- Io sono un immigrato. Alla fine degli anni ’70 del secolo scorso ho dovuto lasciare la mia città natale, Napoli, del Sud dell’Italia, per avere un lavoro. Penso di non essere stato profugo, ma a volte mi chiedo se lo fossi. Immigrato economico certamente: ma quale lavoro mi veniva offerto, già allora, nella mia cara Città? Fare le valigie: giovani di allora come tanti giovani di oggi. Come tanti uomini, donne, bambini che oggi arrivano da altri Paesi verso l’Italia e oltre, con enormi sacrifici, rinunce a legami, affetti, ricordi, colori e sapori della propria terra.
- Io sono un immigrato a Milano, città che, in tempi molto difficili, mi ha accolto e mi ha dato tanto dal punto di vista sociale, culturale, lavorativo. Io ho ricambiato e ho dato tanto impegnandomi con volontà, serietà, educazione e onestà nelle mie attività, fortunatamente diverse tra loro e sempre di crescente interesse. Milano accoglieva ed accoglie, assiste, organizza, gestisce e integra. PANE.
- Io sono un immigrato “Milanapoletano” e so bene che se rispetto gli altri, se rispetto la legge, se credo nei valori fondamentali di democrazia, posso vivere tranquillamente con tutti gli altri e impegnarmi con loro alla crescita, in tutti i campi, del nostro Paese, alla Pace, alla Sostenibilità Ambientale e alla Qualità della Vita per noi, ma specialmente per i nostri figli e generazioni successive. AMORE.
- Io sono un immigrato “Italoeuropeo” e vorrei ricordare agli altri Paesi dell’UE che la condivisione di onori ed oneri deve essere comune. Io aspetto gli Stati Uniti d’Europa nella speranza che un vero Governo centrale gestisca le varie Nazioni con gli stessi occhi, la stessa mente, lo stesso cuore. Ai benvenuti Paesi dell’Est tra cui l’Ungheria, all’Austria, alla Germania, alla Francia in particolare vorrei gridare quel motto che mi è sempre piaciuto fin da bambino: “Uguaglianza, Libertà e Fraternità” e al suono dell'”Inno alla Gioia”.
- Io sono un immigrato “Europeo”. E, pazientemente, aspetto un futuro che invece di pensare ad affari politici, business e intrighi guardi all’Uomo e alla sua sopravvivenza. FANTASIA.
Dalla mostra Terra Inquieta – TRIENNALE MI
Caro “Giggino”: le scelte non sono facili. Io ho fatto alcune scelte che non si sono rivelate positive, ma tutto sommato sono contento almeno della scelta di essere rimasto qui: per i miei figli e per tenere vicina la famiglia, senza fare altre emigrazioni … I giorni passati insieme al Club nautico Nettuno e a san Giovanni sono indimenticabili e ancora oggi sono alla base della mia formazione e convinzioni di vita … Un abbraccio.
Caro amico…
Io non ho avuto il coraggio di accettare, come te, l’accoglienza di Milano che in quegli anni mi offriva una divisa militare…
Rientrato a Napoli tra un ventennio di libero professionista e altri ancora di dipendente a progetto, mi ritrovo ora, a 67 anni a lottare per una pensione sociale…
Che dire, si mi sono goduto il bene ed il male che la nostra bistrattata citta’ mi ha
offerto, e spero di concludere questo viaggio con serenita’ ricordandomi della nostra infanzia quando con un pizzico di malinconia passeggio sull’arenile del municipio guardando i locali abbandonati del club Nettuno!!!
Un affettuoso abbraccio da Gino R.
Penso … penso … Grazie.
Grande!!!! Mi piace tanto leggere tutto quello che scrivi…bravo! Condivido in pieno.Pensa che proprio in quei lontani anni ’70 la tua città ha accolto me e mi ha fatto conoscere un’amica preziosa…diventata ,poi, anche lei milanapoletana.
Grande disquisizione.