Quest’anno, niente capitone …

Qualche sera fa, dicevo ad amici che quest’anno non ho gustato il capitone. Non che questo strano pesce mi piaccia così tanto, ma il gusto è legato alla tradizione, al Natale, alle feste di fine anno e all’arrivo di un anno nuovo che sarà, mi hanno sempre detto, migliore del precedente.

E poi, niente minestra maritata o pizza con le scarole, olive di Gaeta e capperi o il baccalà fritto o l’insalata di rinforzo con cavolfiori, peperoni forti, olive verdi e nere, sottaceti … E niente pizze fritte con ricotta, salame, mozzarella o i roccocò bagnati nel vermùt, le cassatine, il cotechino con le lenticchie che “se ne mangi tante all’ultimo dell’Anno, ti portano tanti soldi!” … e il panettone …

Insomma niente più per tradizione …

Che ti frega? – mi è stato detto – Non ti sei perso niente, specie se non ne vai matto …”. 

Non è così. Già a Carnevale mia moglie non ha fatto la “lasagna”.

“Che ti frega – mi è stato ripetuto – Se qualcosa ti piace, la puoi  mangiare in qualsiasi giorno e poi ormai trovi tutto al supermercato …”.

Ma la “lasagna”, quella napoletana col ragù, le polpettine fritte e poi messe nel sugo, la ricotta, la mozzarella, i piselli, il salame … un po’ bruciacchiata sopra e ai lati e morbida all’interno, si mangia per  tradizione ed è più buona solo a Carnevale.

Ed è tradizione la zuppa forte del giovedì santo e il tortano imbottito, la pastiera, il capretto con le patate dei Pasqua e la pasta al forno al pic nic della Pasquetta …

“Ma, insomma, cosa significa, per te, il termine <tradizione>?” mi è stato chiesto.

La <tradizione> è un insieme di usi, costumi, modi di pensare che viene trasmesso e mantenuto nel tempo: così dicono i dizionari.

Per me, è diverso: la <tradizione> è non solo mangiare o fare qualcosa o festeggiare o pensare nel tempo che scorre, ma è la <testimonianza> che, come nel passato, in questo presente, nel giorno giusto, ci sono ancora, esisto, parlo, rido, piango, amo, odio, gioisco, soffro, sogno, mi esalto, mi abbatto, mi sento su, cado giù, corro in un prato, guardo il mare, mi perdo nel cielo. Ci sono ancora.

Non mangiare in quelle occasioni il capitone, che, ripeto, non amo come non amo la pastiera o i cetrioli nell’insalata di rinforzo o le cassatine portatrici di glucosio o il grasso del cotechino e l’indigesto panettone,  può significare aver perso un treno senza sapere se ne passa un altro con la stessa classe e la stessa destinazione …

“Dici sciocchezze! – mi si vuol convincere – Questi treni li puoi prendere, nonostante la crisi, in qualsiasi sosta a ristorante o al Centro Commerciale … Non devi più aspettare Natale prossimo o Carnevale o Pasqua … Fortunatamente viviamo negli anni Duemila e il progresso ha fatto e fa miracoli!”

Ho raccontato altre volte che da piccolo non volevo andare sulle giostre perché poi il “giro finisce” e non ti rimane più quell’ illusione di volare. Adesso credo di aver sbagliato: mi son perso la degustazione di attimi di gioia, come facevano tanti bambini. E, ora, sulle giostre non ci posso più andare …

Ricordo una confessione che feci ad un mio carissimo amico: da piccolo napoletano, io non mi sono mai appeso al tram per prendermi un passaggio gratis …

Lui sorrise e mi disse: “Non sai il piacere che ti sei perso!”.

Quando, negli anni, ho continuato a non fare certe cose o perché non le ritenevo corrette o perché sono vigliacco o poco furbo o poco “italiano”, lui mi diceva: “Ah, già, tu sei quello che non si è mai appeso al tram!”.

Il Presepe si fa per Natale, non si fa a Ferragosto: nessuno impedirebbe di farlo, ma non avrebbe senso perché il Presepe ha un suo significato legato alla storia, ai personaggi … Per lo stesso motivo non regalo l’Uovo di Pasqua nel giorno della Befana o la calza col carbone per la Festa della Repubblica …

Ecco perché il fatto di non aver mangiato il capitone fritto a Natale mi rattrista: non so se l’anno prossimo potrò addentarlo così oleoso, bollente e ricco di grassi a Natale, come vuole la <tradizione>. 

