Si avvicina Natale. Un attimo, un sospiro, una decisione …

Non so descrivere la mia sofferenza, girando nel reparto natalizio del grande magazzino tra pastori, casette e pecorelle, pensando che quest’anno abbiamo deciso di non fare il Presepe. “Non ce la facciamo più, troppo stancante …” dice mia moglie agli altri, per giustificare questa scelta. La mia verità è che non ho più motivazione. In questo momento, vedo il crollo di tante attese, tanti sogni che facevo sul futuro  della  nostra  famiglia ( “si vede che siete uniti, sorridenti” dicevano tutti …) e che oggi vedo sparire tra l’indifferenza del vivere quotidiano, lo stress, gli interessi diversi. E, in generale, guardandomi intorno, vedo che sono tante le famiglie in questa situazione, fatta di amici su social network, comunicazione attraverso lo schermo di un PC oppure ore e ore con un cellulare in mano a cercare chissà cosa, qualsiasi cosa che crei l’alibi per evitare di ammettere che non si ha niente da dire. E questo vale per tanti, coppie, genitori-figli, parenti, vicini di casa o gente che passa. Non prevale l’amore, nemmeno a Natale. L’egoismo vince … C’è la famiglia “virtuale”.

E il Presepe, quel simbolo creato con impegno, fantasia, entusiasmo, esposto in casa per tanti giorni a ricordare che fin dalla nascita, la famiglia è fatta di gioie e dolori, speranze e delusioni  da affrontare tutti insieme, perde valore.

Il Presepe, che vede luccicare occhi di bimbi o anziani che tornano bimbi, che offre emozioni e ricordi, diventa debole e non riesce a mostrare che quella famiglia c’è, è viva, è un insieme di progetti e traguardi comuni.

Il Presepe, improvvisamente in questo periodo della vita, penso non mi possa dare quei momenti di candore infantile che, invece, regala a chi lo costruisce pezzo su pezzo, creando ogni anno partendo dal niente, un proprio mondo fatto di paesaggi modellati dalla fantasia, scene di vita immaginaria interpretate dalle statuine, mettendo sul palcoscenico l’opulenza di avventori all’osteria e l’indigenza dei pastori che dormono, al freddo,  sotto le stelle, ascoltando colloqui inventati tra venditori e clienti al mercato, donne al lavatoio e uomini al lavoro, posizionati nel modo giusto, studiato a favore del pubblico che viene coinvolto da canti degli angeli e versi d’animali sparsi nell’erba serpeggiante tra case di Palestina o della Napoli dei secoli passati o forse ancora presente in un mix di culture e di razze.

Il Presepe di casa chiude il sipario sullo spettacolo della vita, delle faccende quotidiane, di risate e dolori dalla sveglia del gallo al mattino, il belare durante il giorno delle pecore libere e inconsapevoli del sacrificio, le volgari risate di ubriaconi di sera e il silenzio della notte accompagnato dal crepitio dei fuochi e ninna nanna per il Bambino Gesù …

Il Presepe generoso che dona momenti sereni  o fortemente nervosi per luci che non si accendono più o fiumi che perdono miracolosamente acqua, momenti di lavoro intenso, che fa trepida l’attesa di commenti positivi o critiche di adulti interessati, di visite di persone che ci buttano lo sguardo e parlano d’altro, di domande curiose o concrete di bambini attenti, unici veramente sinceri e coinvolti nel grande gioco, non ci sarà quest’anno a scaldare le nostre serate, a darci soddisfazioni.

Fa male, veramente male, ma ora è così: soffocato dall’indifferenza, da ritmi serrati, da pause impossibili, da promesse fatte e, spesso, non mantenute:

 “Hai fatto il Presepe? Quest’anno lo vengo a vedere! E porto anche i miei amici”: un contentino all’artista pazzo o all’uomo rimasto bambino …

“Ogni anno dite che non lo farete … Ormai non vi crediamo più …” ci dice sempre chi sa che è una passione.

Troppo forte la tentazione di vivere quei giorni tutti miei, in un mondo tutto mio che, una volta realizzato, spesso nemmeno più guardavo perché lo regalavo agli altri …

Fermarsi, è ora. Può far bene. Può fare da “ricarica”.

