Pubblicato oggi su QuiArese:
10 giugno 2016 – E’ finito l’anno scolastico. Ieri è stato un giorno di festa: abbiamo visto ragazzi schernirsi per strada e anche giochi con lanci di acqua. Nei parchi, oggi, tanti bambini, molti con i nonni, qualcuno con un genitore e la nostra Arese è sembrata più viva. Certo, la chiusura delle scuole comporta problemi per le famiglie, specie quando entrambi i genitori lavorano e se non hanno familiari di appoggio. La nostra città vanta molte esperienze di campi estivi già da tanti anni e con qualche sacrificio i bambini possono stare in compagnia, socializzare, giocare, fare nuove esperienze. Si parla da anni di creare “Scuole “Aperte” anche durante l’estate dove i docenti, a turno, e volontari potrebbero seguire i ragazzi per attività di recupero, di esercitazioni, laboratori ed hobbistica…
Il discorso apre molte dibattiti coinvolgendo ragionamenti sui costi, sulle leggi e i contratti attuali, su welfare e responsabilità locali, regionali, statali e sindacali. Tra tante soluzioni possibili, per il momento non resta altro che organizzarsi al meglio, per la sicurezza, lo svago e la cultura dei nostri studenti. Non va dimenticato, però l’anno appena trascorso e quindi si permetta di rivolgere un grazie a tutti quei docenti che, tra mille difficoltà, tante critiche e, in verità, pochi complimenti, svolgono con passione il loro lavoro per dare a ragazzi tanto diversi tra loro e con situazioni familiari non sempre facili, quei “valori” che, per impegni o distrazioni, spesso i genitori non riescono a trasmettere.
Io ricordo ancora con affetto tutti quegli insegnanti che mi hanno preso in adozione, lasciandomi quella cultura, educazione e rispetto per gli altri, per le cose e l’ambiente, per la libertà e le uguaglianze, che mi hanno aiutato ad affrontare la non facile vita quotidiana, in un Paese sempre più degradato e complesso, cercando di non essere coinvolto nel menefreghismo, nell’arrivismo, nell’illegalità. Molte volte non mi hanno fatto dormire, suor Deodata, la professoressa Nobile di matematica o l’ingegner Morisani di elettrotecnica… Forse in certi momenti mi sembrava odiarli. Come dimenticare quando fui costretto a scrivere alla lavagna, davanti a tutti i miei compagni, per cento volte “ Io non voglio crescere!” perché, per un tremendo mal di pancia, non avevo fatto gli esercizi di chimica!
A distanza di tanti anni, oggi li vorrei abbracciare uno per uno. Infine, un grazie ai miei genitori che non misero mai in dubbio la loro missione, rinforzando concetti, convinzioni e giudizi. Mi insegnarono il rispetto per quei lavoratori che, spesso, vedevo infilare in borsa i compiti da correggere, gli appunti per le programmazioni e i registri da compilare, quasi con il timore di far capire a noi ragazzi che il loro lavoro continuava a casa, spesso anche di sera…
Rubrica a cura di Francesco Gentile © riproduzione riservata
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Ricordo anch’io la bellissima sensazione di essere, dopo aver guardato i risultati degli scrutini, uno studente, promosso, in vacanza, senza più il pensiero di essere pesato, valutato, interrogato per almeno due mesi e mezzo ed avere il tempo a disposizione per fare tante cose con gli amici. Ovviamente un grazie ai docenti, purtroppo meno supportati dai genitori al giorno d’oggi, rispetto a come lo erano con i nostri genitori. Molti insegnanti con cui ho rapporti, partendo da mio fratello, si lamentano proprio di questa lacuna dei tempi attuali, cioè la difesa totale di molti genitori verso i loro figli, considerati quasi degli dei, di conseguenza chi sbaglia a giudicarli è il docente. Auspico un po’ più di interessamento da parte dei genitori sull’impegno profuso dai loro figli, una più attenta valutazione di quanto sudore producono nelle fatiche dello studio, una più imparziale idea sulla reale capacità di sacrificarsi per guadagnare migliori giudizi da parte dei loro insegnanti. Certo le distrazioni di oggi sono molte e tremende, le famiglie sono più fragili e meno attente, i sacrifici si fanno mal volentieri e il risultato non può essere che un clima peggiore nelle classi.
da Facebook QuiArese, Giorgio Fiorini:
Le docenti sanno superare questa forma di superficialità di molte (non di tutte) le famiglie. Il loro valore sarà riconosciuto dalle nuove generazioni e dalla futura società.
da Facebook QuiArese, Adele Casartelli :
È davvero difficile il “lavoro” di insegnante oggi…io tra un anno andrò in pensione e la scuola mi mancherà moltissimo…ma per le mie colleghe che si impegnano con tanta passione e impegno non c’è tutta la stima e le riconoscenza che dovrebbero avere dalle famiglie
da Facebook di QuiArese: Adele Casartelli, Alessandro Gobbi, Giovanna Esposito, Aurelio Civalleri, Silvy Frey, Monica Lentini, Maria Dilillo, Nadia Debattisti, Antonio Lepore, Tatiana Missaglia, Arky Sky, Anna Cavallina, Giulia Di Alberto