Risposte impossibili

Ci aspettavamo un ritocco alle regole sul pensionamento: è molto più facile trovare soldi da lì anziché, ad esempio, dall’evasione fiscale. E si parla di condoni per chi, contravvenendo alle leggi, non ha pagato il dovuto e ora potrà usufruire di sconti …

  • Sulle pensioni mi pongo continuamente una domanda a cui non so dare una logica risposta: “Se si andrà in pensione a 67 anni, perché continuano a dire che saranno agevolati i giovani?”. È solo un discorso economico con un risparmio, dicono, di tre miliardi di euro, ma fisicamente è impossibile che si creino posti di lavoro se non ne vengono liberati.
  • Non si tiene conto di lavori usuranti: operai fisicamente distrutti, maestri sempre più deboli a fronte di bimbi sempre più vivaci, turnisti sempre più stanchi. A 67 anni non tutti sono pimpanti come quelli che trascorrono anni su comode e fruttifere poltrone o facendo solo del bla bla bla …
  • Essere presi in giro da industriali e politici sull’aumento dell’età pensionabile fa solo rabbia: anche se un lavoratore vuole essere impegnato fino a 67 anni e ha le forze necessarie e la passione e la fantasia, quale Azienda è disposta a tenerli se oggi, già a cinquant’anni, i Responsabili delle Risorse Umane chiamano per invitare ad accettare mobilità o lasciare il lavoro, ricorrendo, spesso, anche ad azioni di mobbing?
  • Inoltre, se non si apre a ricerca e sviluppo con nuove idee e produzioni, riprogettazione delle industrie e dei servizi, è obbligo per i giovani aspettare che qualcuno muoia per occuparne il posto in qualche ufficio o fabbrica …
  • I giovani vanno aiutati con l’ascolto sui problemi e accettando, possibilmente, loro proposte e suggerimenti poiché sicuramente hanno una visione più aperta, globale, moderna e avanzata rispetto a vecchi baroni, politici di professione e industriali assetati: tutti indifferenti alla reale salvezza del Paese.

Non si capisce perché molti fanno lo porco gioco di mettere padri contro figli, facendo sentire in colpa chi ha lavorato e poi, legalmente, spesso forzatamente, è andato in pensione per anzianità o vecchiaia.

Padri che hanno fatto sacrifici per far crescere nell’educazione e nel rispetto, per far studiare i figli nella speranza di un futuro migliore e oggi vedono deluse tutte le aspettative, guardandoli demotivati,  sfiduciati, indignati.

8 pensieri su “Risposte impossibili

  1. da Max: Pienamente daccordo con Franco e Michele… Tra i capannelli che si formano negli uffici si parla solo di pensioni, pensionamenti e di come evitare di essere stritolati da questo meccanismo perverso che fa male agli anziani (noi..) e, soprattutto, ai giovani.
    Se prima si era scarsamente motivati in ufficio, adesso la demotivazione è totale, perchè ci si sente presi per i fondelli da gente, anzi, gentaglia, che ha avuto il Q di trovarsi al posto giusto al momento giusto (o, come per es. la Minetti, con la Cosa giusta), senza avere nient’altro (che il Q o la Cosa).
    Ormai sembriamo tutti come Alberto Sordi nella Grande Guerra, sbandati e con l’idea fissa di sfangarla in qualche modo, ancora non si sa quale… Io mi ero aggrappato all’Amianto, che mi avrebbe potuto dare 5 anni di “scivolo”, ma giusto 2 giorni fa, invece dello scivolo, ho preso un ennesimo calcio in Q dalla Corte dei Conti!.
    C’est la vie (si dice così?)

  2. Carissima, per fare questo “mestiere” bisogna nascerci. Io mi limito a fare il “cittadino” rispettando doveri e esigendo diritti. Osservando e criticando o suggerendo. In poche parole, se vado a comprare la carne e pago, voglio un pezzo buono, ma non è detto che debba fare io il macellaio … No?

