La guerra … non solo cow boy.

Ieri sera, un gran bel film ci ha fatto riflettere tantissimo sugli orrori della guerra, sulla freddezza di uomini che scelgono di “servire la Patria” ad ogni costo, di “punire” terroristi e assassini diventando essi stessi “leggende” del mirino, vincitori di incredibili classifiche di bersagli umani abbattuti, mettendo a rischio non solo la propria vita, ma anche la serenità della propria famiglia. Clint Eastwood, non giudica, come è nel suo carattere usa molti silenzi e attenzione sull’aspetto psicologico di un uomo che “crede” in quello che fa e vive di momenti di gloria e di ricordi che lo rendono schivo, assente, lontano da tutti e da moglie e figli quando i suoi pensieri tornano ai giorni vissuti nella guerra in Iraq. Specie dopo gli attentati dell’11 settembre, si convince sempre più che deve difendere le persone care e tutti gli americani con la sua missione di “cecchino”. Il film, senza intervallo e più lungo della norma, non lascia un attimo di distrazione e ogni scena fa attendere con ansia e curiosità quella successiva. La scuola di Sergio Leone è stata fondamentale per il grande Clint che da attore era freddo e quasi immobile nelle espressioni, mentre come regista non sbaglia quasi mail il “centro”, come questo cecchino che, poi, è veramente vissuto e ha raccontato la sua esperienza di reduce sofferente di “mal di guerra” e che al suo ritorno definitivo a casa, mette a disposizione la sua esperienza per aiutare altri reduci con grosse menomazioni fisiche e mentali. Bella fotografia, grandi primi piani, bella colonna sonora che, tra l’altro, non dimentica Ennio Morricone col suo “The Funeral” … Attori scelti con attenzione, bravissimi Bradley Cooper e Sienna Miller su tutti. Da non perdere e da conservare in memoria.

2 pensieri su “La guerra … non solo cow boy.

  1. @ Rita Sannino: Concordo pienamente. Comunque il film non vuole essere a favore o meno dello spirito patriottico, ma vuole raccontare ciò che cambia in un uomo che sceglie di servire la Patria e va in guerra. Il problema è grave e riguarda centinaia di migliaia di giovani reduci, specie negli USA che in guerra ne manda tanti, anche quando potrebbe tenerseli a casa …. Ma questa è un’altra storia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.