Ormai non so se potrò mai più “appendermi al tram” …

8 pensieri su “Quest’anno, niente capitone …

  1. Il mio medico, più che Para-celso è un po’ Para-culo, perchè per avere un “consulto” bisogna dare la caparra e mettersi in lista d’attesa per un paio di mesi… quasi fosse… Para-celso!
    Ciao da Max

  2. Max, il grande medico e chimico svizzero Paracelso sosteneva che per stare bene bisognava avere i piedi al caldo , la testa al fresco e non ascoltare i medici.

  3. da Max: A me nessuno fa il capitone da decenni e poi il medico mi ha prescritto prima delle vacanze natalizie, dopo aver visto le (sballate) analisi del sangue: “Niente zuccheri e pochissima pasta”.
    Ho resistito pochi giorni, poi però… ho rimandato tutto al 2012!
    Auguri.

  4. Ricetta da provare: trasmetto a mia moglie …
    Non dubitavo che Serena e Marilù fossero convinte tradizionaliste delle bontà locali … Ciò che mi meraviglia sono le somiglianze con i miei figli che, pur essendo nati in Padania, sprigionano napoletanità da tutti i pori …
    Pensa che sono offesi perché quest’anno non abbiamo fatto l’albero e quando ricordo che il presepe è più grande del solito, dicono che ho fatto metà del mio dovere … E mi rinfacciano ancora che l’anno scorso io e consorte decidemmo di cambiare l’albero trentennale senza chiedere il loro consenso …

  5. caro franco premetto a tutto una ricetta per cucinare il capitone che ti evita di mangiarlo fritto ed ancora più grasso e non è neanche di farlo arrostito come lo cucinava sul balcone il nonno di mario haag che mpunzulunteva tutto ‘o palazzo tuoie. in una teglia da forno sul fondo un letto di foglie di alloro poi il capitone a pezzi, spargervi sopra del sale grosso e ricoprire con un altro strato di foglie di alloro.Aforno allegro per 30 minuti più o meno. Questa ricetta fu portato da mio nonno dal nord alla fine della 1 guerra mondiale e lo abbiamo sempre cucinato così . è poco grasso e molto delicato.
    per quanto concerne le tradizioni sono contento di una cosa in particolare: le mie figlie sono legatissime soprattutto a quelle del natale e vogliono che si rispettino rigidamente menù e logistica delle riunioni di famiglia e tempistica dei regali. Persino mi è statovietato di comprare un nuovo albero di natale visto che quello attuale viene definito “la scopa”.Ma va bene così

  6. Che bello immaginarti in cucina con tua sorella: mi riporti in tempi lontani e quando anche noi ci vedevamo così spesso …
    Hai ragione ed è proprio ciò che ho scritto :
    “… la tradizione è non solo mangiare o fare qualcosa o festeggiare o pensare nel tempo che scorre, ma è la che, come nel passato, in questo presente, nel giorno giusto, ci sono ancora, esisto, parlo, rido, piango, amo, odio, gioisco, soffro, sogno, mi esalto, mi abbatto, mi sento su, cado giù, corro in un prato, guardo il mare, mi perdo nel cielo. Ci sono ancora. …”.
    E proprio per questo è importante mangiare il capitone ogni anno: per ricordare il passato, il presente e sperare di mangiarlo nel futuro …
    Un abbraccio …

  7. da amico: Caro Franco,
    fra i tanti significati che tu dai alla “tradizione” e che condivido in pieno, per me tradizione significainnanzitutto : ricordo dei momenti passati, vissuti con le persone care che mi hanno accompagnato per un pezzo della strada che ho iniziato a percorrere quando sono nato.
    Nelle feste natalizie, è stata assieme a noi anche mia sorella: sapessi che emozione quando, vicino ai fornelli, abbiamo rivissuto gli stessi momenti di qualche decennio scorso, richiamando episodi con i quali ricordavamo mia madre, mio padre e chi è stata la mia grande compagna di vita.
    La tradizione è, quindi, presenza attuale del nostro passato, con tutti gli affetti pregressi, le gioie e i dolori.
    Se non hai mangiato il capitone fritto, nun ‘fa nient, se non hai mangiato l’insalata di rinforzo, nun ‘fa nient, lo stesso dicasi se non hai mangiato la pastiera: l’importante e che, in questi momenti, ti accorgi di esistere, di amare il tempo trascorso e di sperare per il futuro.
    Carpe diem!

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