  3. Caro Franco non si può non concordare su quanto pensi ed hai scritto.
    Devo dire,però, che è giusto, si, ritoccare le pensioni, ma in primis quelle di coloro che le vogliono ritoccare.
    Mi fa tremendamnte rabbia stare lì a contare i mesi che mi mancano per andare in pensione, con la speranza di poterci andare, e vedere costoro che dall’alto dei loro milaeuro discutono su lacci e lacciuoli da proporre a chi veramente ha lavorato per il sudato pane quotidiano.
    Stasera, tra l’altro, un telegiornale nazionale ci ha fatto sapere quanto intressi a lor signori il costo della benzina e del diesel, visto che nessuno sapeva il prezzo.. Evidentemente il problema è di chi deve fare i conti con lo stipendio o la pensione.
    Ebbene, per poter sanare i conti di questo martoriato Paese, sarebbe opportuno, in primis, mettere mano ad una buona e rivoluzionaria riforma fiscale.
    In un epoca dove la telematizzazione ha raggiunto risultati, tempo addietro, ritenuti impossibili sarebbe necessario eliminare im maniera comsiderevole la circolazione della moneta contante.
    Tutti dovremmo pagare tutto con carte di credito e avere la possibilità di scaricare una percentuale di tutte le spese fatte nell’anno fiscale.
    Cosicchè anche l’idrauulico o l’elettricista, non me ne vogliano, debbano venire nelle nostre case dotati di un bel POS portatile.
    Bisogna poi dare spazio e consegnare qualche leva di comando ai giovani, ai quali auguro buona fortuna di vero cuore.-

  4. da Michele: Caro Franco,
    le tue domande sono molto simili a quelle che mi sono posto io da più di un anno e che ho espresso sia a mia moglie che a vari colleghi.
    Quindi, concordo pienamente con te!
    I nostri (?) politici, gli industriali, gli esperti del lavoro (i vari Giannino, Cisnetto, Cazzola, Giavazzi e compagnia cantando), opinionisti e giornalisti vari sono tutti dei filibustieri che, molto probabilmente, non sanno cosa vuol dire lavorare davvero. Probabilmente costoro non hanno mai lavorato ma hanno avuto la fortuna di stare nel posto giusto al momento giusto e che non facendo un c …. da mattina a sera, quando interpellati sull’argomento dicono bugie spacciandole per verità con il bel risultato di aver creato un clima pesante e messo figli contro padri e dicendo che quei soldi che si risparmierebbero mandando in pensione la gente a 67 anni (un domani a 70 e più anni magari indossando sotto i pantaloni dei bei pannoloni) e che il risparmio che ne conseguirebbe verrebbe utilizzato per creare posti di lavoro per i giovani. Ma quando mai??!!
    Io sono del parere che qualsiasi individuo dopo i 60/62 anni d’età, a prescindere se è o meno in buona salute e più o meno intelligente, non ha più la forza e le idee per competere in un mondo sempre più tecnologico ed informatico e che quindi dovrebbe lasciare il posto ad un giovane che ha energie e motivazioni per fare bene e meglio dell’anziano. E’ fisiologico!
    Il mio ragionamento vale sia per il settore privato che pubblico. E comunque a ciascun individuo andrebbe lasciata libertà di scelta se continuare a lavorare dopo i 65 anni o andare in pensione dai 60 anni in poi a fronte di una pensione un po’ più magra.
    Ciao

    PS: Franco, hai pensato di inviare le tue domande/considerazioni a qualche giornale nazionale??

  5. Confermo. E’ già molto tempo che, quando esce in TV nei dibattiti, ascolto con attenzione le lezioni di Cirino pomicino che anch’io in passato ho sempre disistimato. Ma è oro ciò che dice con la sua esperienza in confronto alle Santanché, Gelmini, Stracquadanio, Gasparri etc etc!

  6. condivido tutto quanto hai scritto. ieri sera ho partecipato ad un convegno con personaggi dellla prima repubblica sul ruolo dei cattolici in politica. C’era anche cirino pomicino, che la nostra generazione ha combattuto in ogni modo, ma a confronto di questi è un gigante. perlomeno è un uomo di cultura anche se dice cose assolutamente non condivisibili ed ha una visione del sociale e dell’etica assolutamente diversa, ma ci si può discutere e sei sicuro che ti capiscono.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.