Anche se, col passare degli anni, potrebbe far male sentirsi dire, un giorno, anche da  chi è più vicino:

“A me il Presepe non è mai piaciuto: troppa confusione, troppa perdita di tempo, troppi problemi, troppa perdita di spazio … Preferisco l’Albero di Natale”.

Al simbolo della famiglia, della vita in amore, si preferisce quello della ricchezza, fatto di luci musicali e palle colorate: in tempo di crisi va bene,  ma senza perdere il senso della realtà …

Per questo motivo, per anni e anni, a casa,  accanto all’Albero, c’era anche il Presepe …

9 pensieri su “Si avvicina Natale. Un attimo, un sospiro, una decisione …

  1. via mail, da Michele Guglielmucci: Ho letto sul blog le tue motivazioni sul perché quest’anno non farai il presepe.
    Forse un anno sabbatico ti farà bene! Magari il prossimo anno potresti avere qualche buona motivazione per rifare il presepio: l’arrivo di un nipotino/nipotina?
    Te/ve lo auguro di cuore!
    Comunque, su con il morale e forza e coraggio!

  2. Ti comprendo, come tutto ciò che facciamo, col tempo subisce un rallentamento. Alcune cose richiedono più tempo, più attenzione, occorre preparare, cercare di predisporre per tempo, e ogni anno che passa rende tutto un pochino più faticoso.
    Cerca di vedere la cosa come un anno di riposo, visto che l’attività di predisporre un Signor Super Presepe come quello che fai tu è senz’altro una bella faticaccia. Del resto casa tua non rimarrà senza presepe, hai un’intera raccolta di mini e micro presepi, che hanno comunque tutta la dignità per rappresentare la Natività. Vedrai che il riposo che ne conseguirà e l’astinenza biennale ridaranno più vigore e determinazione l’anno prossimo. Nulla è perduto, rien ne se perd, nothing is lost, nichts verloren……siamo europei!!

  3. Caro Enzo, tu sai le emozioni che mi da fare il presepe. Ho cercato di spiegare i motivi: la stanchezza è uno dei motivi, perché ti assicuro che, specie per Angela, ore e ore da dedicarci sono pesanti, ma i motivi sono più profondi … Guarderò il video che sicuramente sarà da presepe napoletano doc …

  4. Ciao Franco, mi dispiace apprendere che quest’anno non realizzerai il presepe, so che per te era molto importante. Se può farti cambiare idea ti racconto del padre della mia compagna che ha 87 anni, napoletano doc, trapiantato a Fondi, sono diversi anni che dice che non se la sente più di fare il presepe, eppure sono due anni che lo sto aiutando solo con cose pratiche, (preparare il piano, controllare l’impianto elettrico, ecc) e poi lui si sistema il tutto, dice che è stancante realizzarlo. Io però vedo che poi è una cosa che lo fa stare bene, lo emoziona. La visita di figlie, nipoti, amici e conoscenti è per lui momento di felicità. Ti invio sul cellulare il video di quello fatto adesso.
    Un abbraccio. Enzo

  5. A Carmela Gallotti:
    Probabilmente hai ragione. Già adesso sto male. Ma a volte certe decisioni bisogna prenderle per dare una scossa a se stessi e agli altri. In tal caso, meglio un anno da volpe che un Natale tra pecorelle …

  6. da Facebook, Carmela Gallotti :
    Non ti arrendere…..!!!!!!!!!!!!!!!! Staresti male tutto il periodo natalizio……..meglio un Natale da Leoni che 100 da pecora….

  7. Quest’anno per il presepe è così …
    Per quanto riguarda la seconda parte, ti chiedo: “Ma ti ricordi ancora l’Inno d’Italia? A me viene in mente solo la Marsigliese …”

  8. Mi spiace che tu abbia deciso di non cimentarti anche quest’anno, io tirerò dallo il mio immobile presepe con pastori ,animali e padreterno già incollato al loro posto e farò perlomeno la felicità di marek che ci passeggia sopra e ci si sdraia a suo piacimento.
    P.s. Non ci azzecca niente ma mi stanno cominciando a dare fastidio tutti questi finti francesi solidali che imperversano in questo momento. La prossima settimana volta che mi domandano dove abiiti a Napoli? Risponderò “arrondissement Saint Laurent” forza napoli

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