nell’elenco di film di questo genere.