Il film di questo weekend lascia soddisfatti per metà. La storia, negli anni Settanta, di un’amicizia tra due ragazzi cresciuti in modo molto diverso: uno ha assistito all’attentato al padre, l’altro appare come un fantasma da esperienza diversa. L’amicizia tra ragazzi nasce sempre spontaneamente, con innocenza e trasporto, inconsapevole degli eventuali sviluppi. Il film pone l’accento sulla famiglia, sulla comunicazione tra genitori, tra genitori e figli e, in particolare, tra un padre apparentemente burbero e preso da responsabilità e un figlio che per lui stravede e tra una madre che dal figlio riceve un rapporto più freddo (a memoria: a un certo punto lei gli chiede: “Perché fai così con tua madre?” e il ragazzo risponde “Perché non sei un padre”). Il film biografico, dedicato dal regista Claudio Noce. al padre vicequestore sfiora il problema del terrorismo, guarda ai rapporti umani, scappa dall’approfondimento delle conseguenze di un attentato, volando alto, facendoci vedere belle scene, primi piani intensi o ascoltare una colonna sonora buona, ma con inserimenti furbeschi di canzoni famose dell’epoca ma non scende nella disperazione e nei problemi reali, psicologici e sentimentali. Una commedia che racconta comportamenti e preoccupazioni di una qualsiasi famiglia. Due stelle brillano: le interpretazioni di Pierfarncesco Favino, sempre più maturo ed esperto, e di Barbara Ronchi, vera mamma con le sue espressioni di preoccupazioni e affetti. I ragazzi, Mattia Garaci e Francesco Gheghi, sono ben guidati e possono avere futuro nel cinema. L’autore comunque non fa partecipare lo spettatore in maniera coinvolgente come avviene in genere in una sala cinematografica, ma raccontato una storia da salotto di casa davanti a una fiction in TV.